132-ELESIA TENTA DI RAGGIUNGERE I GENITORI DI UKTON
Che cos'era avvenuto nel frattempo sul pianeta Zupes, dopo che il dio Vaulk e la consorte Gedal vi avevano fatto ritorno? In verità, le due autorevoli divinità non se n'erano rimaste inattive, aspettando che il loro problema si risolvesse da solo. La scomparsa del loro secondogenito le aveva tenute in una grande agitazione e in un'ansia terribile di ritrovarlo a qualsiasi costo. Nel loro castello era continuato ad esserci fino a poco prima un andirivieni di divinità. Esse vi si erano mosse frenetiche e indaffarate, essendo impegnate ad eseguire i vari ordini provenienti dal loro gerark. I quali, come possiamo immaginarci, avevano sempre avuto come obiettivo il ritrovamento del divo Ukton. Le varie ricerche erano state condotte a largo raggio, mediante invio in ogni direzione di emissari esperti. Costoro, con il medesimo intento, si erano dati ad attraversare pure le galassie extraimperiali, cioè quelle che non appartenevano a nessuno dei due imperi. Ma fin dall'inizio, in ciascun emissario sguinzagliato sulle tracce di Ukton, c'era stata la consapevolezza che le investigazioni che stava eseguendo avrebbero approdato ad un nulla di fatto, a causa della latenza del divo. Inoltre, tenuto presente l'immenso campo d'azione nel quale esse si svolgevano, egli aveva dato per scontato che il risultato della propria opera investigativa sarebbe stato molto deludente, per non dire nullo.
Alla fine, l'una dopo l'altra, tutte le perlustrazioni operate dalle divinità inviate attraverso Kosmos in cerca del figlio del gerark Vaulk avevano dato esito negativo; ossia si erano rivelate infruttuose, non potendo essere diversamente. Una distanza di cento chilometri, la quale era la massima consentita per rilevare la presenza dello scomparso divo allo stato latente, era da considerarsi infinitesimale, se raffrontata allo smisurato spazio cosmico in continua espansione. In esso le galassie si contavano a migliaia e le stelle vi pullulavano a miliardi. Perciò, a un dato momento, era stato lo stesso dio del coraggio a fare sospendere ogni ricerca spaziale mirante a ritrovare il proprio figliolo, richiamando e rimandando alle loro case le divinità che vi erano impegnate. Bisogna precisare che queste ultime si erano proposte volontarie in quell'ardua impresa, pur di contribuire a trovare in qualche parte di Kosmos il secondogenito del loro benamato gerark.
Adesso, lasciando indietro nel tempo l'ultima conversazione che c'era stata tra Ukton ed Elesia, diamoci a seguire il colloquio che gli angustiati genitori del divo positivo avevano appena intrapreso. In un certo senso, essi cominciavano a credere che il loro figlio fosse stato inghiottito per sempre dalle fauci profonde di Kosmos. Gli illustri coniugi, mentre se ne convincevano, erano nel loro appart. Si trattava di un accogliente ambiente dove essi erano soliti appartarsi per concedersi qualche ora di relax. Spesse volte vi si conducevano unicamente per far trascorrere il tempo, dandosi a discorrere sui più disparati argomenti ed esprimendosi scambi di vedute sulla problematicità attinente ai Materiadi, più specificamente quella che investiva la sottospecie umana. Attualmente il dio del coraggio e la moglie erano intenti a scambiarsi le loro opinioni sulle probabili cause che stavano impedendo al loro secondogenito di far ritorno alla sua dimora. Intanto che se le esprimevano, essi facevano blandire la loro pena da una timida speranza. Ad aprire il discorso sull'argomento, era stata la dea Gedal, la quale aveva cominciato a parlare al consorte in questo modo:
«Vaulk, dove credi che sia finito il nostro Ukton? Mentre penso a lui, non riesco a darmi pace e a rassegnarmi alla sua improvvisa sparizione. La sua mancanza mi turba, mi deprime e mi fa impazzire dal dolore! Vorrei che egli si rifacesse vivo all'improvviso tra di noi e riportasse la serenità di un tempo nella nostra casa!»
«Riesco ad immaginare benissimo quello che provi, mia cara, poiché anch'io, sebbene non sia la madre, non sto passando dei giorni migliori. Inoltre, vado nutrendo una grande rabbia verso la divinità malefica che gli impedisce di raggiungere i suoi familiari. Se vuoi saperlo, sono convinto che un farabutto dio negativo, dopo averlo catturato nello spazio cosmico, non gli permette di volare da noi e di riabbracciarci. Se conoscessi il luogo dove egli lo tiene prigioniero, all'istante correrei a fargliela pagare, mettendolo a posto come si merita! Purtroppo ciò mi è negato, per cui non posso fare alcunché per il nostro sventurato figliolo!»
«Sei proprio certo, Vaulk, che il nostro Ukton ha inavvertitamente sconfinato nell'Impero dell'Ottaedro? In verità, rimango scettica; ma auguriamoci che i fatti non stiano come sospetti! Altrimenti, con immenso dispiacere, dovremo disperare per sempre del suo ritorno tra di noi e della sua salvezza! Almeno ci potesse aiutare l'eccelso Kron! Egli, invece, a causa della latenza di nostro figlio, è impotente a rintracciarlo in qualche parte di Kosmos, al fine di salvarlo e di ricondurcelo a casa!»
«Almeno per adesso, Gedal, dubito anch'io che il nostro Ukton abbia commesso una sbadataggine simile! Se proprio egli dovesse trovarsi nell'Impero dell'Ottaedro, potrebbe solo avercelo condotto con la forza qualche divinità negativa, dopo averlo catturato. Ma prima lo avrebbe avvistato per pura combinazione nello spazio cosmico, in una galassia non appartenente a nessuno dei due imperi. Ne sono certo, mia cara!»
«Nel caso che una cosa simile fosse accaduta al nostro figliolo, Vaulk, che speranza avremmo di riaverlo con noi, magari quando meno ce lo aspettassimo? Vuoi esprimermi il tuo pensiero pure in merito a una evenienza del genere? Vorrei tanto essere rassicurata da te in merito!»
«A parer mio, Gedal, in un simile evento un raggio di speranza, anche se minimo, potrebbe esserci ugualmente per noi genitori. Comunque, sarebbe difficilissimo risolvere il problema in qualche maniera, senza correre il rischio di fare esplodere un conflitto totale tra le divinità dei due imperi! Solo se si conoscesse il pianeta sul quale qualche divinità negativa tiene prigioniero il nostro Ukton, noi potremmo muoverci con la massima cautela. In quel caso, infatti, cercheremmo di raggiungerlo e di liberarlo, senza dare troppo nell'occhio! Mi sono spiegato?»
«Certo che no, Vaulk! Cosa intendi per "muoverci con la massima cautela", visto che non sono in grado di dare un significato a tale tua espressione? Se poi esso è il medesimo che gli ho attribuito io, ti faccio presente che i conti non mi tornano. Anzi, ne verrei perfino scoraggiata! Per questo desidero un maggiore chiarimento da parte tua.»
«Di preciso mi riferisco ad un attacco mosso di sorpresa alla dimora del dio che tiene relegato presso di sé il nostro Ukton, ovviamente dopo esservi giunti in tutta segretezza. Adesso mi sono spiegato abbastanza, Gedal, oppure ti è rimasta ancora qualche perplessità sulla delucidazione che ti ho appena fornita?»
«Invece mi hai confermato quanto avevo immaginato anch'io, Vaulk. Ma come anche tu ne sei al corrente, non è possibile a noi divinità positive entrare nell'Impero dell'Ottaedro, senza venirne scoperte all'istante. Del resto, anche per le divinità negative sarebbe la stessa cosa, se tentassero di sconfinare nel nostro impero. Ho sempre saputo che sia il nostro blocco che quello loro sono forniti di sofisticati congegni, i quali sono capaci di rilevare, al suo primo verificarsi, lo sconfinamento da parte di una entità divina di natura opposta. Sai anche tu che le divinità positive sono da loro individuate come dischetti bianchi; mentre quelle negative vengono avvistate come dischetti neri. Perciò, se le cose stanno come ho detto, non servirebbe a niente ricorrere a qualche tipo di cautela, dal momento che sarebbe inutile!»
«Questo lo so anch'io, Gedal, e non occorre che tu me lo faccia presente! Era sottinteso che saremmo ricorsi agli eccelsi gemelli Kron e Locus, per fare in modo che il nostro viaggio nello spazio imperiale nemico non risultasse registrabile dagli avvist delle entità malefiche! Tali strumenti sono i potenti rilevatori di ogni particella energetica mobile nello spazio di entrambi gli imperi. Anche noi divinità positive rappresentiamo dei soggetti facilmente avvistabili per i loro sensori. Perciò quelle malefiche non esiterebbero a farci attaccare dai loro mostri, in caso di un nostro sconfinamento, con l'intenzione di farcene pentire.»
«Ma non puoi scommetterci che il dio del tempo e il dio dello spazio sarebbero in grado di aiutarci, nel modo che hai immaginato! Per questo non possiamo essere assolutamente certi che essi, qualora ci si dovesse presentare una simile opportunità, riuscirebbero a farci attraversare lo spazio delle divinità negative, senza essere rilevati dai loro avvist! A tali congegni sofisticati, come ben sai, è impossibile sfuggire in qualche maniera, pur ricorrendo all'invisibilità!»
«Hai perfettamente ragione, Gedal, per cui la cosa non sarebbe né semplice né fattibile. Kron, però, essendo il dominatore del tempo, potrebbe escogitare qualche ingegnoso espediente a noi ignoto per rendercelo possibile. Quindi, non ci resterebbe che aver fiducia nel dio del tempo, poiché è a lui che ricorreremmo per avere il suo prezioso aiuto!»
In quel momento, il gerark di Zupes e la consorte erano stati interrotti dall'arrivo precipitoso nel loro appart privato del dio Volc, il padre del divo Iovi. Egli sovrintendeva al kosmicon insieme con Loub, che era il dio dell'astronomia, avvicendandosi con lui nel minuzioso compito di sovrintendenza e di sorveglianza nel medesimo reparto. Ma prima di conoscere ciò che il dio della precisione era venuto a riferire al suo gerark, ci conviene dire qualcosa sul kosmicon e farci apprendere quali attribuzioni specifiche esso aveva presso la dimora di un gerark. Tale conoscenza in seguito ci permetterà di seguire senza difficoltà gli imminenti sviluppi che stavano per aversi nella dimora del dio del coraggio e nello spazio dell'Impero del Tetraedro. Soprattutto ci consentirà di comprendere meglio quei fatti che erano in procinto di svolgersi nella Circoscrizione di Zupes, la quale era quella del gerark Vaulk.
Il kosmicon era un locale a forma di una calotta sferica avente il raggio di cento metri. In esso, sia la superficie cupolare che quella pavimentale, erano dipinte di un bel blu carico. Nella sua parte centrale, invece, si scorgeva una sfera vitrea luminosa, detta oculum, il cui raggio era di dieci metri. Quest'ultimo lasciava intravedere nitidamente il suo spazio interno, il quale era trasparente e riproduceva fedelmente il loro intero impero. Lo strumento in questione aveva tre funzioni: di controllo, di comando e di comunicazione. Con la prima funzione, l'oculum controllava senza mai smettere l'accesso nell'impero da parte di qualunque specie energetica, contrassegnando con il colore bianco l'energia di tipo positivo e con il colore nero quella di tipo negativo. Le divinità, rispetto ai loro prodotti che apparivano di forma quadrata, pur venendo contraddistinte con i medesimi colori, erano individuate come dischetti biconvessi della grandezza di una lenticchia. Per eseguire la sua fine operazione d'intercettazione, ogni oculum disponeva di speciali organi sensori, detti avvist. Questi riuscivano ad eseguire il loro controllo millimetrico in qualsiasi parte dell'impero, a maggior ragione nella circoscrizione in cui essi operavano, senza lasciarsi sfuggire neppure la più piccola energia che vi vagava.
In ordine alle altre due sue funzioni, cioè quelle di comando e di comunicazione, l'oculum era fornito di quattro pulsanti o bottoni, che dir si voglia, i quali erano collocati su un punto della sua superficie esterna. I primi tre erano di comando, per cui il loro stato sporgente stava a significare la disattivazione di un comando; mentre il loro stato rientrato ne indicava l'attivazione. L'una e l'altra si ottenevano mediante una leggera pressione effettuata con un dito sul rispettivo pulsante, il cui abbassamento le rendeva operative. Il primo bottone, che era di colore giallo, attivava oppure disattivava i Fander, ossia gli antimostri stellari. Il secondo bottone, che era di colore arancione, eseguiva l'attivazione oppure la disattivazione dei Pekad, che erano gli antimostri galattici. Il terzo bottone, di colore rosso, rendeva attivi oppure disattivi i Vurk, che erano gli antimostri circoscrizionali. Il quarto bottone, che era di colore verde, essendo di comunicazione, restava invece sempre nel suo stato sporgente. Quando lo si premeva, automaticamente esso ritornava al suo stato iniziale. Con la sua pressione, si comunicava agli altri tre gerark la necessità di incontrarsi con loro e li si invitava su Pestuk, il quale era il pianeta dove avvenivano i loro incontri ufficiali.
Per attivazione dei tre tipi di antimostri, si intendeva la loro predisposizione ad intervenire contro qualche minaccia esterna, che si era appena rivelata; quindi, non si trattava ancora dell'intervento stesso da parte sua. Invece, per provocare quest'ultimo in ogni ente opponente, il sovrintendente ricorreva all'ordek, che era un aggeggio grande quanto una nostra penna stilografica. Da tale strumento, egli faceva partire un raggio turchino, il quale, una volta all'interno dell'oculum, raggiungeva l'antimostro più vicino all'energia o alla divinità aliena. Così lo faceva intervenire sollecitamente contro di essa. Avvenuta la descrizione analitica di un kosmicon, venendo a conoscenza di come esso si presentava e funzionava, ci resta da aggiungere che lo spazio di una circoscrizione imperiale, nei suoi tre livelli, ossia quello circoscrizionale, quello galattico e quello stellare, era stato suddiviso in più settori. In ognuno dei quali, stazionava incessantemente un mostro o un antimostro pronto ad essere attivato e ad intervenire contro l'alieno invasore.
Dopo aver appreso quanto si doveva circa la sala dei bottoni di un kosmicon, possiamo ritornarcene al padre di Iovi, ossia al dio Volc. Ebbene, costui, una volta che si era introdotto precipitosamente nell'appart del gerark, interrompendo la sua conversazione con la graziosa consorte, si era dato a riferirgli:
«Potente Vaulk, una entità negativa ha appena sconfinato nella nostra circoscrizione, senza dare segno di ostilità. Mi dici quale provvedimento vuoi che si adotti contro di essa? Comunque, la tua decisione per me potrà rappresentare soltanto un ordine!»
«Volc, se non mi palesi il punto nel quale la medesima ha sconfinato e non mi ragguagli sulla sua provenienza, come faccio a prendere una decisione che sia la più consona al caso? Perciò prima affréttati a comunicarmi il luogo del suo sconfinamento e la sua provenienza. Così dopo, se proprio sarà il caso, deciderò sul da farsi, in merito alla entità aliena!»
«Ella ha sconfinato nella nostra galassia di Lasef, onorevole gerark. Quanto alla sua provenienza, tutto lascia supporre che la divinità malefica provenga dalla galassia di Oreap; ma non lo si può ammettere con certezza. L'unica cosa certa è che essa continua a seguire la rotta che conduce dritto al nostro pianeta Zupes. Adesso che ti ho dato le notizie che mi hai richieste, puoi informarmi come debbo comportarmi con lei?»
«Per il momento, Volc, sono ancora indeciso a darti qualche direttiva in merito. Mi dici almeno se hai già eseguito la focalizzazione della divinità negativa per evidenziarne meglio le caratteristiche? Oppure, per negligenza, hai evitato di farlo, cosa che non sarebbe da te?»
«Certo che l'ho eseguita, eminente Vaulk! Trattandosi di una operazione di routine, io e il mio collega la effettuiamo a ogni sconfinamento di una entità allogena nella nostra circoscrizione. Per questo motivo neppure in questa occasione me ne sono dispensato!»
«Allora, Volc, dimmi gentilmente di chi si tratta e se l'intrusa entità negativa ha già manifestato le sue intenzioni! Una volta avute da te queste notizie, avrai anche le mie disposizioni da prendersi nei suoi confronti! Perciò riferiscimi entrambe le cose!»
«Illustre gerark, abbiamo a che fare con una giovane divinità malefica, la quale non ci ha ancora dato modo di conoscere le ragioni che l'hanno spinta a sconfinare. Ora spetta a te, che ne hai il potere, farmi conoscere il tipo di accoglienza che dobbiamo riservarle. Dopo che mi avrai impartito il tuo autorevole comando in relazione alla diva, mi condurrò nel kosmicon e lo eseguirò immediatamente!»
«Per ora, restiamo ancora in attesa, Volc. Può darsi che il suo sia stato solo uno sconfinamento involontario, dovuto ad una sua disattenzione. Dunque, prima di agire su di lei drasticamente, ci tocca appurare se ella farà marcia indietro, dopo essersi resa conto di aver sconfinato nel nostro impero a sua insaputa. Magari la diva lo farà senza meno!»
A quel punto, anche la dea Gedal si era intromessa nella discussione, che si stava intavolando tra il marito e il sovrintendente Volc. In verità, essa si era ormai conclusa. Così anch'ella aveva voluto esprimere il suo parere sull'argomento, dicendo:
«Può darsi, Vaulk, che la stessa cosa sia successa anche al nostro Ukton! Per favore, ti chiedo di non punirla molto duramente! Noi non siamo malvagi come le divinità negative, le quali hanno il male stampato dentro il cervello e dentro la psiche. Per cui agiscono conformemente ad esso, senza farsi scrupolo di niente e di nessuno!»
«Non preoccuparti, cara Gedal.» la rassicurò il marito «Fino a quando ella non intraprenderà azioni ostili contro di noi, non ci sarà alcun nostro intervento contro di lei con l'intento di castigarla. Ma se l'incauta diva dovesse proseguire la sua volata oltre la galassia di Lasef ed insistere nel procedere verso Zupes, allora ci toccherà intervenire all'istante e bloccarla senz'altro indugio. Ti garantisco che ciò avverrà, secondo le direttive previste dal nostro Regolamento! Così sarai accontentata!»
«Mi spieghi quali sono tali direttive, Vaulk? Al momento, esse mi sfuggono del tutto di mente, ammesso che in passato io le abbia già apprese. Ad ogni modo, al momento le ignoro nella maniera più assoluta e desidero averle chiarite da te, marito mio!»
«Prima le invieremo contro un nostro ente opponente galattico, ossia un nostro antimostro Pekad. Esso, dopo averla immobilizzata, le renderà inattiva l'esistenza. Da quel momento, starà a noi stabilire se farla prigioniera o trasformarla in una specie di pacco cosmico. In questa seconda opzione, la forzeremo a compiere un tragitto senza fine per i gelidi e bui spazi di Kosmos. Ecco: è tutto qui, mia amata Gedal!»
«Poveretta! Allora, Vaulk, anche al nostro secondogenito è potuto accadere qualcosa di simile. Speriamo di no! Altrimenti, egli starà soffrendo parecchio, come tra poco inizierà a penare anche la diva negativa che ha sconfinato nel nostro Impero del Tetraedro!»
«Ciò è praticamente impossibile, mia cara Gedal! Un fatto del genere è da escludersi nel modo più assoluto, poiché le divinità negative non hanno una prerogativa del genere nei nostri confronti. Adesso, però, lasciaci raggiungere il kosmicon, da dove potrò seguire meglio la vicenda della diva negativa attraverso l'oculum. In quel luogo sapremo sulla diva molte cose di più, le quali potrebbero esserci molto utili!»
Di lì a poco, il dio del coraggio e il divino sovrintendente, dopo essersi congedati dalla dea Gedal, si erano trasferiti nel kosmicon per controllare con il dovuto vaglio i movimenti dell'intrusa nell'ambito della loro circoscrizione. Ma come annunciato dal gerark Vaulk, un ulteriore sgarro da parte del suo volo le sarebbe costato caro. Intanto, in attesa che esso ci fosse da parte di lei, si assisteva al suo rapido volo con molta attenzione per valutarlo nei minimi particolari.
Chi era la diva negativa, che si stava avventurando solitaria nello spazio dell'Impero del Tetraedro? Logicamente, poteva essere soltanto Elesia, la figlia del dio Katfur, la quale stava mantenendo la promessa fatta al suo Ukton nell'ultimo loro incontro. Infatti, non appena il padre si era messo in viaggio per il pianeta Luot, dove risiedeva l'amico Seurd, la diva non aveva perso tempo ed era partita di volata alla volta delle divinità positive. Ella si era lanciata nella direzione opposta, quella che l'avrebbe condotta nella confinante galassia di Lasef, la quale risultava sotto la giurisdizione del gerark Vaulk. Era la prima volta che Elesia si era data a viaggiare da sola nello spazio cosmico e, come già era successo al suo Ukton, anch'ella ne era stata calamitata in modo straordinario. Nei suoi pensieri, però, non c'era stata alcuna voglia di godere di tante bellezze offerte dal mirabile Kosmos. Invece in essi aveva dominato la sola ansia di pervenire dai genitori di Ukton, volendo fargli recuperare la libertà al più presto.
All'inizio, nella diva si erano notati un vivo slancio e un grande entusiasmo di essere utile al suo venerato divo. Per cui si era adoperata con tutte le sue forze, perché ciò le riuscisse nel tempo più breve e nel modo migliore. Successivamente, non appena era sconfinata nell'Impero del Tetraedro, l'uno e l'altro avevano subito un certo calo, siccome essi erano stati quasi annebbiati dalla paura dell'ignoto. La quale, a sua volta, era stata accompagnata da alcuni interrogativi di giustificata incertezza, che adesso passiamo ad elencare qui di seguito. Se le fosse accaduto qualcosa, prima ancora che ella avesse potuto raggiungere il pianeta Zupes? Se non le fosse stato permesso di parlare con i genitori del suo Ukton o con qualche divinità positiva vicina a loro? Se infine un antimostro l'avesse attanagliata e bloccata con una energia tanto potente, da annichilire in lei ogni possibilità di esprimersi in qualche modo, prima di avere sporto la propria denuncia alle persone direttamente interessate? Ma nonostante la presenza in lei di simili frastornanti timori, la sua corsa spaziale era stata portata avanti con impavido coraggio.
Nel momento attuale, Elesia si trovava ad attraversare la galassia di Lasef, senza che nessuna energia si presentasse ad arrestare la sua corsa spaziale e a catturarla. La diva, però, era convinta che il suo ingresso in essa non era avvenuto inosservato, da parte delle divinità preposte al controllo della circoscrizione. Inoltre, mentre l'attraversava, non dubitava che esse fossero intente a spiarla e stessero già studiando ogni sua mossa, controllandola ogni attimo. La libertà di volo, che le veniva consentita per ora, anche se le infondeva dell'ottimismo, non faceva illudere l'unigenita del dio dell'infamia. Anche se si augurava che essa durasse fino al termine del suo viaggio, la diva era cosciente che così non sarebbe stato. Perciò quanto prima la libertà le sarebbe venuta meno, poiché gliel'avrebbero tolta le invisibili divinità positive, che già la stavano controllando da lontano. In verità, alla diva Elesia interessava riuscire a coprire quanto più possibile la distanza che la separava dalla meta. Se non avesse avuto problemi ad ottenere ciò, l'espediente di Ukton e del suo amico Iovi avrebbe avuto maggiori probabilità di successo. Esso si basava sulla comunicazione telepatica, che ella avrebbe dovuto mettere in atto, in caso di una evidente difficoltà.
I timori di Elesia si erano dimostrati fondati, non appena ella si era immessa nella galassia di Astap e aveva manifestato la sua inequivocabile intenzione di voler puntare dritto sul pianeta Zupes. Infatti, subito dopo che vi era entrata, il dio Vaulk aveva dato disposizione al suo sovrintendente Volc di attivare il Pekad che si trovava nel settore attraversato dalla diva, allo scopo di fargliela intercettare e ridurre totalmente in sua balia. Ma il gerark non aveva autorizzato ancora, nei riguardi della diva negativa, l'azione punitiva di massimo livello. La quale prevedeva il suo incapsulamento in una sfera energetica e il suo catapultamento coatto nei remoti abissi di Kosmos. Standoci dentro, la poveretta avrebbe seguitato a sfrecciare all'infinito nel profondo spazio cosmico. Inoltre, sarebbe stata privata della possibilità di intervenire sulla propria esistenza, che non sarebbe potuta più essere riattivata per un tempo non quantificabile.
L'apparizione del Pekad era risultata ad Elesia improvvisa e inaspettata, siccome in precedenza non aveva visto arrivare l'antimostro da nessuna parte. Nello scorgerlo, la diva si era affrettata a mettere in atto l'espediente che le aveva suggerito Ukton; però le era riuscito solo di congiungere i polpastrelli delle mani. Poi, una volta effettuata tale congiunzione, era sopravvenuto in lei il blocco totale, poiché dall'antimostro le era giunto un repentino getto energetico. Esso, dopo averle immobilizzato in un attimo ogni movimento e ogni pensiero, l'aveva ridotta in un qualcosa simile ad una figura tridimensionale priva di qualsiasi forma vitale. Allora la stessa esistenza, che la faceva proiettare in atti riflessivi e la rendeva cosciente di sé stessa, all'improvviso in lei era venuta a spegnersi totalmente. Per cui la poveretta si era sentita capace soltanto di protendersi nel nulla, dove svaniva perfino la coscienza del proprio essere. In un certo senso, l'esistenza per lei si era trasformata in un qualcosa d'impossibile, siccome la ella era stata privata di ogni impulso ad essere. Non potendo pensare ad un fatto simile, era venuta meno alla diva anche l'opportunità di comunicare telepaticamente con il divo Iovi. Ammesso che il geniale espediente di Ukton fosse stato in grado di funzionare anche fra loro due! A tale proposito, infatti, mancavano quelle prove concrete che avrebbero potuto dimostrarlo senza ombra di dubbio.