170-IL DIO KRON INGANNA LUCIEL, ALLORA KRONEL LASCIA LUXAN
Nella vicenda d'amore dei due divi, la divinità, la quale aveva dovuto assumersi il maggiore onere di ansia e di sofferenza, era stata la dea Lux, la tormentata madre di Luciel. Per lei, gli attimi di esistenza si erano andati srotolando tumultuosamente, precipitando con furia nel baratro di un'angosciante disperazione. La sventurata dea, dopo che la sparizione del secondo marito l'aveva costretta a convivere con la propria truculenta esistenza, era rimasta come scioccata da quello che le si profilava davanti come un nuovo nefasto evento. Il quale stava per piombarle addosso, simile ad un tornado di tribolazione e di immani traversie. In precedenza, dopo l'abbandono del consorte, per sua fortuna la presenza in casa del piccolo Luciel, in un certo qual modo, le era risultato di modesto conforto. Poteva affermarsi che le aveva ammortizzato il duro colpo che aveva ricevuto dalla sorte, preservandola così da un sicuro tracollo dell'animo. Adesso, invece, siccome il figlio era venuto a trovarsi nel suo mirino, l'avverso destino minacciava di far soccombere da un momento all'altro anche lui, che per anni aveva rappresentato per lei l'àncora di salvezza. Per tale ragione, l'abbattuta divinità era ripiombata nell'afflizione più insopportabile e più straziante. In tutti i modi, quindi, cercava di allontanare da Luciel la terribile minaccia che avrebbe fatto molto male pure a lei. Invece il tempo stringeva e non intendeva fermarsi, non essendo esso dalla sua parte! Ecco perché, mentre si dispiegava, sembrava proprio che tramasse contro di lei e il suo figliolo, soltanto perché egli seguitava con cocciutaggine a rifiutarsi di darle ascolto. Per questo l'avverso tempo le si mostrava spietatamente inclemente e la incalzava con il suo scorrere fremente e crudele!
A quel punto, la dea Lux non si era mostrata disposta a desistere e a subire passivamente la perdita del suo quartogenito. Il suo immenso amore materno l'aveva spinta a tentarle tutte con grande abnegazione, pur di trarre il suo Luciel dai guai, che stavano per aggredirlo in modo rovinoso. Tirando le somme, alla fine ne aveva dedotto che ella era stata in grado di prodigarsi ben poco per lui; ma ciò, non per propria inadempienza oppure per propria negligenza! Allora si era convinta che non ci sarebbe stato niente da fare per suo figlio, se prima non gli fosse stata svelata tutta la verità su Kronel. Per questo, considerato che quella era l'unica strada da percorrersi, se ci teneva a salvarlo, la dea aveva deciso di avventurarsi in essa, senza curarsi più neppure del potentissimo Kron. Prima, però, ne avrebbe messa al corrente la consorte di lui, che era la dea Ebla. Ella, infatti, aveva promesso all'amica che avrebbe preso tale decisione, solamente dopo averla avvertita.
Così, una volta che si era trovata davanti alla dea della fertilità, la dea Lux aveva stabilito di usare con la divina compagna un linguaggio franco e determinato, a causa della gravità della situazione. Perciò, facendole presente che i tempi stavano precipitando per l'aggravarsi dello stato di cose, le si era data ad esprimersi con tali parole:
«Ebla cara, tenuto conto che non siamo riuscite ad essere persuasive verso i nostri due figli e che l'ira di Kron può esplodere da un istante all'altro, ho deciso di raccontare l'intera verità al mio Luciel, a costo di inimicarmelo per sempre! Lo so che sarà difficile che egli mi comprenda e non mi ritenga la dea frivola e leziosa, quale i fatti tenderanno a dipingermi; però di ciò non mi importerà un accidente! La cosa che avrà valore per me è che alla fine avrò salvato mio figlio e potrò continuare a vederlo senza cessazione. Luciel per me rappresenta tutto il mio bene; oggi riesce perfino a colmare il vuoto lasciato in me dal mio Alcus, che è sparito dalla circolazione. Per lui, non esiterei ad immolare la mia esistenza, a sacrificare i miei occhi, a privarmi di ogni felicità, ad abbracciare l'eterno cordoglio e a depositarlo nel mio animo. Avendolo cresciuto con grande dedizione, giammai mi perdonerei di avergli provocato una disgrazia per colpa mia! Quindi, oggi stesso, gli riferirò quanto egli ha da sapere su di me!»
«Ti comprendo, Lux, se non riesci a recuperare la tua serenità! Al posto tuo, anch'io avrei la medesima difficoltà; inoltre, giustamente non ti dai pace, a causa del pericolo che minaccia tuo figlio Luciel. Il quale, da parte sua, neppure se ne dà per inteso!»
«Come potrei essere serena, mia cara Ebla? Tu ti senti tranquilla, poiché non temi per la tua Kronel. Per cui nessun segno di timore, e tanto meno di sconforto, può mostrarsi leggibile sul tuo volto. Sai anche tu che, se una punizione ci sarà da parte di tuo marito, essa sarà inflitta solo al mio povero cocciuto figliolo. La tua Kronel, invece, soffrendo per la sua sparizione, non potrà che venirne colpita di riflesso, senza correre alcun grave rischio. Io venero il mio Luciel, l'ho allevato teneramente tra le mie braccia premurose, l'ho nutrito con i miei baci e le mie carezze, gli ho riservato i miei migliori sorrisi. Inoltre, ho vegliato senza sosta, affinché il suo sonno risultasse ogni volta pacato ed indisturbato; l'ho difeso di continuo da ogni possibile male. Perciò adesso, se per salvarlo dovrò rivelargli che Kronel è sua sorellastra, essendo stata da me concepita insieme con il dio Kron, ebbene, sia! In Luxan si gridi pure allo scandalo ai quattro venti, poiché a me non interesserà più niente! Che io venga anche calpestata da chiunque, per quello che apparirà un mio evidente errore, ma che invece non ne ho colpa alcuna!»
Alle accorate parole della dea della luce, che avevano manifestato senza equivoci l'accento penoso di una madre enormemente afflitta, la dea Ebla, comprendendola, non le aveva dato torto e si era anche commossa in modo indicibile. Alla fine, anche per tirarle un po' su il morale, esprimendole la sua totale solidarietà, le aveva risposto:
«Hai tutta la mia comprensione, mia povera Lux, poiché immagino quanto tu abbia sofferto in questi giorni e continui a penare tuttora! Il dolore di una madre, che sta per assistere alla fine del proprio figliolo e si vede nella impossibilità di intervenire in suo aiuto, non può che essere struggente ed incontenibile. Allora, giunte al punto in cui siamo arrivate, anch'io sono del parere che tu debba confessare a Luciel la verità, visto che unicamente essa potrà farlo recedere dai suoi passi e salvarlo. Dunque, non perdere altro tempo e corri subito a dirgli la ragione, per cui tu e il mio consorte vi opponete al loro amore. Vedrai che, non appena apprenderà che lui e Kronel sono fratelli uterini, non vorrà più sentire parlare d'amore. Anzi, correrà subito da mia figlia e la metterà al corrente della loro fratellanza. Così dopo anch'ella vorrà recedere dalla sua ferma volontà di fidanzarsi con lui e, ciò che sarà più importante per te, salverà in questo modo il proprio fratello dalla minaccia di Kron, il quale starà senz'altro già in agguato. Ti raccomando, però, di lasciarmi fuori da questa storia, cara Lux, perché voglio continuare a fare la gnorri, ossia a fingere di non sapere niente di tutto ciò, specialmente al cospetto di mio marito! Per questo mi esimerò anche dal raccontare ogni cosa alla mia figliola, dal momento che ella apprenderà dal tuo Luciel ciò che deve sapere. Adesso ti lascio, amica mia!»
All'incitamento della comprensiva Ebla, la dea Lux, senza perdere un attimo di tempo, era ritornata di corsa alla propria dimora. Poco prima, la poveretta vi aveva lasciato il figlio, il quale l'aveva anche abbracciata e baciata, mentre usciva per andare a fare la sua impellente visita alla consorte del dio Kron. Invece, dopo essere rincasata, non ve lo aveva più trovato, siccome Luciel aveva appena abbandonato la casa per sempre. Infatti, essendo quello il giorno della loro partenza ed avendo già dato all'ignara genitrice l'abbraccio e i baci di addio, egli era corso a raggiungere la sua Kronel nell'Intersereno. Vi si era precipitato con tutta la premura possibile, poiché non vedeva l'ora di partire con la sua amata alla volta dell'ignoto. In quel luogo, essi avrebbero vissuto insieme la loro esistenza e vi avrebbero trascorso una intera eternità, tutta dedita al loro amore, alla loro gioia e alla loro tranquillità.
Lo stesso giorno che Kronel e Luciel si erano proposti di abbandonare insieme il Regno della Luce, essendo intenzionati a raggiungere la meta dei loro meravigliosi sogni, quella che essi avevano già individuata in una zona poco battuta del profondo universo, l'eccelso dio Kron aveva stabilito di entrare in azione. Egli aveva deliberato di infrangere per sempre il vincolo amoroso che, previo solenne giuramento, era venuto a nascere fra i due divi ribelli. A tale scopo, fin dal primo mattino, il dio del tempo si era messo a fare la posta al figlio dell'amica Lux, siccome intendeva fargliela pagare caramente, separandolo per l'eternità dalla sua Kronel. Quanto alle due giovani divinità fervidamente innamorate, esse avevano ritenuto opportuno scegliersi come loro meta il solitario pianeta Bufon, sul quale avrebbero trovato un sicuro ricetto. Tale astro spento orbitava intorno alla stella Clistar, la quale era situata nella sperduta galassia di Raspet. Questa, a sua volta, occupava la parte più settentrionale dell'emisfero boreale di Kosmos. I due divi innamorati avevano convenuto che, al momento della loro partenza, sarebbero dovuti ritrovarsi nell'Intersereno, in un posto che era noto esclusivamente a loro due. In verità, si trattava del solito laghetto, il quale aveva rappresentato fino a quella data il punto di effusione della maggior parte dei loro amoreggiamenti. Partiti poi da quel meraviglioso angolo, i due divini amanti avrebbero dovuto attraversare la Nube Nera per disfarsi così dei loro dati di identificazione. Fatto ciò, essi si sarebbero lanciati senza perdere tempo per lo sterminato spazio cosmico.
Quando Luciel si era mosso da casa, Kronel già si trovava nel posto prefissato da qualche oretta e lo stava attendendo con una certa impazienza. Ella non vedeva l'ora di mettersi in viaggio con il suo amato e trovarsi al più presto fuori della portata delle grinfie paterne. Eppure, anche se non sapeva spiegarsene il motivo, quel giorno la diva non si sentiva abbastanza serena. La poveretta aveva l'animo che le si dibatteva in un'ansia inquietante, come se stesse per succedere qualcosa di brutto al suo Luciel. Perciò di continuo ella era rimasta a rimirare in modo ossessivo lo spazio infinito dell'Intersereno, il quale seguitava a dispiegarsi vuoto davanti a sé. Cercando di penetrarlo il più possibile, la diva vi voleva scorgere ad ogni costo l'arrivo del suo Luciel, dal momento che soltanto allora ella si sarebbe messa l'animo in pace. Ma siccome quell'evento tardava a verificarsi dinanzi ai suoi occhi, la diva non riusciva a spiegarselo. Allora non le restava altro da fare che continuare a friggere di inquietudine e di smania. Infine, essendo in preda alla stizza e al rammarico, ella si era decisa ad andargli incontro, poiché voleva rendersi conto del perché di quell'eccessivo ritardo del fidanzato.
Ovviamente, il nostro lettore avrà già immaginato con facilità il motivo dell'indugio del divo, il quale stava risultando tardivo più del normale e non gli faceva più raggiungere la sua diletta Kronel. Assai di sicuro egli non si sarà sbagliato riguardo ad esso, per cui tra breve ne avrà anche la conferma. Ma gli tocca pazientare ancora un poco, prima di venire a conoscenza della vera causa dell'inspiegabile ritardo del divo nel raggiungere il luogo del loro incontro.
Simile ad un truce sparviero in agguato, il quale è sul punto di scagliarsi addosso alla timida colomba adocchiata, così il possente divino Kron, dopo avere assunto l'abito invisibile, aveva appostato il divo Luciel. Siccome aveva in serbo per lui una sorpresa del tutto sgradita, il dio ne aveva atteso l'uscita dalla sua abitazione, essendo certo che da un momento all'altro egli si sarebbe condotto presso la figlia. Avendolo infine avvistato mentre veniva fuori di casa, il dio del tempo lo aveva seguito fino alle adiacenze dell'Intersereno, dove aveva assunto le sembianze della figlia Kronel. In seguito, prima che il divo entrasse nel luogo della serenità, egli, emettendo un urlo di disperazione, aveva attratto la sua attenzione. Allora il figlio della dea Lux, appena aveva scorto la figura della sua disperata fidanzata, non aveva più badato a raggiungere il luogo di appuntamento, come aveva stabilito di fare. In quell'istante, invece, la sua principale preoccupazione era stata quella di trovarsi accanto all'amata e di consolarla. Egli era anche intenzionato a comprendere cosa fosse intervenuta a tormentarla a tal punto, da spingerla d'impulso ad intraprendere disperata il nuovo imprevisto volo. Ella, da parte sua, che rappresentava il dio del tempo, non se n'era restata ferma ad aspettarlo per permettergli di confortarla. Al contrario, aveva continuato la sua pazza corsa, che la trascinava senza meta attraverso l'Empireo.
Così Luciel, non sospettando minimamente che si trattasse di un inganno macchinato dal dio Kron, non se l'era sentita di lasciarla andare tutta sola per lo spazio luxaniano, in preda alla sua disperazione. Per questo si era lanciato al suo inseguimento, mettendosi ad ordinarle con quanta voce avesse di fermarsi e di spiegargli il motivo della sua strana angustia. Invece, dal canto suo, la fittizia diva, che egli riteneva la propria Kronel, non aveva smesso di sfuggirgli, lasciandolo inascoltato e distanziandolo sempre maggiormente. La sua figura, quasi fugace ed evanescente, affondando nell'immenso spazio di Luxan, sembrava quasi disintegrarsi e svanire davanti ai suoi occhi. Quella specie di impressione gli veniva causata dal fatto che egli, pur con grandi sforzi, a malapena riusciva a starle dietro, anche se si dava da fare per non perderla di vista. In verità, pur non rendendosi ancora conto dove ella fosse diretta, non si sentiva affatto tranquillo, poiché nel suo animo avvertiva che qualcosa di molto drammatico stava per succederle. Alla fine, però, essendosi reso conto che la meta della sua adorabile diva non poteva essere che l'Abisso dell'Oblio, Luciel aveva badato a raggiungerla al più presto e a non farle portare a termine il suo insano proposito. Ma ormai ella, avendo accelerato ulteriormente la sua corsa ed essendo accresciuta la sua distanza da lui, era come sparita nel nulla. Perciò il timore che la sua Kronel andasse a buttarsi proprio nell'Abisso dell'Oblio aveva allarmato Luciel e lo aveva trascinato sull'orlo dello sconcerto più sconfortante. Aveva travolto e dissolto tutti i suoi splendidi sogni, insieme con le sue magnifiche speranze. Eppure, fino ad un momento prima, egli aveva serbato candidamente nell'animo gli uni e le altre, in attesa di realizzarli insieme con la sua amata diva e rendere così la propria esistenza paga di ogni cosa, a cominciare dall'amore.
Che cos'era l'Abisso dell'Oblio, il cui nome non ci risulta affatto nuovo? Forse ci sarà utile parlarne succintamente, allo scopo di avere le idee meno confuse su di esso. Si trattava di una sconfinata profondità che metteva in comunicazione l'Empireo con Inesist, il quale era il Regno dell'Inesistente e del Nulla. Prendendo inizio da una bocca di forma circolare, tale abisso sprofondava in un ammasso tenebroso e voraginoso, attraversando gorghi volubili e vorticosi. Se una divinità vi si gettava dentro di sua iniziativa, poteva considerarsi sistemata per l'eternità. Una volta che veniva imprigionata dai suoi gorghi trascinatori, per essa significava la fine e niente più poteva farla tornare indietro per permetterle di recuperare l'esistenza originaria. Allora si era propensi a pensare che la divinità, che vi si gettava liberamente, entrasse nell'oblio di sé stessa. Il motivo? Secondo gli abitatori di Luxan, far parte della realtà del nulla e dell'inesistente era la medesima cosa che calarsi nella dimenticanza più assoluta di sé stessa e delle altre divinità esistenti.
Ritornando adesso al figlio della dea Lux, ad un tratto, egli aveva avvertito dentro di sé lo sfacelo della propria essenza. Gli era parso che essa stesse precipitando in un vortice, che la deprivava di ogni sua insita qualità e di ogni sua peculiare caratteristica. In seguito, però, vedendo che si stava smarrendo d'animo in modo pauroso, Luciel aveva deciso di ribellarsi a quel suo incipiente accasciamento e di reagire con determinazione alla nuova avvilente circostanza. Egli, oramai, si era persuaso che era da vile abbandonare proprio in quella circostanza Kronel al suo destino, che le si prospettava fosco e funesto. Per salvarla, dunque, doveva mettercela tutta e cercare di raggiungerla senza meno per convincerla a non commettere l'insano gesto, che ella all'improvviso si era proposta di mettere in atto.
Nel frattempo, lo sventurato aveva sperato che la sua amata, prima di gettarsi nell'Abisso dell'Oblio e di pervenire ad Inesist, almeno ci avrebbe riflettuto un poco, consentendogli così di arrivare in tempo sul posto per dissuaderla dal suo folle progetto. Allora, mostrandosi fiducioso che ciò sarebbe avvenuto senza meno, l'afflitto divo, quadruplicando i suoi sforzi, si era lanciato il più velocemente possibile verso il baratro infernale. Quando poi lo aveva raggiunto, egli aveva trovato nelle sue prossimità un canuto dio, il quale, mostrandosi con i capelli lunghi ed ondulati, oltre che con una folta barba, se ne restava seduto sopra un masso. In realtà, il divino vegliardo, che si presentava sotto mentite spoglie, non era altro che il dio del tempo. Egli stava aspettando il suo arrivo con l'intenzione di incastrarlo, invogliandolo a fare ciò che desiderava. A quell'apparizione, il divo Luciel, che era ormai in preda ad una convulsa agitazione, gli si era avvicinato e gli aveva domandato:
«Nobile vegliardo, mi dici chi sei e cosa ci fai seduto nei pressi del ciglio infernale? Se non ti dispiace, avrei qualcosa da chiederti.»
«Sono Fopuk, il guardiano dell'Abisso dell'Oblio. Il mio compito in questo luogo è quello di invitare le divinità, che hanno deciso di buttarsi nel letale precipizio, a ripensarci almeno tre volte. Ma ahimè, non sempre il mio consiglio viene ascoltato dalle divinità, che si sono messe in testa di farla finita con la propria esistenza. Ti posso garantire che esse sono quasi sempre delle dee sconsolate. Per questo, da parte mia, non posso fare altro che stringermi nelle spalle ed assistere impotente e dispiaciuto al loro tuffo dissennato nell'inesistenza, provocando la loro autodistruzione! Dopo tale loro insana decisione, posso soltanto avere pietà di quelle che si suicidano, senza apprezzare per niente l'esistenza luxaniana! Ora puoi chiedermi tutto ciò che ti interessa sapere da me.»
«Per caso, venerando Fopuk, non hai visto anche una giovane dea aggirarsi poco fa in questi paraggi, in preda al suo profondo avvilimento? Temo che pure a lei possa essere balenata una simile idea suicida, abbattuta come l'ho scorta, mentre si dirigeva come un fulmine in direzione di questo luogo! Mi interessa saperlo, se non ti dispiace.»
«Come potevo non accorgermi proprio di lei, preoccupato divo, bella ed avvenente qual era nei suoi lineamenti? Esulcerata dalla sua immensa pena, la sventurata mostrava uno sguardo assai smarrito ed un animo dibassato da chi sa quale sua grande sventura! Io ho cercato in tutti i modi di rasserenarla, di scoraggiarla dalla sua folle intenzione e di farla ragionare per lo meno un tantino. Ma ella, senza ubbidirmi, ad ogni costo ha voluto gettarsi nell'Abisso dell'Oblio. Nel momento che vi si gettava, ha gridato forte: "Perdonami, Luciel, eterno amore mio, per questo mio gesto folle e disperato!". Adesso dimmi un po', divo poveraccio, non si sarà mica voluta riferire a te la graziosa diva, mentre si suicidava? Se dovesse essere così, mi unisco al tuo infinito cordoglio!»
«Sì, Fopuk, le sue parole erano rivolte proprio a me, che ero il suo amato divo! Ma non comprendo questa sua decisione affrettata. Noi due avevamo tutt'altri progetti in cantiere e proprio quest'oggi avremmo dovuto attuarli. Invece ella, con una inconsulta mossa a sorpresa, ha fatto intendere che non voleva più sapere niente di me e della propria esistenza. Ad ogni modo, non riesco a spiegarmi perché ella abbia cambiato idea all'ultimo momento! Almeno me ne avesse parlato prima con la massima sincerità! Se lo avesse fatto, l'avrei accompagnata nel suo insano gesto e insieme ci saremmo annientati in Inesist.»
Poi, approssimandosi alla bocca del baratro, Luciel aveva incominciato a lamentarsi in questo modo:
"Kronel, non dovevi farmi questo torto! Se avevi stabilito di compiere ciò che hai fatto, eri tenuta prima a parlarne con me! Allora, mano nella mano, avremmo fatto insieme il grande balzo nell'Abisso dell'Oblio ed avremmo posto fine alla nostra misera esistenza. Adesso, invece, mi obblighi lo stesso a seguirti, dal momento che davanti a me non si intravede un destino migliore che possa mitigare la mia pena. Non credi che sarebbe stato più bello che io l'avessi fatto in tua compagnia? In tal modo, avremmo affrontato, in un vicendevole abbraccio, l'incognito destino, quello che attende nel baratro le miserabili divinità che decidono di soffocare in esso la propria grama esistenza!"
Così dicendo, il figlio della dea Lux si era gettato a capofitto nella voragine, la quale conduceva dritta all'inesorabile regno di Inesist. Nello stesso istante che aveva spiccato il proprio salto nel profondo abisso, il divo era stato raggiunto dal grido sconfortato della sua Kronel. La quale stava sopraggiungendo esattamente in quel momento alle sue spalle. Ma ella invano gli aveva urlato: "No, non farlo, Luciel!" Il suo invito gli era arrivato troppo tardi all'orecchio, perché egli potesse darle ascolto. Oramai il poveretto Luciel aveva già dato il rovinoso balzo in avanti, il quale all'istante lo aveva consegnato ai veementi e rapitori gorghi dell'abisso infernale. Allora lo sfortunato divo vi era precipitato non più con l'indifferenza della rassegnazione, ma con l'indignazione dell'inganno subito e con l'amarezza del sopraggiunto rimpianto. Entrambe le cose gli avevano reso più dolorosa la sua dipartita verso il suo destino annientatore. Il quale, da quell'istante, non lo avrebbe più mollato.
Perché mai Kronel si era trovata anche lei nelle vicinanze dell'Abisso dell'Oblio? Di certo non vi si era condotta per una passeggiata o per un improvviso capriccio. La diva non doveva incontrare nell'Intersereno il suo amato Luciel per intraprendere insieme con lui il programmato viaggio? Allora cos'era sopravvenuto nel frattempo, se ella era stata spinta a condursi in quella remota parte del Regno della Luce, dove aveva appena scorto il suo Luciel compiere l'insano gesto, senza poter fare niente in suo soccorso? A questo punto, cerchiamo di comprendere le vere ragioni che l'avevano indotta a quel suo lungo tragitto e a trasferirsi in prossimità del profondo baratro che conduceva ad Inesist.
Come già appreso in precedenza, Kronel, mentre si spazientiva per il forte ritardo del suo Luciel, ad un certo punto, si era allontanata dal luogo in cui lo attendeva per andargli incontro e per sincerarsi che non gli fosse accaduto nulla di grave. La prima tappa delle sue ricerche non poteva essere stata che l'abitazione del suo innamorato. Perciò vi si stava dirigendo con una certa sollecitudine, sperando di incontrarlo lungo la rotta che da essa portava all'Intersereno. La diva, però, volando in quella direzione, a un certo punto si era vista sfrecciare davanti la sagoma di una giovane dea, la quale le era parsa l'esatta sua immagine. Allora si era arrestata di botto per cercare di capire come mai quella divinità le somigliasse tantissimo, quasi fosse la sua sosia. Volendo poi rendersi conto di chi potesse trattarsi, aveva deciso di seguirla e di raggiungerla. Quindi, Kronel si era appena data al suo inseguimento, allorché una nuova sagoma, questa volta di un giovane dio somigliante del tutto al suo Luciel, era venuta a passarle davanti come un bolide. Si poteva sapere cosa stava succedendo? Era possibile che il suo Luciel la stesse tradendo con un'altra diva? Ella si era domandata alquanto imbarazzata, non sapendo spiegarsi in altro modo quella strana coincidenza. Essa le aveva presentato il suo amato, mentre inseguiva una giovane dea, la quale lo precedeva a grandissima velocità.
Poco dopo, essendo intenzionata ad approfondire meglio quella incredibile circostanza, Kronel si era messa all'inseguimento del suo amato, tenendosi a ragionevole distanza da lui, poiché non voleva che egli si accorgesse di lei. Via via, però, il pedinamento era venuto ad essere alquanto faticoso, dal momento che sia l'inseguita che l'inseguitore avevano accelerato la loro andatura, superando di cento volte la velocità della luce. In verità, era stata la diva inseguita a dare più foga alla sua corsa, sottraendosi così alla vista del suo inseguitore. Costui, da parte sua, senza darsi per vinto, aveva continuato imperterrito a puntare sempre verso la stessa direzione, la quale conduceva direttamente al famigerato Abisso dell'Oblio. Ma per quale motivo essi si dirigevano alla volta di quel posto nefasto? Kronel si era andata chiedendo sbalordita. Allora ella era stata presa dalla curiosità di conoscere dove era andata a finire anche la diva che si faceva inseguire dal suo Luciel. Perciò aveva fatto funzionare il suo superocchio. Si trattava di una prerogativa che le era stata fornita dal padre. Esso le faceva abbracciare un campo visivo enorme, equivalente alla distanza percorsa da un anno luce. Allora, grazie ad esso, la diva immediatamente si era resa conto che la divinità che precedeva Luciel, in realtà, non era una diva. Invece si trattava di un dio impostore, il quale stava cercando di attirarlo in un tranello. Difatti, una volta giunta in prossimità dell'Abisso dell'Oblio, ella si era trasformata in un dio vegliardo e si era poi messa ad attendere il disperato divo, il quale la inseguiva a perdifiato, senza mai desistere.
Perché quello strano comportamento del dio e a cosa egli mirasse con esso? Kronel si era ancora chiesta, assai preoccupata. Ma ella assai presto si era data pure la giusta risposta. A suo parere, dopo avere assunto la nuova immagine, non intendeva affatto scaraventare il suo Luciel nel baratro senza ritorno, poiché ciò gli era del tutto impossibile, considerato che Inesist accettava solo chi vi si buttava di propria volontà. Quindi, quali potevano essere le sue vere intenzioni, se era impossibilitato ad attuare la prima cosa? Infine, dopo un'attenta considerazione dei fatti, la riflessiva diva aveva compreso che in quel vegliardo di sicuro doveva essersi dissimulato lo scaltro padre Kron. Egli, dopo aver attirato Luciel in quel luogo, si preparava a giocargli un tiro mancino. Ma quale, se neppure a lui era consentito di costringerlo a buttarsi nell'Abisso dell'Oblio? Così la diva si era data a ponderare il caso, senza mai smettere di pensare. Soltanto in seguito ad una ulteriore riflessione, Kronel era addivenuta ai reali intenti paterni. Siccome all'inizio egli aveva assunto le sembianze di lei, per cui Luciel si era subito lanciato al suo inseguimento, successivamente il suo camuffamento in un dio vegliardo sarebbe dovuto servire a trarre in inganno il figlio della dea Lux, facendogli credere che ella si era gettata nella voragine del non ritorno. In questo modo, lo sprovveduto divo non avrebbe esitato a buttarsi pure lui di sua spontanea iniziativa nell'Abisso dell'Oblio, volendo seguire la stessa sorte della sua amata Kronel.
Una volta illuminata dalla nuova verità, la figlia di Kron si era messa anche lei ad accelerare al massimo la sua velocità di volo, avendo intenzione di pervenire alla bocca dell'abisso prima del suo Luciel e di mandare in fumo quanto aveva escogitato la mente del padre. Invece sfortunatamente la sua pazza corsa l'aveva portata ad un nulla di fatto, siccome, proprio mentre ella stava per raggiungerlo, il suo innamorato aveva spiccato il salto fatale nel precipizio dell'inconscio. Per questo ella aveva potuto soltanto scorgerlo, mentre si autoannientava nell'oblio. Inoltre, a nulla era valso pure il suo grido di dolore, con il quale lo aveva scongiurato di non farlo. Invece, per sventura di entrambi, esso aveva raggiunto il divo nello stesso istante che egli si era già lanciato nella fossa di Inesist. Quando infine Kronel era pervenuta all'imboccatura dell'esiziale vortice, il vegliardo dio, naturalmente, aveva già fatto sparire ogni traccia di sé in quel posto e si era come volatilizzato.
A quel punto, l'affranta diva, rivolgendosi all'indimenticabile amato, si era data al seguente struggente monologo:
"Così chi non voleva vederci uniti alla fine è riuscito a dividerci per sempre, mio caro Luciel! Ma egli non poteva averla vinta con noi, se non mediante l'inganno, del quale sei rimasto ingenuamente vittima. Hai voluto porre fine alla tua esistenza, avendo creduto che me ne fossi liberata prima di te. Come hai potuto farti ingannare da chi ti stava spacciando panzane sul mio conto, dimentico che noi due ci eravamo giurati eterno amore? È mai possibile che avrei infranto il nostro giuramento tanto facilmente, dando gusto a chi osteggiava il nostro amore?
Mio buon Luciel, rinunciare all'esistenza, per noi due equivaleva ad abdicare vilmente al nostro amore. Perciò, conoscendo il mio spirito battagliero, non avresti mai dovuto credere ad una mia facile rinuncia all'esistenza, la quale per me avrebbe significato un codardo ritiro dall'aspra lotta insita nell'esistenza! Oramai erroneamente ci hai creduto e sei stato al gioco di chi desiderava ottenere quanto hai fatto. Ma la cosa peggiore è che l'errore, da te commesso con ingenuità, non ammette alcuna resipiscenza da parte di chi vi è cascato, come pure frantuma ogni proposito di riabilitazione da parte sua. Tale fatto sgomenta il mio spirito, lo atterrisce e lo abbatte, poiché si vede costretto alla desistenza dalla lotta e all'abdicazione ai suoi più nobili ideali. Le quali cose sono state sempre ignorate da esso.
Allora, per placare la rabbia e l'ambascia che si agitano nel mio spirito, non mi resta che seguirti nel regno di Inesist. In questo modo, chi ha tramato la tua rovina, presto si pentirà di averlo fatto. Sì, tra non molto, egli si accorgerà che, mandando te in malora, senza prevederlo, ha finito anche col privarsi dell'essere che aveva di più caro! Prima che ti raggiunga nell'ignoto, però, intendo mettere al corrente le nostre madri di quanto mio padre è stato capace di perpetrare ai tuoi danni. Nella medesima circostanza, farò presente ad entrambe che la tua fine ottenuta con un'azione fallace tra breve causerà pure la mia definitiva partenza da loro e da Luxan. Infatti, ho intenzione di fare anche mio il tuo attuale esistere, quello che non ha più un destino innanzi a sé, mancando ad esso un futuro cosciente e fattivo!"
Dopo quel suo soliloquio, senza perdere altro tempo, Kronel era volata alla volta dell'abitazione di Luciel, dove aveva fatto visita alla dea Lux. Ella era stata del parere che, prima di ogni altra divinità, bisognava informare la madre della disgrazia toccata al proprio figlio. La diva, naturalmente, era certa che l'ingrato compito le sarebbe risultato difficile quanto mai; comunque, era suo dovere assolverlo. Allora, vedendola irrompere in casa sua sconvolta al massimo, la dea Lux all'istante se nr era spaventata e si era affrettata a domandarle:
«È accaduto forse qualcosa di grave al mio Luciel? Su, rispondimi, Kronel! Dimmi ogni cosa e non lasciarmi sulle spine, per favore! Devi sapere che, dalla mattinata di oggi, dei cattivi presentimenti hanno continuato a bersagliarmi! Dolce diva, annunciami che mi sbagliavo e che per mio figlio tutto procede all'insegna della serenità!»
«Invece, amabile Lux, le tue sensazioni erano divinatorie, dal momento che si sono dimostrate conformi alla verità. Ma ormai, per il nostro caro Luciel, non c'è più niente da fare! Il poveretto, poco fa, in seguito ad un inganno, si è gettato nell'Abisso dell'Oblio!»
«Ahimè, che gravissima sciagura! Kronel, perché mio figlio lo ha fatto?! Come mai, tutto all'improvviso, ha deciso di separarsi da te per sempre?! È mai possibile che tu non abbia preavvertito tale suo gesto, allo scopo di tentare di dissuaderlo da esso? Non avrei mai immaginato un simile suo atto, il quale equivale ad una tragedia!»
«Come potevo prevederlo, mia sventurata Lux, se l'insano gesto non è stato una iniziativa di tuo figlio? Oltre a comunicarti la sua rovina, sono venuta anche a palesarti che essa è stata opera del mio genitore! Adesso egli può considerarsi soddisfatto di aver vinto contro il nostro schietto amore. Esso aveva solamente la pretesa di sbocciare nella piena libertà, nella sincerità e soprattutto nel consenso dei nostri familiari! Ma da parte loro si è continuato a negarcelo, senza una ragione!»
«Ciò che affermi, graziosa diva, non ha senso, poiché sai benissimo anche tu che i gorghi dell'Abisso dell'Oblio non danno l'eterno ricetto a chi non si presenta loro di propria spontanea volontà! Se una divinità vi viene spinta da un'altra, all'istante essi la catapultano all'esterno e non l'accettano! Così è sempre stato e seguiterà ad essere in eterno!»
«Mio padre, però, con un abile stratagemma, ha fatto in modo che fosse lui a desiderarlo per davvero! Ecco come sono andate le cose, Lux! Assumendo le mie sembianze, egli non ha avuto difficoltà a farsi rincorrere da lui fino al baratro infernale. Dopo, precedendolo sul posto con un buon margine di vantaggio e camuffandosi in un vegliardo dio, ha atteso l'arrivo di Luciel. Alla fine, quando l'ingenuo tuo figlio è giunto sul luogo, tutto preso dallo spavento che io avessi potuto commettere qualche follia, mio padre gli ha dato ad intendere quello che egli temeva, ossia che io mi ero gettata nel pernicioso abisso. Allora il mio amato divo non ha resistito al dolore e, convinto che con il suo gesto mi avrebbe imitato, alla fine si è buttato giù nel vuoto tenebroso della voragine. Così facendo, egli ha voluto porre termine anche alla sua esistenza cosciente ed agente.»
Al luttuoso annuncio di Kronel, la dea Lux si era costernata a non finire, aveva provato un dolore maggiore di quello che le aveva arrecato la scomparsa del marito. Si era ritrovata a vivere il più grande dramma della sua vita, siccome esso le era piombato addosso come una catastrofe immensa e senza fine, massacrandole l'animo e sconquassandole la ragione. Insomma, ella aveva vissuto una esperienza di una drammaticità unica, così terribile e spaventosa essa si era presentata! In ultimo, non bastando ciò, l'aveva fatta sentire peggio che se si fosse lanciata ella stessa nell'Abisso dell'Oblio. Quando poi il dolore era divenuto meno lancinante e più sopportabile dal suo spirito, la dea era ritornata in sé ed aveva recuperato totalmente il controllo della ragione. La qual cosa le aveva permesso di gestire meglio la nuova circostanza e di ragionarci sopra con maggiore ponderazione. A quel punto, la divina Lux si era chiesta se ne valeva ancora la pena mettere al corrente Kronel della verità che la riguardava, dopo che il suo Luciel era perito per sempre per tutti coloro che lo amavano. Allora la riflessione l'aveva fatta mostrare propensa a non rivelarle più niente, poiché la sua rivelazione sarebbe servita soltanto a far gridare allo scandalo e non a restituirle anche il povero suo figlio. Infatti, il suo disgraziato Luciel era ormai da considerarsi perduto per sempre. Un'altra ragione aveva spinto la dea Lux ad optare per la logica del silenzio, cioè il timore che, se avesse parlato, si sarebbe attirata addosso l'ira del potentissimo Kron, senza che gliene derivasse alcun vantaggio. Perciò, senza più disporre di un valido motivo, ella aveva deciso di non mettersi contro di lui. Inoltre, quelle di Kronel erano state solo delle pure congetture e non delle prove schiaccianti, capaci di inchiodare il padre e di dimostrare la sua colpevolezza nel gesto drammatico posto in essere da suo figlio Luciel.
In seguito, la dea Lux aveva provato una immensa commiserazione per la demoralizzata diva, nei cui occhi riusciva a leggere esclusivamente una disperazione inesprimibile. Per questo, ad un tratto, mostrando per lei molta tenerezza e parecchia preoccupazione in pari tempo, aveva voluto conoscere i suoi propositi futuri. Così le aveva chiesto:
«Che cosa intendi fare, Kronel, adesso che sei rimasta senza il tuo adorato Luciel? Posso sapere quali programmi hai a breve, a medio e a lungo termine, dal momento che ti ritrovi senza più il tuo grande amore? Se non ti dispiace, ci terrei a conoscerli! Mi fai questo favore?»
«Farò senz'altro il mio dovere, Lux! Seguirò il mio amato Luciel nell'Abisso dell'Oblio. Così porrò fine a questa mia esistenza divenuta ormai inutile e intollerabile. Con il mio autoannientamento, intendo soprattutto punire mio padre, sottraendogli l'essere che ha di più caro in Luxan. Allora egli si accorgerà che la sua vittoria non è stata altro che un autentico boomerang, poiché essa gli arrecherà unicamente amarezza!»
«Kronel, trovo folle la tua decisione. Inoltre, ci sono cose che tu non sai e che devi conoscere con urgenza. Esse hanno rappresentato il motivo, per cui tuo padre ed io ci opponevamo al vostro fidanzamento. Probabilmente, abbiamo sbagliato a non parlarvene in tempo utile, essendo la nostra preoccupazione quella di evitare uno scandalo. Comunque, oggi mi rendo conto che l'avervele taciute è costato l'esistenza al mio sfortunato Luciel! Adesso, però, non intendo sacrificare anche quella tua, continuando a tenertele nascoste, pur di evitare di fare scoppiare lo scandalo tanto temuto da tuo padre!»
«Quali sarebbero queste novità, graziosa Lux, che non ci avete detto prima e che vi impedivano di dare il vostro assenso alla nostra unione? Inoltre, perché dovrei venire a saperle adesso, quando non c'è più motivo di conoscerle, avendo ormai perso il mio Luciel, il prezioso divo che non potrò più amare? Se lo vuoi sapere, esse non mi interessano più!»
«Ma io lo stesso te le dico. Tu, Kronel, sei figlia mia e non della dea Ebla. Di conseguenza, eri anche la sorella uterina di Luciel. Lo so che troverai la nuova realtà di difficile digestione, però posso assicurarti che essa è conforme alla verità. Tuo padre mi possedette con l'inganno, come subdolamente è riuscito a distruggere il nostro buon Luciel. A questo riguardo, ti posso assicurare che non ebbi colpa alcuna nel mio rapporto con tuo padre. Perciò, figlia mia, non fare nessuna pazzia, visto che il tuo giuramento si è infranto da solo, in seguito alle mie rivelazioni. Tu lo facesti ad un divo che non credevi che fosse tuo fratello; altrimenti, giammai lo avresti fatto. Non è vero, figlia mia? Sì, Kronel, non voglio perderti, dopo aver già perduto un marito ed un figlio. Tu rimani adesso l'unica mia consolazione, anche se non potrò averti accanto in casa mia! Importante per me è saperti esistente, poterti vedere ed inviarti i miei sorrisi, quando ti incontro in Luxan!»
«Va bene, madre mia, stando così le cose, esaudirò il tuo desiderio. Per un certo periodo di tempo, però, ho bisogno di stare da sola, poiché intendo riflettere su quanto mi è successo. Peregrinerò per le gelide lande di Kosmos senza i miei dati identificativi. Soltanto quando il mio animo si sarà placato e rasserenato, ti prometto che farò ritorno all'Empireo per riabbracciarti e per vivere sempre insieme con te!»
Dopo aver fatto solenne promessa alla madre Lux ed averla abbracciata con affetto, la figlia del dio Kron aveva intrapreso il suo viaggio attraverso gli infidi sentieri dello sconfinato universo. Percorrendoli in ogni direzione, la diva avrebbe messo il suo braccio a disposizione di quegli esseri umani che avrebbero necessitato del suo aiuto, dopo essere caduti in disgrazia ad opera di divinità malefiche. Ella li avrebbe soccorsi, al fine di sconfiggere le forze demoniache del male che li sopraffacevano e gli imponevano un alto tributo di vite umane attraverso vari sacrifici. Così avrebbe affrontato con determinazione le divinità negative, pur di non permettere ad alcune di loro di abusare della impotenza dei Materiadi nei loro confronti, trattandoli come esseri insignificanti, se non proprio come bestie!