113-KRONEL LIBERA I KLOUSTIANI DAL DIO DETRUF E DAI SUOI TAGMI
Ascoltato il patetico racconto della principessa Seanira, la diva Kronel si era impietosita tantissimo. Per cui, senza alcun indugio, aveva stabilito di trarre il sofferente popolo dei Kloustiani dai suoi innumerevoli guai. Nel medesimo tempo, ella si era ripromessa di infliggere una lezione coi fiocchi all'irriguardoso dio malefico. Il quale, in modo arrogante, si era permesso di sfidare le due massime divinità di Kosmos, cioè suo padre Kron e suo zio Locus. Ovviamente, era stata la sua natura battagliera a farla decidere maggiormente a cimentarsi con quella sconosciuta divinità. Essa, oltre a mostrarsi proterva e crudele, risultava causa di morte di innumerevoli adolescenti kloustiane, le quali venivano martoriate in modo brutale durante la loro immolazione. Ma per fare una cosa simile, ella doveva assicurarsi di non trovarsi di fronte ad una divinità maggiore, poiché essa avrebbe potuto mettere pure lei nei guai, senza che il padre potesse intervenire in suo aiuto. Perciò, con l'intento di risollevarla almeno un poco, la diva si era data a parlare alla demoralizzata principessa:
«Tranquillìzzati, sconsolata Seanira, poiché la vostra liberazione dovrebbe essere prossima, se Detruf, che è il dio che vi tiranneggia, è una divinità minore. Dopo aver udito i vari fatti che mi hai esposti chiaramente, bramo tanto di venirvi in soccorso al più presto, oltre che riscattarvi dal giogo dei vostri oppressori. Comunque, prima di promettervi che riuscirò senza meno a sconfiggere il mio divino rivale, intendo dargli una controllata ed assicurarmi che non si tratti di una divinità negativa maggiore. Ma una volta effettuato il mio controllo in merito alla vostra divina persecutrice, ritornerò nuovamente qui e ti informerò se sarò in grado di concedervi il mio prezioso aiuto.»
«Se dovesse risultare una divinità minore, generoso Uldor, come farai a sconfiggere il dio Detruf e a liberarci dalle sue pestifere creature? Secondo me, solo se sei pure tu una divinità, ovviamente più potente, potrai affrontarla e batterla. Altrimenti la tua impresa sarà davvero ardua! Non credi che io abbia ragione nel ragionare in questo modo?»
«Diciamo, bella Seanira, che godo della simpatia delle massime divinità dell'universo e che quindi ho il loro appoggio nelle mie imprese a scopo altruistico. Il loro aiuto mi viene concesso, anche quando le mie gesta sono rivolte contro divinità malefiche senza scrupoli, come Detruf, purché esse siano minori. Adesso comprendi da dove scaturisce la mia sicurezza di farcela contro chi vi opprime, sempre a condizione che egli sia un dio minore? A questo punto, Seanira, dovrò assentarmi per poco tempo, intanto che tu mi attenderai qui. Ma quando sarò di ritorno, potrò affermarti con certezza se ci potrà essere il mio aiuto a disposizione del tuo sventurato popolo. Perciò, per il momento, potrai soltanto sperare che le mie notizie siano conformi alle nostre aspettative.»
Messa al corrente la ragazza della sua breve assenza, la diva era scomparsa in un attimo davanti agli occhi basiti di lei. Quando poi ne era ritornata, l'aveva rassicurata:
«Allora, Seanira, tu e il tuo popolo potete stare tranquilli, dal momento che il dio Detruf è una divinità minore. Adesso posso garantirvi che vi soccorrerò senza meno, considerato che sono in grado di liberarvi dal malefico dio e dai suoi terribili Tagmi. Ma ciò potrà avvenire unicamente durante il prossimo sacrificio, poiché in quella occasione mi sarà più facile batterlo, prendendolo di sorpresa!»
«Se le cose stanno come mi hai assicurato, Uldor, allora anch'io sono convinta che il mio popolo potrà ben sperare nella sua imminente liberazione dalla tirannide dei Tagmi e del loro divino protettore Detruf. Oh, come sarà magnifico, per noi Kloustiani, riacquistare la serenità, di cui godevamo un tempo, la quale poi ci fu sottratta iniquamente! Comincio già ad esserne oltremodo allegra!»
«Puoi iniziare a sperarci e a rallegrartene, dolce Seanira, perché il vostro riscatto è questione di giorni! Ti anticipo che sarà proprio l'avvento del tuo menarca a decretarlo, siccome esso, se a te arrecherà la fecondità, invece al tuo popolo apporterà la bramata libertà. Ad ogni modo, bisognerà che tu ti attenga scrupolosamente alle mie disposizioni, le quali ti saranno impartite da me al momento opportuno. Inoltre, se vuoi salvare la vita anche alle altre sei vittime del sacrificio, occorrerà che tu ti proponga di essere immolata per prima. Per questo motivo, quando ci sarà l'olocausto, dovrai chiedere a tuo padre di farti risultare avanti a tutte nella lista delle vittime. Giustificherai tale tua richiesta, asserendogli che è tua intenzione essere di esempio alle altre sei adolescenti teurakene. In questo modo, per ognuna di loro rappresenterai un valido incoraggiamento a non aver paura dell'imminente morte, mentre essa si appresta a far visita a tutte le altre fanciulle sacrificande.»
Dopo l'incontro avuto con la diva Kronel, la principessa Seanira era ritornata dai suoi genitori e dai fratelli, mostrandosi in preda ad una incontenibile gioia. Il suo atteggiamento aveva sorpreso incredibilmente i suoi familiari, i quali non riuscivano a spiegarselo. Perciò non smettevano di domandarsi: Perché mai, tutto all'improvviso, c'era stato nella loro figliola e nella loro sorella quel suo radicale cambiamento? Quale ne era stata la vera ragione? Dei consanguinei, più di tutti ne era rimasta stupita la sconsolata madre. Allora ella, volendo approfondire quel suo improvviso cambiamento, le aveva domandato:
«Vuoi chiarirmi, Seanira, come mai sei rientrata da fuori, portandoti appresso un visibile buonumore? Quale ne è stato la causa? Quando ci hai lasciati qualche ora fa, giustamente ci eri apparsa molto terrorizzata. Inoltre, mostravi un volto talmente cereo, da spaventarci quasi a morte tutti quanti! Dunque, figlia mia, se ti aggrada, vorrei che tu mi rivelassi quanto ti è successo, intanto che ti trovavi fuori di casa!»
«Non sai, madre mia, che la vita può mutare per ciascuno di noi, da un istante all'altro? Ebbene, anche per me essa è cambiata in questo breve lasso di tempo che sono stata fuori, ossia mentre ero assente dalla nostra dimora. Tra breve, forse anche per il nostro popolo le cose potranno avere un radicale mutamento, trasformandosi, da brutte che sono adesso, in belle che saranno dopo. Ciò mi ha resa così felice, da non farmi più avere paura di morire! Adesso conosci la verità!»
Dopo aver terminato di dare la risposta alla incredula genitrice, la quale ne era rimasta profondamente meravigliata, Seanira aveva abbracciato il padre, parlandogli in questo modo:
«La mia attuale intrepidezza, padre mio, mi spinge perfino a chiederti di farmi risultare la prima della lista, quando noi sacrificate al dio Detruf saremo condotte al tempio. Lo sai perché? Con il mio esempio, riuscirò ad infondere tantissimo coraggio anche nelle altre sei vittime che dovranno seguirmi nell'immolazione. In questa maniera, spegnerò in ciascuna di loro qualsiasi spavento nell'affrontarla! Quindi, sei tu disposto a farmi questo favore e ad accontentarmi, mio carissimo babbo?»
«Se ti fa piacere, Seanira, sarai senz'altro esaudita nella tua nobile richiesta. Parola mia! Sono sicuro che essa ti farà un sacco di onore davanti al popolo dei Kloustiani. Il quale l'apprezzerà e ti riterrà un'autentica eroina! Inoltre, se ci tieni a saperlo, questa tua nobile e coraggiosa iniziativa mi fa anche essere fiero di te!»
Il re Euroco, pur appagando il desiderio della figlia, non era affatto riuscito a capacitarsi del suo repentino e profondo cambiamento. Non aveva potuto neppure giustificarlo in qualche modo, magari inquadrandolo in una logica più probabilistica. Egli si era perfino chiesto se il suo atteggiamento sarebbe rimasto lo stesso, anche nel momento che l'appendevano alla barra girevole del sacrificio. Dopo aver formulato la domanda a sé stesso, ugualmente non aveva saputo darsi alcuna risposta in merito. Alla fine il sovrano, divenuto più realistico circa quello strano particolare, aveva ritenuto sensato evitare di soffermarsi più a lungo su quelle cose orribili. Infatti, soltanto a pensarle, esse gli facevano venire in anticipo dei forti capogiri e dei raggelanti brividi dietro la schiena.
La mattina del giorno del sacrificio, Kronel, sempre nelle vesti del misterioso personaggio Uldor, si era ripresentata alla principessa Seanira, la quale era ancora immersa nel suo profondo sonno. Dopo averla destata da esso con una certa sollecitudine, la diva con gaudio si era messa a parlarle, come appresso:
«Ragazza, è giunta l'ora fatale! Da questo istante, intanto che prenderò il tuo posto e diventerò la figlia del sovrano di Teurak, tu dovrai sparire dalla circolazione. Perciò, se hai un cantuccio dove andare a nasconderti, perché nessuno ti veda in giro, vacci subito e restaci, almeno fino a quando la funzione sacrificale non sarà terminata. Nel frattempo, ci sarò io a rappresentarti in concreto tra i tuoi parenti, i tuoi amici e i tuoi conoscenti, dopo avere assunto le tue sembianze! Insomma, sarò il tuo alter ego fino alla funzione del sacrificio e prenderò il tuo posto pure al momento della tua immolazione, durante la quale mi toccherà sconfiggere l'odioso dio Detruf.»
«Se è questo che vuoi, nobile Uldor, stai tranquillo che nessuno più mi vedrà girare per la reggia, siccome ho già un posticino dove andare a nascondermi in gran segreto ed attendere lì il tuo ritorno. Mi rifugerò nella soffitta del torrione, dove io e i miei fratelli andavamo a giocare da bambini. In quel luogo, che da un po' di tempo non viene più frequentato da anima viva, posso garantirti che starò al sicuro da ogni occhio indiscreto. Anzi, adesso mi ci vado a nascondere immediatamente!»
Dopo che la lieta Seanira si era trasferita nella soffitta della grande torre, Kronel aveva assunto le sembianze della principessa e si era presentata ai mortificati regnanti di Teurak. Ella mostrava una ilarità sorprendente e non appariva affatto in preda ad un grave accoramento interiore, come essi si attendevano. La qual cosa aveva portato su il morale al re Euroco e alla regina Gralia, anche se interiormente essi si sentivano afflitti come non mai. Per questo quella piccola consolazione rappresentava per loro soltanto un secchio di acqua che veniva gettato sopra un campo di grano arso dal sole.
Adesso, però, desideriamo sapere che cosa aveva architettato la divina Kronel per sopraffare il dio Detruf. Così pure vogliamo renderci conto del perché mai ella era così sicura che il suo rivale non avrebbe sventato la sua macchinazione, ma si sarebbe fatto incastrare da lei come un autentico minchione. Ma prima di passare a conoscere nei dettagli ciò che aveva ideato la sagace figlia del dio del tempo, bisogna mettere in chiaro alcune cose importanti. Esse, poiché la riguardavano, saranno apprese da noi con molto piacere.
Kronel, sebbene fosse ancora una diva, cioè una giovane dea, poteva già ritenersi massimamente esperta a superare tutte quelle situazioni scabrose, le quali avrebbero potuto vederla in contrasto oppure in lotta con una divinità malefica minore. Ella era stata addestrata dal potente genitore in modo tale, da farle tenere in scacco qualunque divinità di grado uguale al suo. Il dio del tempo, infatti, le aveva perfino rivelato le diverse astuzie che le avrebbero consentito di neutralizzare le armi di difesa degli avversari. L'aveva infine resa edotta di quei tanti espedienti che le sarebbero serviti per imbrigliare gli stessi in uno stato di impotenza per un periodo perfino assai lungo, di preciso dell'ordine di qualche millennio, se non di più. Per questo adesso la diva, seguendo uno degli accorgimenti appresi dal valido ammaestramento paterno, stava mettendo a punto un piano veramente eccellente. A suo parere, esso si sarebbe dimostrato stupefacente e lesivo al perverso dio dei Tagmi.
Fatte queste debite precisazioni sulle reali possibilità della diva Kronel di averla vinta contro Detruf, non ci resta che venire a conoscere il bel progetto da lei ideato, allo scopo di far cadere il malefico dio nella sua trappola. Contestualmente, verremo a conoscenza anche delle modalità che intendeva seguire per realizzarlo con pieno successo, suscitando alla fine una immensa amarezza nel suo perfido ed incauto rivale.
Innanzitutto la quartogenita del dio Kron aveva cercato di conoscere il grado della divinità, con il quale avrebbe avuto a che fare. Così, prima di intraprendere un'azione punitiva contro di essa, Kronel aveva voluto assicurarsi che la medesima fosse par sua, cioè una divinità minore. Per raggiungere un tale obiettivo, ella era ricorsa a due espedienti appresi dalla sagacia paterna. Il primo aveva riguardato l'occultamento della propria divinità, in presenza di un'altra entità divina. La diva lo aveva ottenuto, dando un corpo materiale al proprio spirito e cospargendolo poi dell'essenza di una pianta aromatica, chiamata deicela. Essa era in grado di celare una natura divina incarnata ad un'altra divinità, pur standole assai vicina, ossia alla distanza di due passi. Il secondo, invece, aveva riguardato la misurazione del grado di divinità di un dio o di una dea, che l'ultimogenita del dio Kron aveva conseguita agevolmente su Detruf, standogli vicina a meno di un metro. Nel caso di una divinità di grado superiore al suo, ella avrebbe dovuto avvertire dei tremori lungo la schiena. Ma essi non c'erano stati per niente in tale parte del corpo.
Dopo essersi accertata che il dio Detruf era una divinità minore, la diva Kronel era venuta anche a sapere che egli si manifestava soltanto attraverso le rossastre fiamme del braciere del tempio. La qual cosa succedeva in occasione del sacrificio, mentre venivano immolate le adolescenti fanciulle. A quel punto, ella, avvalendosi di una strategia che le era stata pure insegnata dal padre, aveva pensato di avviluppare l'esistenza del dio in uno stato di immobilità assoluta, al fine di farvelo rimanere poi il più a lungo possibile. Ebbene, secondo l'infallibile suggerimento paterno, per dargli scacco matto e ridurlo all'impotenza, bastava che ella lo circondasse con un elemento che era opposto a quello di cui egli si serviva per manifestarsi in concreto. Perciò ora la diva si affrettava a mettere in pratica proprio tale strategia, al fine di sorprendere l'avversario, di neutralizzarlo e di avere successo su di lui. Prima, però, ella aveva dovuto occultare la sua natura divina nell'esatto modo che le era stato suggerito dal padre, quello che poco fa già abbiamo avuto l'occasione di conoscere, ossia il ricorso alla deicela. Con nostro sommo gradimento, tra poco seguiremo nella sua fase esecutiva il piano progettato dalla diva Kronel per incastrare lo scellerato dio. Nel frattempo, però, va chiarito che essa si sarebbe dovuta effettuare nello stesso istante che il dio si svincolava dalla sua realtà e si lasciava rapire dall'estasi, in concomitanza con l'immolazione della vittima. Inoltre, la medesima fase avrebbe dovuto comprendere, da parte della scaltra Kronel, l'intrappolamento della malefica divinità in uno spesso strato di ghiaccio, il quale risultava l'unico elemento che era da considerarsi l'antagonista del fuoco.
Così, una volta chiariti questi importanti particolari, i quali ci si sono rivelati anche interessanti al massimo, ci conviene riprendere il nostro racconto da dove lo avevamo interrotto. Il quale stava riguardando l'occultamento di Seanira, mentre Kronel agiva al posto suo.
Giunto il giorno del sacrificio, quando era ormai mezzogiorno, il carro, che era stato incaricato di prelevare le adolescenti vittime per trasportarle puntualmente al tempio, si era messo in cammino per le strade della città. Esso prima si era presentato alla reggia, dove aveva preso in consegna la principessa Seanira, la quale era Kronel. La diva ne aveva assunto le sembianze per dare scacco matto al suo rivale Detruf, il quale risultava totalmente all'oscuro del piano da lei architettato. Il trasportatore Ruiop, avendo visto la principessa salire sul carro con un volto sorridente e senza essere per niente preoccupata di ciò che l'attendeva al tempio, si era meravigliato molto. Al contrario di quello di lei, egli aveva un volto da funerale e mostrava due occhi lacrimosi, i quali facevano una gran pena! Tale suo atteggiamento era dovuto al fatto che quel giorno, fra le vittime sacrificali, ci sarebbe stata anche la figlia Elicoria, che egli aveva lasciata a casa tra le braccia della madre, piangente ed immensamente costernata. Perciò quella mattina era uscito presto di casa, siccome non ce l'aveva fatta più a resistere allo straziante spettacolo, che veniva offerto dalla figlia in lacrime e dalla moglie in preda ad un dolore folle. Infatti, mentre la consanguinea adolescente non smetteva di strillare e di angosciarsi, la madre continuava a disperarsi.
Adesso Ruiop si stava dirigendo proprio verso casa sua, dovendo prelevare anche la sua Elicoria e tradurla al tempio con le altre vittime. Strada facendo, però, egli non riusciva a persuadersi della strana serenità che manifestava la figlia del sovrano, la quale le traspariva perfino dal volto. Essa gli risultava davvero assai misteriosa. Allora, volendo accertarsi di persona che la calma della ragazza non fosse solo apparente ma anche reale, si era rivolto a lei e le aveva domandato:
«Perché, nobile principessa, non sei spaventata per niente, a causa di ciò che ti attende al tempio; invece ti mostri felice di andare incontro al terribile sacrificio? Il mio ingrato mestiere, fino ad oggi, mi ha obbligato a condurre all'altare sacrificale oltre ottocento vittime. Essendo sicuro di rammentarmene bene, ti posso affermare che tu sei l'unica a non mostrarti spaurita ed accasciata, mentre vieni trasportata alla brutale immolazione. Mi dici da dove ti proviene questa serenità, che ti scorgo sul volto? Possibile che la morte non riesca ad impressionarti?»
«Vuoi sapere, Ruiop, perché il mio comportamento è diverso da quello delle altre fanciulle, che tra poco saranno immolate al dio Detruf? Ebbene, sono convinta che l'odierno sacrificio sarà del tutto differente dagli altri e riserverà delle belle sorprese alle ragazze che dovranno essere immolate. Tu neppure le immagini! Ecco perché mi scorgi lieta!»
«Non capisco perché l'odierna immolazione non dovrebbe essere uguale alle altre che ci sono state fino alla data odierna, principessa! Per quanto mi risulta, in questi giorni non sono state apportate modifiche di alcun genere al suo svolgimento, a paragone delle precedenti immolazioni! Allora vuoi chiarirmi tu in cosa consisterà la differenza che in esso oggi si avrà, rispetto al passato?»
«Lo so anch'io, Ruiop, che ogni cosa è rimasta invariata nella funzione sacrificale; però ti do per certo che quest'oggi nessuna di noi vittime designate andrà incontro all'immolazione e alla morte. Al contrario, sarà il dio Detruf a trovare pane per i suoi denti! Ti garantisco che, da questo giorno in poi, non ci saranno più sacrifici sul nostro pianeta per nessuna divinità; mentre i Kloustiani torneranno ad essere di nuovo un popolo felice! Ora che lo hai saputo da me, ho reso felice pure te?»
«Ma chi te le ha fatte credere tali cose assurde, principessa? Forse sono stati i tuoi nobili genitori, allo scopo di alleviarti la pena e di non farti spaventare nell'affrontare la morte? Ma essa tra poco si impadronirà di te, allo stesso modo che farà con tutte le altre!»
«Invece non sono stati i miei genitori, Ruiop! Anzi, anch'essi le ignorano quanto te. Se ci tieni a saperlo, le ho apprese da uno che sa il fatto suo e che non mente mai in certe cose!»
«Magari, principessa Seanira, le tue belle parole fossero conformi al vero! Pensa che il sacrificio di oggi sta facendo vivere anche a me dei momenti da inferno, tormentandomi a tal punto da condurmi sull'orlo della pazzia. Ti starai domandando perché mai? Ebbene, il motivo ti è presto spiegato. Anche la mia primogenita Elicoria è stata scelta per essere immolata nel pomeriggio al dio Detruf. Adesso stiamo andando a prendere proprio lei. Comprendi ora il mio dolore?»
«Invece, Ruiop, ti invito a dar credito a quanto ti ho appena riferito. Stanne certo che stasera tu e la tua consorte vi ritroverete ancora la vostra Elicoria in casa a rallegrarsi tra le vostre braccia, completamente sana e salva! Il motivo? Vostra figlia non andrà incontro a nessun sacrificio nel tempio, insieme con tulle le altre ragazze!»
Le parole della falsa principessa non avevano convinto neanche un poco lo sconsolato trasportatore. Egli, dopo essersi chiuso in un disperato mutismo, aveva seguitato il suo cammino cittadino di casa in casa. Quando infine aveva ultimato il prelevamento delle sette giovani vittime, le aveva condotte al tempio. In quel luogo, due Tagmi già le stavano aspettando, poiché essi dovevano prepararle per la funzione religiosa. Perciò i due orribili esseri, dopo averle costrette a denudarsi, avevano cosparso il corpo di ognuna di loro di uno strano unguento. Il quale, oltre ad essere maleodorante, era anche molto infiammabile, poiché doveva bruciare più celermente il corpo delle fanciulle che andavano immolate al dio Detruf.
Il sacrificio aveva avuto inizio nelle prime ore pomeridiane. Come di consuetudine, era stato permesso di presenziarlo ai parenti più stretti delle vittime. Inoltre, erano presenti nel tempio un centinaio di Tagmi, compreso il loro capo Gurap, che doveva fare da officiante della cerimonia. Delle cento creature del dio Detruf, pochi avevano il compito di espletare le varie mansioni inerenti all'esecuzione del sacrificio. La maggioranza di loro vi assisteva per badare che fra i Kloustiani presenti vi fosse la massima calma. Esse, com'era sempre stato, avevano l'ordine di uccidere all'istante tutti quei parenti scontenti, che avessero tentato di turbare il rito sacrificale.
Al primo colpo di gong, due dei Tagmi avevano raggiunto la finta principessa Seanira e poi l'avevano accompagnata sul basamento circolare, il quale era situato sulla destra della statua. Sopra di esso, le avevano legato i polsi con una corda, che era servita anche ad appenderla alla barra del sacrificio. Questa poteva essere girata, finché non formava un angolo retto. Infatti, una volta che la vittima veniva a trovarsi sopra il braciere con dentro il fuoco che bruciava, essa si bloccava automaticamente sopra le fiamme. Le quali si sprigionavano volubili e vermiglie dal contenitore metallico, che era sistemato davanti al simulacro del dio.
Tra lo stupore di tutti gli astanti, compresi i Tagmi, la principessa Seanira non era apparsa affatto terrorizzata, intanto che la conducevano sul basamento e la legavano alla ferrea barra girevole. Al contrario, ella aveva fatto sprizzare dai suoi vividi occhi un raggiante sorriso di gioia. Esso, in un certo senso, era stato di confortevole speranza per le altre vittime sacrificali. In quegli attimi spaventosi, le poverette si stavano dando a sommessi pianti e si mostravano prede di una terribile costernazione interiore. La quale non smetteva di abbandonarle; ma infondeva in loro soltanto un grande terrore. Ma dopo che la barra girevole era stata spinta sopra il braciere sacrificale, il corpo della fittizia Seanira si era ritrovato tra le volute delle voraci fiamme. Esse allora avevano iniziato ad aggredirlo e ad invaderlo in ogni sua parte, mostrando tutta l'aria di volerselo divorare in brevissimo tempo.
Allora quello spettacolo aveva fatto agghiacciare gli animi dei Kloustiani che erano presenti, specialmente quelli delle altre vittime sacrificande, che dovevano subire l'uguale sorte. Questa volta, però, i Tagmi avevano notato qualcosa di insolito, che li aveva lasciati perplessi ed interdetti. Infatti, erano venuti a mancare i soliti tentativi di divincolamento da parte della vittima che bruciava, al fine di tentare di liberarsi dagli stretti legami. Anzi, da parte sua, non c'erano state neppure le previste contorsioni, che sarebbero dovute esserci senza meno, a causa dell'arrostimento del suo corpo. Ella, oltre a restare immobile, si palesava refrattaria alle fiamme che l'avvolgevano, poiché queste si mostravano impotenti sia ad attaccarla sia a procurarle la più lieve strinatura.
Com'era possibile un fatto del genere? Si domandavano i Tagmi presenti. Lo strano fenomeno aveva reso attoniti soprattutto i familiari delle vittime che assistevano al sacrificio. Al contrario, essi si attendevano ben altro da un corpo assalito e circondato interamente dalle voraci fiamme. Di certo, non si aspettavano da lei che si mettesse ad urlare, siccome la vittima era imbavagliata! A loro parere, almeno dovevano esserci certe sue naturali reazioni, che conseguivano dalle ustioni profonde. Quelle sì che non sarebbero dovute mancare in quella occasione, ovviamente insieme con i miasmi provenienti da un corpo bruciante in fase di cremazione! L'arcano fenomeno non era risultato circoscritto alla sola refrattarietà della principessa alle fiamme. Nel giro di pochi minuti e per altri suoi straordinari sbocchi, esso si era manifestato a tutti gli astanti ancora più strabiliante.
Dopo essersi mostrata inattaccabile dalle fiamme, all'improvviso la giovane Seanira si era liberata della corda che le teneva i polsi legati e aveva effettuato una piroetta nell'aria. Infine, tra lo stupore di tutte le persone presenti e degli stessi Tagmi, ella si era mostrata al di sopra delle fiamme, dove se ne restava sospesa nello spazio aereo senza fiatare. Perciò la si poteva scorgere immobile, mentre teneva la testa in giù e le braccia completamente aperte, come se si preparasse ad attuare qualcosa di non precisato. Restando poi in quella posizione inverosimile, la vittima si era data ad emettere una specie di vapore congelante dalla bocca, la quale non aveva più alcun bavaglio per essersene liberata. Esso rapidamente aveva imbrigliato le fiamme dentro un gelicidio trasparente di forma sferica. Perciò ognuno dei presenti aveva potuto scorgere all'interno della sfera ghiacciata, fisse in una immobilità statuaria, sia le fiamme divenute azzurrognole sia l'immagine del dio Detruf. Anzi, il suo volto terrifico faceva trasparire la immensa rabbia che gli derivava dal raggiro subito dalla diva. Costei, al contrario, appariva trionfante di gioia, per essere riuscita a conseguire il suo generoso obiettivo.
Il prodigioso gelicidio, attuato da Kronel per imprigionare il dio negativo, si dimostrava un'opera che non poteva temere né il calore né il fuoco. La sua durata, però, era limitata ad un giorno, se non si fosse provveduto a seppellirlo in tempo nel cuore di un ghiacciaio. Perciò la diva, consapevole di tale fatto, non aveva esitato a traslare lo sferico gelicidio sul più grande ghiacciaio del pianeta. In quel luogo, ella aveva scavato una buca profonda metà del suo spessore e, dopo avervi fatto precipitare dentro la sfera gelata, l'aveva poi riempita di durissimo ghiaccio, compattandolo in modo duraturo. Portata infine a termine tale operazione, la divina Kronel aveva ritenuto che il suo compito su Kloust fosse terminato, anche perché si era risolto magnificamente. Allora aveva stabilito di lasciarsi alle spalle quel pianeta e di incamminarsi di nuovo alla volta di altre galassie e di altri mondi, dei quali Kosmos si presentava totalmente e variamente disseminato in ogni sua parte.
Come mai la divina figlia di Kron, prima di intraprendere il suo viaggio nello sconfinato Kosmos, non si era anche preoccupata di liberare i pacifici Kloustiani dai loro oppressori Tagmi? Naturalmente, per agire in quel modo, un motivo ci doveva essere stato senza dubbio. Per conoscerlo, basterà ritornare al tempio e vedere ciò che nel frattempo era successo in quel posto, dove adesso dominava soltanto l'entusiasmo. Ebbene, dopo che la generosa Kronel aveva lasciato il luogo del sacrificio con il suo carico malvagio, ad un tratto, tutti i Tagmi presenti si erano dati ad accusare una forte cefalea. Essa aveva iniziato a farli barcollare, impedendo ad ognuno di loro una normale deambulazione. Alla fine in tali esseri il mal di testa era venuto meno; però la loro deambulazione non era stata più quella di prima, siccome essa era divenuta perfettamente identica a quella dei primati superiori. Infatti, non appena era venuta a mancare la guida del loro dio protettore, i Tagmi erano ridiventati le scimmie di un tempo e si comportavano proprio come tali, essendo immemori della precedente esistenza, quella che il dio Detruf aveva messo a loro disposizione. Allora molti di loro erano stati uccisi senza criterio; altri erano stati risparmiati a ragion veduta, poiché i poveretti non erano stati considerati affatto responsabili dei delitti da loro perpetrati nella più completa incoscienza.
In seguito a quanto era avvenuto nel tempio e alla trasformazione dei Tagmi, che ora erano ridiventati le scimmie di prima, in città i Kloustiani avevano festeggiato la fine della tirannia. Ma il re Euroco e la regina Gralia, sebbene si fossero mostrati entusiasti dell'avvenimento, lo stesso erano apparsi mesti nel volto. Entrambi erano convinti che la loro figliola non sarebbe più ritornata a casa. Invece in serata, quando la loro Seanira li aveva raggiunti a corte, i due sovrani si erano sentiti come risuscitati da un tremendo incubo. Poco dopo essi si erano messi ad abbracciare la figlia con l'affetto più caloroso e con l'amore più sentito. Ma poi il re di Teurak aveva domandato alla sua figliola come avesse fatto a compiere una impresa del tipo di quella portata a termine al tempio durante il suo sacrificio. Seanira, non sapendo cosa rispondere, era rimasta molto perplessa. Subito dopo, avendo deciso di essergli leale, gli aveva risposto:
«Padre mio, non so niente di quanto è avvenuto al tempio, dal momento che sono rimasta nascosta fino a poco fa nella soffitta sottostante alla grande torre. Devi sapere che la ragazza, che tutti credevate me, in realtà non ero affatto io. Era semplicemente Uldor, il solitario viaggiatore dello spazio, il quale aveva assunto le mie sembianze. Egli, mosso a pietà delle nostre innumerevoli traversie, ha voluto fare una breve sosta sul nostro pianeta, poiché aveva stabilito di trarci fuori dai numerosi guai che ci opprimevano. Uldor godeva della protezione dei divini gemelli Kron e Locus.»
«Attualmente, figlia mia, dove si trova questo mitico Uldor, che ci ha fatto un impagabile servigio? Io sento il dovere di ringraziarlo a nome mio e dell'intero popolo di Teurak. Nel contempo, vogliamo anche esprimergli la nostra più profonda gratitudine! Allora mi riferisci dove egli si trova in questo momento? Anzi, faresti meglio a presentarcelo!»
«Questo non lo so neppure io, padre mio. Ma se non si è rifatto più vivo, penso che Uldor abbia già ripreso il suo viaggio attraverso il sentiero delle stelle. In questo istante, il misterioso personaggio sarà alla ricerca di altra gente infelice, che si mostrerà bisognosa del suo aiuto, come lo eravamo noi fino a mezzogiorno di oggi!»
Già il mattino seguente, i Kloustiani si erano messi immediatamente all'opera con grande lena. Dopo aver abbattuto il simulacro del dio Detruf, essi avevano iniziato a rimettere in piedi nel tempio le due gigantesche statue degli eccelsi gemelli Kron e Locus, essendo intenzionati a rifarle più magnifiche di prima. In quel modo, essi intendevano ringraziarli di aver inviato in loro soccorso il fenomenale e magnanimo Uldor. Il quale, secondo Seanira, era il solitario viaggiatore dello spazio, che li aveva liberati dalla malefica divinità, riportando tra di loro la serenità e la pace di un tempo.