13°-IOVI INTERVIENE A DIFESA DELLA DIVA ELESIA

Nel frattempo, nel kosmicon era già iniziato lo studio della diva negativa catturata, attraverso la messa a fuoco di ogni suo dettaglio. Ella era stata zumata ed inquadrata sullo stud, il quale era uno schermo a parte che permetteva di osservarla meglio, ricavandone un primo piano. Lo strumento, che aveva come dimensioni cento e ottanta centimetri, poggiava su un pilastrino situato sulla destra dell’oculum. Al termine di tale studio, il gerark avrebbe deciso se catturare la diva ed interrogarla oppure punirla secondo il Regolamento Imperiale. Ciò sarebbe avvenuto, solo nel caso che ci fossero stati dei presupposti validi che lo avrebbero fatto orientare in tal senso. Invece, se la diva fosse stata trovata di nessun significato, egli avrebbe disposto nei suoi confronti la massima punizione, della quale già abbiamo sentito parlare direttamente dalla bocca del gerark di Zupes.

Non essendo stato rilevato attraverso lo stud alcun indizio degno di nota sulla diva negativa, il dio Vaulk decretò la sua fine come stabilito. Ossia l’indomani, se non ci fossero stati fatti nuovi di rilievo a modificare il quadro della situazione, il destino dell’intrusa avrebbe avuto il suo corso regolare. Così, intanto che si allontanava da quel luogo, egli ne diede anticipatamente mandato al sovrintendente Volc. Ma nello stesso tempo che il gerark si avviava a lasciare il kosmicon, vi fecero il loro ingresso la consorte Gedal e il divo Iovi, l’amico intimo di Ukton.

Al loro arrivo, il gerark decise di restarvi ancora un poco per fare compagnia all'amata consorte, la quale vi stava appena giungendo. La dea della fermezza, quando scorse l’immagine della diva negativa sullo stud, ne rimase assai basita, oltre che restarne impressionata. Perciò non si astenne dal fare nei suoi confronti le seguenti considerazioni:

«Vaulk, è proprio questa la diva negativa che è stata catturata nella nostra circoscrizione? Eppure non appare per niente una divinità malefica! Il suo sguardo è dolce e non rivela nulla di diabolico, come avviene con le altre divinità malefiche! Ma siete sicuri che non vi siete sbagliati a ritenere la sua natura diabolica? Da parte mia, stento a crederci!»

«Se ci tieni a saperlo, Gedal, anch’io e Volc abbiamo espresso un parere uguale al tuo sulla diva negativa catturata, poiché non potevamo averne uno differente su di lei. Ma dobbiamo accettare la realtà!»

«Perché, Vaulk, ella ha assunto una posizione di quel tipo, prima di essere neutralizzata? Secondo te, le sue mani congiunte potrebbero significare qualcosa, che non riusciamo a comprendere? Sai rispondermi senza errori su tale suo atteggiamento?»

«Per quanto ne ho sempre saputo io, mia dolce consorte, esso non ha alcun significato! Non c'è dubbio, però, che quelle sue mani unite in quella maniera si presentano molto strane, poiché non si rifanno a nessuno dei modi di esprimersi in uso presso le divinità negative. Comunque sono più propenso a credere che si sia trattato di un atto volontario e non casuale da parte sua; ma non so spiegartene il motivo!»

«Allora Vaulk, voglio che non venga inflitta alla sventurata la massima punizione, poiché non mi sembra affatto una divinità che se lo meriti. Ella m’ispira fiducia e simpatia, per cui mi sento predisposta benevolmente nei suoi riguardi. Per questo proporrei di liberarla e di obbligarla dopo a lasciare il nostro impero. Tanto più che il suo sconfinamento è avvenuto senza alcuna intenzione aggressiva, come si è visto! Non risulta anche a te, mio caro marito? Sono sicura di sì!»

«È senz'altro vero, Gedal, che l’atteggiamento della diva non si è dimostrato minaccioso nello sconfinare nel nostro impero. Il nostro regolamento, però, anche in questo caso prevede la massima punizione, quella che neppure ad un gerark è permesso di condonare. In considerazione di ciò, non ci sono dubbi che ella domani la subirà come ho stabilito e l’argomento in questione sarà definitivamente chiuso!»

Alla ferma risposta del gerark, la sua consorte non se la sentì di insistere più di tanto e ci rinunciò definitivamente, a causa dell’evidente intransigenza del marito, la quale non era da imputarsi neppure a lui! Invece, al posto della rinunciataria dea Gedal, che non si era sentita di contraddire oltre il marito, intervenne Iovi ad opporsi con forza al suo gerark. Egli volle fargli presente:

«Secondo me, esimio Vaulk, l’argomento non può essere chiuso, se prima non verrà a galla tutta la verità sulla diva, la quale ora è anche nostra prigioniera. Il mio parere, se mi si consenta di manifestartelo in piena libertà, è che essa non sia stata accertata completamente da nessuno dei presenti! Per questo ci conviene appurarla fino in fondo!»

«Ma che cosa ti salta in testa, Iovi?!» gli si contrappose il padre Volc «Come osi sindacare l’operato del nostro illustre gerark! Il tuo comportamento, a dir poco, è stato disdicevole, figlio mio! Esso non è conforme al tipo di educazione che hai ricevuto da me e da tua madre! Quindi, chiedi subito scusa al dio del coraggio, se non vuoi meritarti la mia riprovazione e il mio biasimo!»

«Al contrario, padre, la mia voglia di approfondire la verità in qualcosa che non ci si manifesta del tutto chiaro non significa affatto ribellarmi al mio gerark. Come pure non vuol dire andare contro i savi precetti che mi sono stati inculcati nell’ambito familiare. Perciò resto convinto che, solo dopo che abbiamo conosciuto la verità, possiamo esprimere dei giudizi equi in ogni circostanza e su ogni fatto. Alcune volte essa può anche consentirci di aiutare qualche perseguitato dalla sorte!»

«Ben detto, Iovi!» approvò la dea Gedal «Ma vuoi specificarci a quale verità ti sei voluto riferire? Così, dopo averla appresa da te, anche noi potremo condividere la tesi che hai formulato poco fa! Non possiamo mica avallare dei fatti che potrebbero risultare autentici frutti della tua fantasia! Allora sei disposto a fare ciò che adesso ti ho chiesto?»

«La verità, da me presa in considerazione, nobile Gedal, è quella che mi obbliga a supporre che la diva negativa intendesse recarci un messaggio da parte di Ukton. Invece voi l’avete bloccata, senza averle dato il tempo di esprimersi come da me supposto. A mio modesto parere, tale verità potrebbe tornare molto utile al mio amico, il quale è anche il vostro secondogenito. Egli davvero potrebbe trovarsi in grave pericolo in qualche parte di Kosmos, per cui la diva è venuta a farcelo sapere!»

Dopo avere udito le supposizioni del suo unigenito, il dio Volc lo ritenne un autentico farnetico. Allora, disapprovandole, si affrettò a confutarle con le seguenti parole:

«Iovi, sei cosciente di quello che dici?! Nessuna divinità assennata azzarderebbe simili ipotesi, le quali non possono trovare riscontro in nessuna logica! Dunque, se non vuoi farmi adirare sul serio, taci una buona volta per sempre, smettendo di emettere stramberie del genere! Ora mi hai inteso nella maniera giusta, figlio mio?»

Il gerark, pur sposando la tesi del suo sovrintendente, diversamente da lui, si armò di santa pazienza e tentò di fare rinsavire l'amico del figlio, che considerava indiscutibilmente in errore. A tale scopo, da parte sua, egli credette opportuno aggiungergli:

«Tuo padre ha perfettamente ragione, Iovi. Ti ringrazio per aver voluto far nascere in me e in mia moglie uno spiraglio di speranza, per quanto riguarda il nostro Ukton! Io e lei sappiamo come voi due eravate legati l’uno all’altro e che la sua mancanza ti ha provocato una crisi di tipo psicologico. Ma puoi fare a meno di ricorrere alle tue infondate congetture, con l'intento di farci sentire nuovamente al fianco il nostro caro figliolo! Devi convincerti invece che esse oramai non potranno più indurci a sperare seriamente nel suo ritorno!»

«Io direi di lasciarlo parlare, Vaulk!» interloquì la consorte «Sono ansiosa di sapere cosa ha spinto Iovi a collegare la diva a nostro figlio. In ciò che egli afferma potrebbe esserci qualcosa di vero, che magari a noi adulti è sfuggito! Secondo me, non ci rimettiamo niente, se gli permettiamo di esprimere il suo pensiero per intero!»

Il gerark Vaulk, accogliendo la richiesta della consorte, perché voleva evitare di averla contro, si decise a darle retta. Così invitò il convinto divo ad essere più esplicito sulla vicenda che stava riguardando la diva negativa. Per questo intervenne a dirgli:

«Ebbene, Iovi, che puoi dirci in riferimento al nesso che solamente tu hai trovato tra il mio Ukton e la diva aliena? Se su di lei hai ravvisato qualche particolare di cui noi siamo all'oscuro, sei pregato di farcelo presente. In questo modo, ammesso che tu riesca a convincerci, potremo trattare la diva con clemenza. Anzi, non perderemo tempo a tradurla presso di noi per interrogarla!»

«Sono state le sue mani congiunte ad allarmarmi e a persuadermi che si stava commettendo un atto d'ingiustizia contro chi era venuta a recarci notizie del mio compagno. Io sono sicuro, illustre gerark, che ella è stata mandata proprio da tuo figlio Ukton a chiedere il tuo soccorso. Tra poco, se mi darai ascolto, te lo proverò con fatti concreti!»

«Credi che le cose stiano proprio come pensi, Iovi? Non nutri neanche il più piccolo dubbio in proposito? Secondo te, potrebbe una diva negativa mettersi a servizio di Ukton, che è un dio positivo, e recare un suo messaggio ai suoi genitori? Non trovi inaudita una cosa simile? Io non riesco a pensarla altrimenti, se devo esserti sincero!»

«Invece, autorevole Vaulk, io ho la piena convinzione di quanto affermo! La diva era sul punto di mettersi in comunicazione telepatica con me, quando è stata investita dalla potenza energetica del nostro Pekad, il quale ha interrotto il suo tentativo di sintonizzarsi con me. Sono certo che la diva negativa voleva parlarmi a distanza del mio amico e darmi notizie di lui. Ella, per essere venuta da noi senza curarsi dei pericoli, di sicuro sarà a conoscenza del luogo dove si trova il nostro carissimo Ukton! Ovviamente, nessuno di voi tre può comprendermi, non essendo al corrente dell'esperimento effettuato tempo fa da me e da Ukton. Esso, siccome era risultato valido, ci consentiva di parlarci anche a grandi distanze, per cui ci comunicavamo ogni cosa che volevamo.»

«Se è come tu dici, Iovi, nostro figlio non avrebbe fatto prima a mettersi direttamente in comunicazione con te, anziché ricorrere ad una terza diva? Ammesso poi che abbia avuto modo di contattarla e di chiederle di aiutarlo, ciò vorrebbe dire che egli può adoperare liberamente la sua mente e disporre della sua volontà. Un fatto del genere dovrebbe risultare anche a te più che logico! Oppure non sei del mio parere?»

«Infatti, mio gerark, io la penso in modo diverso! Come divo latente, forse non ha potuto trasmettere telepaticamente il suo pensiero alla mente di un’altra divinità, in questo caso a quella mia. Se lo vuoi sapere, è stato negato pure alla mia mente di comunicare con la sua, quando ci ho provato. Perciò egli è ricorso alla diva negativa, la quale magari sarà la figlia del suo torturatore, al fine di farci giungere il suo messaggio. Ma noi, annichilendole ogni azione, le abbiamo vietato di condurre a buon fine la sua generosa missione. A mio giudizio, appena ha presentito la sua imminente cattura, ella ha cercato di mettersi in contatto telepatico con la mia divinità. Lo dimostrano le sue mani congiunte, poste così da lei non per puro caso, come anche tu hai ammesso poco fa!»

«Ti ripeto che stiamo parlando di una diva malefica, Iovi! Ti rendi conto di ciò che dici? Possibile che il mio secondogenito avrebbe chiesto aiuto a lei? Per farlo, egli sarebbe dovuto diventare completamente pazzo! Inoltre, non è pensabile che ella avrebbe accolto la supplica di mio figlio, mettendosi contro il proprio genitore!»

«Questo particolare stupisce anche me, inclito Vaulk! Ma sappiamo entrambi che la diva, contro ogni nostra ragionevole previsione, era diretta proprio al nostro pianeta. E poi sono il solo ad essere a conoscenza che la posizione da lei assunta è la medesima che io e il mio amico assumevamo, quando per gioco facevamo sintonizzare le nostre menti e ci parlavamo a distanza. Lo facevamo con facilità, pur stando parecchio lontani l'uno dall'altro. Quindi, non mi resta che convincermi che essi, contro ogni logica divina, sono diventati degli ottimi amici!»

«Se ammettiamo che sia avvenuto quanto asserisci, Iovi, secondo il tuo ragionamento, dovrei fare liberare la mente della diva e vedere se ella seguiterà a mettersi in comunicazione con te. Se ho capito bene, è questo che vuoi: vero? Nel caso che tu abbia ragione, dopo sei sicuro di riuscire ad intercettarla con la tua telepatia e a risponderle senza difficoltà? Oppure nutri qualche perplessità in merito?»

«Se ella è stata istruita per bene da Ukton, eccellente gerark, riuscirò a captare il suo messaggio. Solo che non mi sarà possibile darle la mia risposta, poiché non conosco il suo nome. Per parlarle, dovrei essere a conoscenza di esso! Comunque, si tratterà di un particolare marginale, che non potrà crearmi alcun problema. Te lo garantisco!»

«Senza ricevere la tua risposta, Iovi, non credi che la diva rinuncerà a farti pervenire il messaggio che è venuta a recarti? A mio avviso, un atteggiamento del genere, da parte sua, dovrebbe essere più che logico! Non pare anche a te? Oppure anche questa volta sei di parere contrario a quanto ti ho asserito?»

«Certo che la sua rinuncia risulterebbe un atto sensato, esimio Vaulk! Ma penso che Ukton l’avrà messa al corrente pure di questo inconveniente. Per cui la diva continuerà a trasmettermi l’intero contenuto del suo messaggio, nonostante il mio silenzio. Male che vada, potrai sempre farla tradurre nel tuo castello ed avere un colloquio diretto con lei. Ti assicuro che esso darebbe i suoi frutti!»

«Anche ciò è vero, Iovi. Ma prima ci terrei a conoscere il marchingegno che tu e mio figlio siete stati capaci di inventare e vorrei controllare se esso funziona davvero! Perciò ti permetterò di provare, solo dopo che mi avrai spiegato ogni cosa e mi avrai dimostrato che esso è valido! Allora sei disposto a fare ciò che ti ho chiesto?»

Quando il figlio del dio Volc ebbe finito di spiegargli l'espediente e glielo ebbe anche dimostrato insieme con Biok, che era l’ultimogenito del gerark, costui ne restò alquanto sbalordito. Per questo subito impartì al suo sovrintendente l’ordine di ridare alla diva l’uso della coscienza, però mantenendo nei suoi riguardi lo stato di cattura. Nello stesso istante, nel kosmicon gli sguardi dei presenti s’incollarono sullo stud per seguire ciò che a momenti vi sarebbe successo, dopo quanto avevano appreso da Iovi. Allora, non appena il dio Volc ebbe attivato in lei la funzione pensante, sullo schermo si scorse la diva aprire prima gli occhi e poi darsi a svariati movimenti del corpo, quasi si stesse destando da un lungo sonno. Dopo, come se si fosse ricordata di qualcosa lasciato in sospeso, ella si affrettò a ricongiungere le mani come la prima volta. Da ultimo, la diva iniziò a pronunciare delle parole a fior di labbra per farle pervenire a qualcuno. Simultaneamente, il divo Iovi, esultante ed euforico, si diede ad esclamare:

«Evviva, la diva conosce il mio nome e si sta mettendo in comunicazione con me per parlarmi! Avevo ragione a pensare che ella fosse venuta per riferirci delle cose che riguardavano il mio amico Ukton! Dopo vi renderò noto tutto ciò che ella mi sta dicendo! Nell’attesa, siete pregati di avere un po’ di pazienza, senza disturbare il mio ascolto!»

Quando infine la diva negativa ebbe terminato d'inviare l'intero messaggio di Ukton al suo interlocutore, smettendo in tal modo di rivolgergli la parola, il gerark Vaulk, con un'ansia trepidante, incominciò a chiedere al figlio del suo soprintendente:

«Allora, Iovi, cosa ti ha comunicato la nostra prigioniera, riguardo a mio figlio? Dicci immediatamente ogni cosa, per favore, e non farci stare sulle spine molto a lungo! Anche la mia consorte non vede l'ora di apprendere ogni notizia su di lui!»

«Ella mi ha riferito che viene da parte del tuo Ukton, di cui è diventata intima amica. Perciò ha urgente bisogno di contattare i suoi genitori, che deve mettere al corrente di importanti novità concernenti il loro figliolo. Questo è stato il suo messaggio, illustre Vaulk! Come vedi, non mi sbagliavo sul motivo che la stava facendo venire sul nostro pianeta!»

Le parole di Iovi infusero molto ottimismo nel gerark e nella sua consorte, poiché essi iniziarono a sperare che presto il loro Ukton avrebbe fatto ritorno in famiglia. Allora i due dignitari di Zupes non persero tempo a ricevere nel loro castello la diva negativa, proprio come ospite di rispetto, dal momento che ella recava ad entrambi delle informazioni preziose inerenti al figlio. Essi erano desiderosi di ricevere al più presto da lei le varie notizie sul conto del loro secondogenito. E intendevano anche averle subito!


Quando la diva negativa giunse nella loro abitazione, la padrona di casa, mostrandole un discreto calore, immediatamente l’accolse nel loro appart. In un secondo momento, dopo che furono esauriti gli opportuni convenevoli, ella incominciò a dirle per prima:

«Dunque, deliziosa diva, quali nuove ci porti del nostro Ukton? Spero almeno che non siano bruttissime, siccome brutte lo sono già, a causa della sua lunga assenza da casa!»

La figlia del dio malefico Katfur, sorvolando apposta sulla domanda che le era stata rivolta dalla dea positiva sul proprio figlio, fece presente a lei e al suo consorte:

«Innanzitutto desidero rendervi noto che il mio nome è Elesia. Inoltre, ci tengo ad evidenziarvi che, pur portando sulla fronte l’emblema che mi marca come divinità malefica, dentro di me mi sento una di voi, essendo portata a pensarla e ad agire allo stesso modo vostro. Ugualmente mi comporto, quando opero e mi attivo tra i Materiadi, essendo spinta ad aiutarli e non a martoriarli. Voglio poi farvi sapere che io ed Ukton ci amiamo, per cui ci siamo compenetrati più di una volta, pervenendo alla soddisfazione sia dello spirito che della psiche. Adesso, oltre alla felicità del mio caro Ukton, vorrei comprendere il dilemma che è in me e sapere se è possibile privarmene per sempre, al fine di iniziare una nuova esistenza in mezzo a voi divinità positive.»

«Elesia, sia io che mia moglie siamo convinti che la tua natura divina è uguale alla nostra, altrimenti non ti saresti messa contro i tuoi genitori per aiutare nostro figlio e non saresti riuscita a farlo innamorare di te. Fin da questo momento, ti prometto che, non appena il nostro secondogenito sarà tra noi, mi incaricherò personalmente di districare la tua dilemmatica situazione, ricorrendo alle alte sfere di Luxan. Ma ora non indugiare più a lungo e parlaci del nostro Ukton, se non vuoi farci sentire male! Dovresti sapere che ora desideriamo soltanto avere sue notizie!»

«Riguardo a vostro figlio, amabili Gedal e Vaulk, egli è tenuto prigioniero da mio padre Katfur, che è il dio dell’infamia. Il mio perfido genitore, da quando lo ha catturato, infierisce ogni giorno contro Ukton, massacrando la sua psiche che peggio non è possibile. Per sua fortuna, ogni volta che il mio genitore smette di torturarlo, io mi do ad alleviargli le crudeli vessazioni subite per colpa sua. Mio padre è una divinità maggiore e lo tiene recluso in una campana energetica. Quindi, vi esorto ad adoperarvi prima possibile per la libertà del vostro Ukton, perché egli possa ritornare ad essere una divinità libera, essendo un suo diritto inalienabile! Vi scongiuro, genitori di Ukton, di intervenire al più presto in suo aiuto e vi esorto a toglierlo da ogni pena che mio padre gli procura quotidianamente con la massima crudeltà!»

«Non preoccuparti di ciò, Elesia! Non sai quanto fremo di sdegno e di brama di far pagare a tuo padre con gli interessi i torti e le sofferenze che sta arrecando al mio povero figliolo! A questo punto, però, se non ti dispiace, vorrei conoscere il nome del tuo pianeta di residenza, siccome poco fa hai omesso di riferircelo, dolce diva. Sono convinto che sarà stato per una pura distrazione, se non ce lo hai menzionato!»

«È senz'altro così, nobile Vaulk! Se prima ho scordato di dirvelo, ora rimedio senza indugio alla mia involontaria omissione del suo nome! Il nostro pianeta è Elmud e appartiene al sistema di Bolek, la quale è una stella situata nella circonvicina galassia di Oreap. La sua posizione, che si trova all’esterno del nostro impero, dovrebbe facilitarvi il compito.»

Appena ebbe appreso il nome del pianeta dove il figlio era tenuto prigioniero, il gerark tirò un sospiro di sollievo. Subito dopo, abbracciando la moglie, le gridò felicemente:

«Menomale che l’astro spento Elmud non si trova nell’Impero dell’Ottaedro! Inoltre, esso è relativamente vicino. Domani stesso partirò insieme con Elesia alla volta del suo pianeta per andare a liberare il nostro sventurato Ukton! È una solenne promessa che ti faccio, Gedal! Così avrai nuovamente accanto tuo figlio!»

Poi il dio del coraggio si rivolse alla figlia del dio Katfur e le disse:

«Oggi, Elesia, dovrai riposarti per bene, prima di darti al nuovo viaggio insieme con me. In verità, avrei da chiederti dei dettagli su alcune cose, i quali mi hanno lasciato un po’ perplesso; ma sono persuaso che non avrai difficoltà a fornirmeli! Per cui, soprassedendo ad essi per il momento, preferisco prepararmi al viaggio che noi due intraprenderemo domattina, ai primi chiarori dell'alba. Sei d'accordo anche tu?»

«Certo che lo sono, potente Vaulk! Quanto ai dettagli a cui mi hai accennato, nel caso che dovessi ripensarci, già da adesso sono a tua completa disposizione! Sappi che potrai avere da me tutte le spiegazioni che vorrai, circa il mio rapporto con tuo figlio e la mia venuta su Zupes per parlarvi della sua prigionia. Io non ho difficoltà a fornirtele, poiché l'uno e l'altra ci sono stati alla luce del sole!»

Il giorno seguente, il dio del coraggio e la diva Elesia già erano in viaggio verso il pianeta Elmud, avendo premura di raggiungerlo al più presto, per i motivi che conosciamo. Dopo esservi arrivati, vi trovarono ad attenderli un’amara sorpresa. Il divo Ukton non vi era più tenuto prigioniero, essendo stato deportato dal dio Katfur sul pianeta Luot, dove risiedeva l'amico Seurd. Egli, stando a ciò che la moglie riferì ad entrambi, all'improvviso aveva ritenuto l’abitazione del parente più sicura della sua, siccome essa si trovava sopra un pianeta appartenente all’Impero dell’Ottaedro. La dea Vaen li informò anche che, non appena la figlia si era allontanata da Elmud, il consorte era ritornato sui suoi passi, avendo preso l'improvvisa decisione di spostare il divo positivo nella prigione del pianeta Luot. Ma prima l’aveva anche messa al corrente che egli non avrebbe più fatto ritorno sul loro pianeta. Perciò, dopo il rientro di Elesia, lei e la figlia avrebbero dovuto raggiungerlo nella loro residenza del nuovo astro spento.

A quelle brutte notizie, il dio Vaulk si amareggiò moltissimo. Poi concluse che, stando così le cose, per il momento non si potevano realizzare né la liberazione del figlio né la punizione da infliggere al suo torturatore. Egli propose perfino ad Elesia di seguirlo nella sua dimora, nel caso che avesse paura di affrontare il padre. La diva, da parte sua, si oppose e gli fece presente che per nessuna ragione si sarebbe più separata dal suo Ukton. Anche perché, stando in compagnia dell’amato, ella avrebbe potuto tenerlo di continuo al corrente della situazione del figlio e di altre eventuali deportazioni che gli fossero state imposte dal suo persecutore.

Il dio del coraggio reputò saggia, oltre che generosa, la scelta fatta dalla diva, poiché essa tornava a tutto vantaggio del suo secondogenito e gli permetteva di seguirlo da lontano, grazie ai messaggi che ella avrebbe inviato all'amico Iovi. Prima di ripartire per il suo remoto pianeta, non soltanto la ringraziò vivamente, ma volle anche abbracciarla con molta tenerezza, come se ella fosse stata davvero una propria nuora. Nel darsi a quel gesto amorevole, egli fu preso da un'intensa commozione, la quale nello stesso tempo gli frastornava l'animo. Lo si comprendeva dal fatto che i suoi occhi, mentre perdurava il suo abbraccio con lei, erano divenuti assai lucidi, come se volessero darsi al pianto e sfogare così la sua commozione!

Fatto infine ritorno nel suo castello di Zupes, il dio Vaulk, prima ancora d'incontrarsi con la moglie e riferirle ciò che era avvenuto sul pianeta Elmud, si condusse nel kosmicon. In quel luogo prima raggiunse il sovrintendente che sostituiva l'assente dio Volc e poi lo salutò cordialmente. Infine gli diede la seguente disposizione:

«Loub, comunica ai gerark miei fratelli che intendo incontrarmi con loro con urgenza. Se sono d'accordo e non hanno problemi, dì loro che li attenderò su Pestuk, dove mi condurrò al più presto!»

Mentre attendeva la risposta, essa gli giunse poco dopo da parte dei suoi germani, i quali gli comunicavano la loro disponibilità ad accogliere la sua richiesta. A quel punto, il dio del coraggio lasciò il kosmicon e se ne ritornò in tutta fretta presso la moglie Gedal, a cui dispiaciuto raccontò quanto c'era stato sul pianeta Elmud. Com’era da aspettarselo, la consorte apprese il resoconto fatto dal marito con profonda costernazione, fino a diventare vittima di una cupa e molesta ipocondria. Essendo in quello stato pietoso, ella non si sentì di proferire neppure una parola al consorte, poiché era persuasa che anche lui era disperato quanto lei. Con il suo silenzio e con la sua mancata reazione, ella volle evitare di accrescergli la disperazione che in lui stava lievitando tremendamente. Perciò l'incontro non durò a lungo tra loro due.

Al termine di un breve riposo sul proprio pianeta, che era risultato psichicamente travagliato, il gerark Vaulk si mise di nuovo in viaggio. Questa volta egli era diretto al pianeta Pestuk. Così, essendo partito in modo frettoloso, il dio del coraggio non aveva dato alla moglie poveretta neppure il tempo di sfogarsi con lui in modo soddisfacente. Ella, infatti, voleva trattenersi a parlare con lui sulla nuova sorte toccata al loro sfortunato secondogenito.