116-KRONEL CONTRO IL DIO PETRUSK E I SUOI MORVENTI

Al termine del suo racconto, con il quale aveva esposto le disavventure del proprio popolo e la disgrazia che stava per colpire anche lei, la ragazza cutrenzese attese speranzosa il responso del suo salvatore. La sventurata, infatti, sperava che colui che già si era messo a sua disposizione le avrebbe anche dichiarato che era in grado di soccorrere la sua gente. Per cui le avrebbe rinnovato la promessa di aiutarla, quella che le aveva già fatta in precedenza. Perciò, prima che il viaggiatore dello spazio si pronunciasse sul loro caso disperato, gli si rivolse, dicendo:

«Uldor, adesso che ho terminato di narrarti tutto quanto tiene legato il mio popolo al perfido dio Petrusk, vuoi chiarirmi cosa ne pensi a tale riguardo e se, grazie a te, c'è la possibilità di liberarci dalla divinità malefica? Magari fosse nelle tue facoltà offrirci l'aiuto che ci hai promesso! Devi sapere che di esso necessitiamo assolutamente, allo scopo di sgravarci della nostra trentennale sventura! Per favore, rispondimi e dimmi che potrai aiutarci e che lo farai senza meno, siccome sei stato impietosito dal mio racconto! Avanti, dimmi che manterrai l'impegno da te assunto! Altrimenti mi costringi a suicidarmi, pur di non finire nelle mani dei Morventi e di evitare la fine a cui essi intendono costringermi.»

«Non bisogna mai disperare, Luzia! Molto probabilmente, sarò in grado di darvi l'aiuto di cui avete bisogno, ossia quello che ti ho promesso; però, se devo esserti sincero, non posso ancora garantirtelo al cento per cento. Ma prima di darti una risposta certa, mi toccherà studiare per bene la divinità che continua ad opprimervi da tre decenni. Solo dopo che avrò portato a termine tale mio studio, potrò riferirvi se sono in grado o meno di soccorrervi e di liberarvi da lui. Quindi, vi toccherà attendere ancora un po', prima di avere da me una risposta definitiva!»

«Quando il suo studio, da parte tua, dovrebbe iniziare, Uldor? Spero almeno che esso si concluda presto e non abbia una lunga durata, considerato che ho messo nei guai mio zio Luoz con la mia fuga! Sai, non vorrei che egli venisse punito, a causa della mia disubbidienza! Se un fatto del genere dovesse accadere, di sicuro non me lo perdonerei!»

«Per il momento non posso rispondere neppure alla tua nuova domanda, Luzia. Ad ogni modo, cercherò di ultimare il mio ulteriore studio del dio il più celermente possibile. Quanto al germano di tuo padre, non darti pena per lui. Tra poco lo raggiungerò e lo trarrò dai guai, ammesso che la tua fuga non ve lo abbia già posto! Adesso sono riuscito a tranquillizzarti un poco, avvenente fanciulla, oppure temi ancora per lui?»

«Un tantino ci sei riuscito, Uldor; anzi, se devo esserti sincera, non mi sento ancora abbastanza serena. Ma mi dici quando e dove possiamo rivederci la prossima volta per darmi la tua ultima risposta? Se non ci mettiamo d'accordo in questa circostanza, penso che dopo sarà difficile incontrarci ancora da queste parti. Non ne sei convinto pure tu, generoso amico? Magari, mi sbaglio a pensarla in questo modo, per avere sottovalutato più del dovuto la tua indubbia bravura!»

«Invece sei in errore, Luzia, poiché non avrò difficoltà a ritrovarti in qualunque luogo: anche in quello più riposto! Mi credi forse meno capace dei Morventi, i quali senza fatica ti hanno rintracciata in brevissimo tempo? Ma se valessi meno di loro, come farei a tendervi la mano, al fine di tirarvi fuori dalle serie rogne in cui vi trovate?»

«Hai proprio ragione, Uldor. Se tu fossi inferiore ai Morventi, i quali sono sue creature, a maggior ragione non potresti avere partita vinta contro il loro dio. Perciò, confidando nel tuo immenso valore e nella tua grande capacità di fare pure cose impossibili, non dubito che tu possa ritrovarmi in un qualsiasi posto che avrò scelto come mio nascondiglio. Adesso, però, corri ad interessarti della famiglia di mio zio, prima che succeda a qualcuno di loro qualcosa di grave e di irreparabile. Tu non immagini neppure quanto bene io voglia ai miei parenti stretti, essendo cresciuta una intera vita in mezzo a loro!»

«Stanne certa, Luzia, che lo so più di te! Tra breve, partirò come un fulmine alla volta della loro abitazione e mi accerterò che tutto proceda bene nella loro famiglia. Inoltre, ti faccio presente che puoi aspettarmi, standotene seduta ai piedi di quell'acero, senza temere che qualcuno ti possa scorgere e trovare. Siccome ii ho resa invisibile, nessuno, sia esso un Morvente oppure un Cutrenze, potrà avvistarti fino al mio ritorno!»

Si può sapere cosa nel frattempo era accaduta nel villaggio, dopo che Luzia aveva abbandonato la dimora dello zio, mettendolo così in grosse difficoltà? Ebbene, per venire a conoscenza dei fatti che vi si erano svolti, ci basterà riandare alla mattinata appena trascorsa ed apprenderli nel loro svolgimento. In questo modo, verremo aggiornati anche su di essi. Inoltre, il loro reale aggiornamento ci consentirà di seguire meglio gli eventi che adesso stavano per aversi nel villaggio, i quali avrebbero coinvolto pure la diva Kronel.

Ebbene, non appena in quel luogo i canti dei galli avevano annunciato il nuovo giorno, la gente, svegliandosi molto presto, era stata più mattiniera del solito. Il motivo? Ricorrendo quel mattino la seconda immolazione del mese, essa non intendeva perdersi la cerimonia sacrificale, con la quale si accompagnava la vittima alla dimora del dio Petrusk. Inoltre, diversamente dagli altri sacrifici, al fianco del sacrificando, adesso sarebbe dovuta esserci anche la nipote del capo, l'affascinante Luzia, poiché era previsto che ella doveva essere trasformata in una femmina di topo. Lo aveva preteso il lussurioso dio, che aveva deciso di possederla sia in quella giornata che nei quattordici giorni ad essa successivi. Per la medesima ragione, anche nell'abitazione del capo la sveglia c'era stata di buon mattino. In essa, però, anziché venire a dominarvi il dolore e l'angoscia, come ci si aspettava, era stata la sorpresa a tenere tutti in grande apprensione. Perché mai?

Avendo Riscia scoperto che la cugina Luzia non dormiva con lei, ci si era allarmati e ci si era dati a cercarla dappertutto per trovarla ad ogni costo. Ma le prime loro ricerche spicce non avevano dato alcun esito positivo. Allora il capofamiglia Luoz non aveva voluto farne seguire altre più meticolose, visto che mancava ai suoi guerrieri il tempo materiale per condurle a termine. Quando poi a metà mattinata si erano ripresentati nel villaggio Furius e i suoi Morventi, il capo si era affrettato a comunicare al portavoce del dio Petrusk il contrattempo che c'era stato in casa sua per la scomparsa di Luzia. Perciò non era possibile condurre la nipote alla dimora del dio, allo scopo di farle appagare la sua insaziabile libidine. Allora Furius, essendosi sdegnato molto, gli aveva risposto:

«Vorrà dire, capo dei Cutrenzi, che rimedieremo alla meglio all'inconveniente, che è venuto ad esserci in casa tua. Perciò sarà tua figlia Riscia a prendere il posto di tua nipote Luzia. In tal modo, il mio divino protettore non rimarrà con la bocca asciutta e la sua rabbia non arrecherà alla tua famiglia dei danni peggiori ed irreparabili!»

Conclusa così la sua risposta, il capo dei Morventi, con dei gesti particolari, aveva ordinato a venti dei suoi mostri di pietra di mettersi alla ricerca della fanciulla fuggitiva. Allora essi, in un attimo, erano sprofondati nel sottosuolo ed erano spariti alla vista di quanti erano presenti. Poi, seguendo da sottoterra i rapidi passi di chi stava correndo in superficie, non avevano avuto difficoltà a rintracciare la nipote del capo del villaggio. Ma se erano stati bravi a trovarla in fretta, non era stato loro permesso di catturarla e di riportarla al loro capo. Infatti, era intervenuta giusto in tempo la diva Kronel a prendere le difese della fuggiasca ragazza e a trasformare i suoi inseguitori in grossi mucchi di cenere.

Mezzora più tardi, ossia quando i fatti erano ritornati a svolgersi di nuovo nel loro presente, il corteo del sacrificio era già in marcia per raggiungere la dimora del divino Petrusk. Esso vi stava conducendo sia l'adolescente maschio, che doveva esservi sacrificato, sia la figlia del capo, alla quale, come abbiamo appreso, era stata assegnata una sorte ben diversa. Avanzando tra i pianti dei parenti e la disperazione delle persone accompagnatrici, il corteo veniva scortato da cento Morventi. Ma dopo essere giunto a metà strada dalla sua destinazione, ad un certo punto, era apparso davanti ad esso un guerriero, il quale montava un focoso cavallo. Egli, facendo inalberare la sua bestia nera, aveva fatto intendere di essere molto adirato e che non avrebbe permesso al corteo di andare oltre. Naturalmente, chi poteva essere, se non la diva Kronel? Infatti, ella, sotto le mentite spoglie del solito Uldor, era intervenuta a salvare la cugina di Luzia. Ad ogni modo, in quel momento era sua intenzione mandare a monte l'ennesima funzione sacrificale. La quale era in procinto di svolgersi nella lugubre dimora del malefico dio assatanato.

Alla incredibile apparizione del cavaliere, il quale sembrava deciso ad arrestare il corteo a qualunque costo, Furius aveva ordinato ai suoi morti viventi di spazzare via dal loro percorso il disavveduto essere umano, per essersi egli permesso di fare l'intruso in quella cerimonia a favore del loro dio. Allora essi, dopo aver abbandonato la posizione laterale, essendo disposti in numero di cinquanta su ciascun fianco del corteo, innanzitutto si erano piazzati tra quest'ultimo e il minaccioso cavaliere. Poco dopo, volendo punirlo, si erano dati a scagliargli contro i loro raggi pietrificanti, avendo deciso di trasformarlo in una statua di pietra. La diva, da parte sua, dopo aver effettuato un subitaneo salto nell'aria, il quale l'aveva fatta staccare dalla groppa del proprio cavallo, si era data ad evitarli, eseguendo scatti improvvisi in ogni direzione. Ovviamente, se Kronel esternava quel modo di fare, ciò non doveva far pensare che ella li temesse. Così, alla serie dei numerosi segmenti luminosi emessi dai Morventi, che spesso si intrecciavano nell'inseguire la loro preda per centrarla, corrispondeva una sfilza di piroette della diva. Esse continuavano a vanificare i tristi propositi di quelli che intendevano colpirla.

I mostri di pietra erano all'oscuro del fatto che, se fossero riusciti a raggiungere con i loro raggi l'imprendibile avversario, non avrebbero ottenuto nessun effetto deleterio su di lui, a causa della sua natura divina. Al contrario, sarebbe stata la diva ad arrecare loro il massimo danno, cioè la disintegrazione totale e la morte. Infine Kronel aveva stabilito di farsi colpire dai loro raggi grigi. A quel punto, i Morventi, con forte disappunto avevano iniziato a sperimentare la disastrosa conseguenza dei colpi che riuscivano a mettere a segno. Nello stesso tempo che un suo raggio andava a colpire il cavaliere nero, chi lo emetteva veniva tramutato in un mucchio di cenere, che l'imperversante vento di quel giorno si dava poi a sperdere nei dintorni. Alla fine la diva si era trovata a non avere contro neppure un solo morto vivente. Anche perché il loro capo Furius, anziché affrontarla, aveva preferito sottrarsi all'ira di chi si stava dimostrando più forte di loro. Perciò, dopo essersi rifugiato lestamente nella zona sotterranea di quel luogo, si era sottratto alla vista del loro pericoloso assalitore e degli altri che seguivano il corteo.

Una volta messi fuori combattimento i cento Morventi che erano di scorta al corteo, la figlia del divino Kron era ritornata in groppa al suo cavallo nero. Standovi poi seduta sopra, ella si era affrettata a rivolgersi alla gente che era presente e aveva iniziato a farle il seguente discorso:

"Cutrenzi, visto che oggi non ci sarà più alcun sacrificio al dio Petrusk, vi consiglio di rientrare nelle vostre capanne. Forse, per un certo periodo di tempo, i Morventi non si rifaranno più vivi nel vostro villaggio, poiché il loro dio vorrà rendersi conto di come io abbia fatto a distruggere le sue creature mostruose. Nel frattempo, mi metterò sulle sue tracce e cercherò di studiarmelo meglio possibile. Ma vi prometto che, anche se intravederò una sola possibilità per sconfiggerlo, mi adopererò per liberarvi dalla sua tirannia. Vi faccio anche presente che Luzia, la nipote del capo, è salva, avendola io sottratta in tempo ad una ventina di Morventi che cercavano di punirla. Perciò presto ella ritornerà in mezzo a voi. Ai suoi assalitori, invece, ho fatto subire la stessa sorte che è toccata a quelli che vi scortavano poc'anzi. Adesso, però, devo lasciarvi in gran fretta, augurando a tutti voi un futuro radioso e meno sfortunato!"

Scomparso il misterioso cavaliere che li aveva aiutati, quelli che componevano il corteo sacrificale avevano fatto marcia indietro e se ne erano ritornati alle loro case, con grande gioia del sacrificando e di Riscia. Invece la diva Kronel dove era finita, dopo essersi allontanata da loro? Di sicuro qualche lettore curioso è ansioso di saperlo, volendo mettersi l'animo in pace. Allora gli diciamo che ella si era data a portare a termine l'arduo compito, che si era assunto volontariamente. Dunque, sarà meglio venirne a conoscenza, senz'altro indugio.

In principio ella aveva iniziato a fare diverse considerazioni sulla nuova divinità e sulle sue creature. La prima delle quali l'aveva convinta che non avrebbe avuto a che fare con una divinità malefica di grado superiore al suo, considerato il tipo di mostri ai quali essa era ricorsa. Una divinità maggiore giammai avrebbe dato origine a creature mostruose, le quali si sarebbero poi lasciate debellare da lei senza alcuna difficoltà. Al contrario, ne avrebbe create di quelle che neppure una divinità di grado uguale al suo sarebbe stata capace di distruggere. Il dio Petrusk, pur avendo il potere di creare dei mostri che dovevano risultare indistruttibili da parte di una divinità di grado uguale al suo, aveva evitato di farlo. Invece era ricorso alle semplici ceneri di uomini trapassati, che erano morti da un sacco di tempo. Per cui non aveva potuto ricavarne dei mostri inattaccabili.

A quel punto, occorreva accostarsi all'ignoto dio ad una distanza tale, che le consentisse di avere quante più notizie possibili su di lui, senza che gliene sfuggisse neanche una. Per conseguire un tale obiettivo, però, era indispensabile da parte sua il ricorso alla solita deicela. Essa era la magica pianta che era in grado di nascondere una divinità ad un'altra, anche quando le si avvicinava ad una distanza minore di un metro. Ella se ne era già servita e giovata sul piccolo pianeta Kloust, allo scopo di studiarsi il dio Detruf, scoprendo in quel modo il suo punto nevralgico. Il quale, dopo che ella lo aveva scoperto, le aveva permesso di sconfiggere il suo rivale con grande facilità, naturalmente grazie anche agli ammaestramenti paterni. Così, dopo che si era cosparsa di essenza deicelina, la diva Kronel si era messa alla ricerca del dio della pietra. Quando lo aveva rintracciato nei pressi di un lago, ella gli si era approssimata a meno di un metro, allo scopo di carpirne gli umori, i pensieri e il remoto passato. Era stato in quel modo che l'accorta diva infine era riuscita a conoscere tutto ciò che lo riguardava: dalla sua storia alle sue abitudini, dalle sue debolezze alle sue predilezioni. Perciò ci conviene apprendere subito ogni cosa, che ella aveva scoperto su di lui.

Il dio Petrusk era una divinità minore e si era trapiantato sul pianeta Povel da un trentennio. Come tutte le divinità negative, egli era un poco di buono e, ugualmente alle altre, la sua esistenza in Kosmos veniva dominata dal sesso. Riferendoci alla loro totalità, quasi sempre i sacrifici, che esse richiedevano agli esseri umani, avevano come obiettivo il soddisfacimento della loro sessualità. Anche se ciascuna di loro la metteva in pratica nel mondo degli uomini, magari con qualche variante più trasgressiva, le divinità malefiche, relativamente alla loro sfera sessuale, avevano una comune caratteristica. Essa era la seguente: tutte venivano spinte a fare sesso più con i Materiadi e con gli animali, anziché tra loro stessi. Infatti, nel corso della nostra storia, già ne abbiamo visti di esempi e continueremo a vederne altri ancora nel suo prosieguo. A proposito del dio Petrusk, egli prediligeva l'accoppiamento con topi di entrambi i sessi, però dopo essersi trasformato lui stesso in un ratto di sesso opposto, al fine di agevolare il proprio coito con tali prolifici roditori. Agendo così, il dio riusciva ad ottenere il massimo godimento.

Oltre a questa novità sulla vita sessuale del suo avversario, la quale era risultata una sua preferenza eccentrica, la diva Kronel era venuta a sapere su di lui altre notizie assai utili. Esse, in verità, non potevano considerarsi per niente preziose, per quanto atteneva alla lotta che presto avrebbe ingaggiato contro il dio. In qualche modo, comunque, le facevano prevedere che non sarebbe stata molto impegnativa. Tali notizie, in verità, avevano riguardato più specificamente il suo carattere, il cui studio aveva fatto intendere alla diva indagatrice un particolare. Ossia, ella si trovava di fronte ad una divinità poco battagliera, molto malleabile e soprattutto per niente indomabile e reazionario. Allora, non avendo sufficienti elementi che le consentissero di sferrare contro di lui un attacco appropriato che le assicurasse la sicura vittoria, Kronel aveva stabilito di ricorrere ancora una volta ad uno dei tanti consigli paterni.

A suo parere, uno in particolare faceva proprio al caso suo, poiché esso le avrebbe permesso di neutralizzare il malefico dio, senza dovere ingaggiare con lui nessun tipo di combattimento. In passato, infatti, il padre l'aveva resa edotta di un espediente a tale riguardo. Secondo l'eccelso Kron, che le sapeva tutte nel rimediare ad ogni inconveniente, se una divinità aveva l'abitudine di trasformarsi in un animale, specialmente se di piccole dimensioni, un'altra entità divina di uguale grado poteva neutralizzarla per un certo periodo di tempo, la cui durata dipendeva dalle precauzioni prese nell'imprigionarlo. Entrando nello specifico, il dio del tempo aveva ipotizzato alla figlia quartogenita il caso di una divinità che era abituata a tramutarsi in una lucertola. In una situazione del genere, ad un'altra divinità di pari grado che avesse voluto approfittare per ridurla all'impotenza, sarebbe bastato farla ingoiare da un suo prodotto che riproducesse un falco, considerato che tale uccello rapace nel suo ambiente naturale spesso si cibava di un simile rettile. In quel caso, la prigionia della malaccorta divinità nel corpo della bestia che l'aveva fagocitata sarebbe durata almeno un secolo. Se invece nella medesima circostanza si faceva divorare il falco da un altro suo prodotto riproducente un gatto, la sua prigionia sarebbe durata dieci volte di più, ossia mille anni. Procedendosi così, fino a quando il caso lo avesse consentito, dopo ogni divorazione il tempo di prigionia della stessa divinità sarebbe risultato sempre dieci volte maggiore. In quella maniera, come possiamo immaginarci, la sua esistenza avrebbe avuto di che rallegrarsi!


Avendo stabilito in quale maniera liberare i Cutrenzi dalla tirannia dell'infame dio Petrusk, la diva Kronel si era condotta nel loro villaggio sotto le false apparenze di Uldor, il viaggiatore dello spazio. Precisamente, la sua destinazione era stata la capanna del capo del villaggio, dove aveva trovato anche sua nipote Luzia. Infatti, la diva, prima di mettersi alla ricerca del divino avversario, era ritornata da lei, l'aveva privata dell'invisibilità e l'aveva invitata a condursi presso i suoi parenti, dove ormai per lei era cessato ogni pericolo. Dopo che ella aveva fatto il suo ingresso nella capanna come Uldor, vi era stato accolto con sommo gradimento dal capo Luoz. Costui, sentendosi onorato della sua visita, si era affrettato a ringraziarlo per quanto aveva fatto per loro. Perciò, rivolgendosi a lui timidamente, gli si era espresso con tali parole:

«Grazie, viaggiatore dello spazio, per ciò che ti sei proposto di fare per la mia gente, iniziando già a dare i primi frutti a nostro vantaggio! Adesso sappiamo chi sei veramente, dal momento che mia nipote ci ha parlato di te. Ad ogni modo, vorrei chiederti cos'altro ancora potrai fare per noi Cutrenzi. Come già sai, per noi sarebbe una fortuna ingente, se tu riuscissi a liberarci pure dal maligno dio, il quale ha preso di mira il mio popolo. Allora puoi anticiparci in merito qualcosa che potrebbe farci sommo piacere? Prevedi una tua facile vittoria sul dio Petrusk oppure essa non ti sarà semplice, come la pensiamo anche noi?»

«In linea di massima, Luoz, non dovrebbero esserci problemi nel liberarvi da lui. Purtroppo ciò non potrà avvenire, senza che ci sia prima un'altra immolazione da parte vostra al perfido dio. Quindi, non si potrà fare a meno di un nuovo sacrificio, che dovrà decretare la morte dell'adolescente, ossia di quello che già si era deciso di immolare stamani alla crudele divinità. Altrimenti, il dio Petrusk non potrà trasformarsi in un topo e io non potrò approfittare della bella occasione per renderlo inoffensivo nei vostri confronti. Per questa ragione, quanto più presto egli sarà immolato, tanto prima avverrà la vostra liberazione dal dio malefico! Allora siete disposti a farlo? Soltanto se da parte vostra ci sarà accordo unanime, potrò liquidarlo senza alcuna difficoltà!»

«Certo che siamo d'accordo, Uldor, non avendo noi Cutrenzi altra alternativa! Se non sbaglio, anche mia nipote dovrà piegarsi alla volontà del dio, considerato che ella sarà reclamata da Furius, non appena verrà a sapere del suo ritorno a casa! Non è forse così, generoso viaggiatore dello spazio? Oppure la si potrà risparmiare?»

«Naturalmente, Luoz! Solo che, mentre l'adolescente maschio sacrificato non potrà essere sottratto alla morte, a Luzia non succederà niente di niente. Non appena il dio Petrusk avrà avuto quello che si merita per mano mia, tua nipote e coloro che in passato sono stati tramutati in statue oppure in ratti, riacquisteranno le loro sembianze umane e ricominceranno a vivere la loro vita di prima. Invece i Morventi ritorneranno ad essere i morti di un tempo, ossia polvere nella polvere. Come vedi, il gioco varrà la candela, se considerate i benefici che vi deriveranno, in cambio di un giovane immolato, da parte vostra. Perciò dovrai metterne al corrente anche gli altri Cutrenzi!»

Poco dopo, al termine della sua conversazione con il capo del villaggio, la diva Kronel ne aveva lasciato la casa. Ella, nel frattempo, doveva prepararsi al tempestivo intervento che assai presto avrebbe dovuto effettuare nella dimora del suo avversario, nella quale ci sarebbe stato il sacrificio che prima era andato a monte.

Il giorno successivo, Furius si era ripresentato al villaggio dei Cutrenzi e, senza perdere tempo, aveva voluto rincontrarsi con il loro capo, poiché aveva da parlamentare con lui a nome del suo dio. Il divino Petrusk, in verità, stavolta lo aveva seguito con l'intenzione di punire il cavaliere misterioso. Il quale il giorno prima aveva mandato all'aria il sacrificio, quando si era già messa in moto la macchina operativa. Ammesso che egli si fosse ripresentato a sterminare le sue creature di pietra con tracotanza! Giunto così davanti al capo dei Cutrenzi, il Morvente aveva iniziato a dirgli:

«Capo Luoz, non credere che il contrattempo che c'è stato ieri vi abbia dispensati per sempre dal sacrificare bimensilmente un adolescente al mio dio, secondo le modalità stabilite! Perciò domani stesso porrete riparo all'inconveniente sorto ieri non per colpa del tuo popolo, immolandogli la vittima prescelta e mettendogli a disposizione la tua giovane figlia. Quanto a colui che si è voluto immischiare in fatti che non lo riguardavano, egli presto riceverà dal nostro dio Petrusk la punizione che si merita. Te lo garantisco!»

«Anche a noi è dispiaciuto, Furius, il fatto che non si siano potuti concludere la cerimonia religiosa e il sacrificio al tuo dio, a causa di un cavaliere che non sappiamo nemmeno chi sia e da dove sia venuto. Perciò anch'io sono d'accordo con te, affinché domani venga eseguita la mancata immolazione di ieri. Inoltre, penso che ti farà ancora più piacere apprendere che mia nipote Luzia è ritornata a casa. Perciò sarà lei, al posto di mia figlia Riscia, ad affiancare il sacrificando! Oppure questa volta non potrà essere lei a soddisfare sessualmente il nostro dio?»

«Invece mi hai dato una bellissima notizia, Luoz! In questa maniera, il potente dio Petrusk sarà appagato conformemente al suo desiderio espresso all'inizio. Egli ha scorto in tua nipote un bocconcino appetitoso, che intende assaporare. Dunque, glielo offriremo senza fare storie e con il massimo piacere, procurandogli un godimento che non ti dico! Per questo la tua unica figlia, almeno per il momento, sarà risparmiata!»

Espressa la sua soddisfazione per la bella notizia ricevuta da Luoz, il capo dei Morventi si era congedato dal suo autorevole interlocutore. Poco dopo si era anche affrettato a lasciare il villaggio con tutti i suoi mostri di pietra nello stesso modo che vi era pervenuto, ossia sparendo all'istante sottoterra. Ma oramai tale loro maniera di sparire all'occhio altrui non faceva più trasecolare nessuno nel villaggio.

L'indomani si era messo di nuovo in moto l'apparato che doveva concludersi con l'immolazione dell'adolescente cutrenzese al dio Petrusk e con la trasformazione in una femmina di topo della giovane Luzia. Perciò si era dato corso al corteo sacrificale, il quale era proseguito fino alla dimora del dio, tra i pianti dei familiari e lo sgomento di quel centinaio di persone che vi partecipavano. Stavolta, però, non c'era stato nessun cavaliere ad interromperlo, per cui esso era giunto alla caverna indisturbato e in preda alla disperazione delle persone presenti, le quali vi avevano preso parte meste ed avvilite. Questa volta l'ingresso nell'antro non era stato consentito ai soli familiari stretti della vittima, come nei precedenti sacrifici. Invece esso era stato allargato anche alla famiglia del capo Luoz. Ciò, perché ci stava la loro parente collaterale, ossia Luzia, a dover subire l'olocausto, anche se in maniera del tutto differente.

Nell'interno dell'enorme spelonca si scorgevano una dozzina di voluminosi torcieri. Essi, sostenendo sei fiaccole ciascuno, erano sistemati sulle scarne pareti circostanti e producevano intorno al simulacro del dio una luce intensa, illuminandolo quasi a giorno. Quando il gruppo degli aventi diritto ad entrarvi si era introdotto totalmente nella cavità rupestre, due Morventi avevano raggiunto l'adolescente. Così, prendendolo con le mani e con i piedi, lo avevano sollevato e sistemato sopra il dorso del simulacro divino a pancia in giù. Tenendo poi ferma la vittima sacrificale in quella posizione prona e restando ognuno su un lato, un terzo Morvente, il quale già si era impossessato di un masso enorme molto pesante a forma di cubo, glielo aveva adagiato sulla schiena, immobilizzandogliela. Perciò adesso il peso gravava talmente forte sul corpo dell'adolescente, che quasi gli schiacciava l'intera colonna vertebrale. Infatti, bastava che ci fosse stata una pressione leggermente superiore a quella esistente, per arrecargli una morte rapida ed immediata! Ma prima che ciò potesse succedere, erano già pronti due morti viventi a martoriare il corpo della giovane vittima con la massima ferocia. Essi, dopo essersi disposti su entrambi i lati del gigantesco topo di pietra, con uno strappo deciso, le avevano staccato prima le mani dagli avambracci, poi i piedi dalle gambe, infine la testa dal tronco, facendo zampillare il sangue dalle parti che erano rimaste monche. Allora il tiepido e vermiglio liquido, mettendosi a scorrere a rivoli sul corpo del grigio simulacro, lo aveva interamente invaso e tinto del proprio colore, facendolo diventare rossiccio in ogni sua parte.

Logicamente, se si è evitato di riferirci al martirio atroce tollerato dall'adolescente, è stato fatto solo per non procurare disgusto e tormento nel lettore, i quali gli sarebbero derivati dalla truce cronaca di esso. Ma soprattutto perché, in tale tragica situazione, il nostro obiettivo è quello di goderci il momento in cui la diva incastrerà il malefico dio, che seguitava ad arrecare tanta sofferenza ai Cutrenzi. Chiarito questo particolare, possiamo anche rimetterci in carreggiata ed andare avanti nel nostro attuale racconto, essendoci ormai rimasta la sua parte finale, la quale è quella che ci sta più a cuore.

Divenuto esangue e senza vita, il corpo dell'adolescente, che adesso appariva anche acefalo e privo delle parti terminali degli arti, era stato liberato dal pesante macigno. Il quale stava continuando a comprimergli la schiena sul dorso del divino simulacro, appunto per accrescere la pigiatura dei vari organi interni e fargli emettere fino all'ultima goccia di sangue. In seguito il tronco dell'adolescente, con gli altri organi amputati, era stato restituito ai genitori della vittima. Difatti, al termine del sacrificio, i resti mortali del sacrificato venivano ogni volta consegnati ai suoi parenti, perché li onorassero con la cerimonia funebre e con una degna sepoltura. Avvenuta la suddetta consegna, all'improvviso la luce delle torce prima era divenuta soffusa e poi aveva iniziato a tremolare. Nello stesso tempo, il simulacro del dio, raggrinzendosi e corrugandosi, era sembrato accartocciarsi, intanto che un movimento vibratile lo faceva rimpicciolire sempre maggiormente. Pareva che l'essenza vitale, che vi stava germinando, lo spingesse a quell'inarrestabile involuzione del corpo. Alla fine, quando la regressione era cessata nel divino simulacro, coloro che avevano assistito allo strano fenomeno, si erano trovati di fronte ad un piccolo essere animale, il quale presentava le perfette caratteristiche fisiche di un topo. Ovviamente, il ratto dalle piccole dimensioni era il dio Petrusk. In quel momento, egli si preparava ad accoppiarsi con la bella Luzia, poiché molto presto Furius, trasformandola in una femmina di topo, l'avrebbe fatta diventare la sua bramata compagna. Un attimo dopo, infatti, c'era stata anche la trasformazione della ragazza in un ratto.

A quel punto, si erano scorti due topi che si inseguivano rasoterra, dei quali la rossiccia femmina in fuga non poteva essere che Luzia, mentre il maschio inseguitore era senza dubbio il dio Petrusk. Costui, da parte sua, cercava di agguantarla per possederla e soddisfare il suo istinto sessuale divenuto ormai incontenibile. Ma proprio in quell'istante, cogliendolo nella sua massima distrazione, era intervenuta Kronel, facendogli apparire al fianco un gatto da lei stessa prodotto. Il felino rapidamente aveva afferrato ed ingoiato il minuscolo roditore, senza dargli il tempo di rendersene conto. La diva, però, non si era fermata a tale suo primo intervento, poiché un attimo più tardi era passata ad effettuarne un altro. Ella aveva fatto comparire accanto al piccolo felino una pantera, la quale lo aveva fagocitato in un solo boccone, senza che esso se ne accorgesse in tempo. Allora, non appena la belva melanica aveva divorato il gatto, i Morventi si erano tramutati in piccoli mucchi di polvere; mentre Luzia, avendo recuperato ogni fattezza del suo corpo, era ritornata ad essere una donna normale.

Solo allora era apparso nella caverna anche Uldor, il viaggiatore dello spazio. Egli, dopo aver mandato via la pantera, si era rivolto a tutti i presenti e si era messo a parlare loro nella seguente maniera:

"Da quest'oggi in poi, Cutrenzi, il dio Petrusk non vi perseguiterà mai più. Dunque, cercate di trascorrere la vostra esistenza serenamente, dimenticando quanto di brutto vi è toccato vivere per sei lustri! Adesso devo congedarmi dal vostro popolo, poiché altrove mi aspettano altre persone disperate, le quali sono in attesa di essere soccorse da me. Esse staranno conducendo una vita simile a quella che avete vissuto voi fino ad oggi, se non proprio peggiore. Perciò toccherà ancora a me andare a salvarle, facendole smettere di soffrire tantissimo. Addio, Cutrenzi!"

Dopo essersi espressa con tali parole ai pochi abitanti del pianeta Povel che erano presenti nella caverna, la dolce diva Kronel, la quale aveva continuato ad impersonare il leggendario viaggiatore spaziale, era sparita all'istante ai loro occhi e si era ritrovata a volare nuovamente nello sconfinato Kosmos. Procedendo poi nell'infinito spazio cosmico, ella si sentiva abbastanza soddisfatta di aver dato una mano anche allo scalognato popolo dei Cutrenzi, liberandolo dal dio negativo Petrusk e dai suoi temibilissimi Morventi.