11-IL MISTERIOSO POPOLO DEI BERIESKI
Chi erano i Berieski? E da dove provenivano? Gli Edelcadi, a dire la verità, avevano ben poche notizie su tale popolo dalle origini misteriose. Esso abitava una vasta regione, la quale era grande pressoché quanto l'Edelcadia ed era situata a nord-est di quest'ultima. Il suo territorio, che prendeva il nome di Berieskania, partendo da Actina, si trovava ad una distanza così enorme da tale città, che poteva essere raggiunto dopo un anno di marcia. Quanto alla sua conformazione fisica, esso si presentava molto diversificato. Vi si alternavano zone montuose e collinari a zone pianeggianti e miste. In quelle disomogenee, costituite prevalentemente da terre sia boschive che coltivabili, a volte si potevano incontrare perfino paludi e giungle. Queste due ultime erano abitate le prime da alligatori e le seconde da belve feroci.
La Berieskania doveva il suo nome al popolo che l'abitava, il quale vi si era stanziato più di un millennio prima, dopo esservi giunto dal mare per uno strano destino. Si diceva che nelle terre originarie dei Berieski avvenisse l'ibrido connubio tra fuoco, acqua e vento. Perciò, a causa della forzata mescolanza che veniva imposta a tali elementi naturali, spesso accadevano in esse diversi cataclismi catastrofici. Tra le cose più importanti attinenti al popolo beriesko, si sapeva che era suddiviso in quattro tribù, che erano denominate Acqua, Aria, Fuoco e Terra. Esse erano tutte ardite e combattive al massimo. All'origine, il popolo beriesko era stato multietnico; invece in seguito, per necessità, era diventato una unica etnia impura, attraverso una vasta operazione di incroci. La quale era durata novantanove anni ed aveva coinvolto i quattro ceppi etnici puri, ossia gli Acquesi, gli Ariesi, i Fuochesi e i Terresi. Perciò siamo obbligati ad approfondire lo straordinario evento e di renderci conto direttamente come in realtà si erano svolti i fatti che avevano reso le quattro popolazioni un solo popolo, liberandole dalle continue e perenni lotte intestine.
All'inizio le tribù berieske erano state sempre in contrasto fra di loro, anche se non avevano mai intrapreso una guerra vera e propria. Ciò, perché i vari negoziati di pace, i quali venivano caldeggiati dai pacifisti, ogni volta erano andati incontro a fallimenti. Mentre si negoziava, infatti, ogni tribù, reputandosi superiore alle altre, aveva preteso di dettare le sue leggi alle rimanenti tre. In verità, ogni volta era stata l'opera sovversiva dei bellicisti a scardinare qualsiasi iniziativa di pace che veniva promossa dalle colombe. A dire il vero, i falchi, anche se non erano mai riusciti ad averla del tutto vinta contro i loro pacifici avversari, neanche avevano dato loro la possibilità di imporsi nelle varie trattative di pace. Le quali erano state sempre intavolate, allo scopo di addivenire ad una unicità di intenti più coesa, cioè che potesse durare più a lungo possibile nel tempo. Dopo ogni conflitto fra due tribù, non si era mai stato in grado di stabilire quale di esse avesse attaccato per prima l'altra. Il motivo? Ciascuna sosteneva di essere stata costretta a difendersi dall'aggressione che aveva subita dalla parte avversa. Perciò, a causa dell'ingerenza dei guerrafondai, fiumi di sangue erano seguitati a scorrere senza soste sulle martoriate terre della Berieskania.
A un certo punto, però, era intervenuto Cociud, l'ottantenne sacerdote del dio Mainanun, a dirimere la serie di liti e di controversie, che senza cessazione nascevano in seno alle quattro tribù berieske. Egli, che era considerato il venerabile profeta del dio dall'intero popolo beriesko, aveva escogitato un abile espediente, mediante il quale aveva inteso indurle alla ragione. Così avrebbe posto termine per sempre ai numerosi focolai di lotta, che si andavano accendendo senza fine tra di loro.
Un giorno il vecchio sacerdote, che era venuto dal mare e non apparteneva a nessuna delle tribù berieske, aveva invitato i loro capi presso di sé. Quando essi furono al suo cospetto, inventandosi ogni cosa di sana pianta, che aveva dato poi per certa ai convocati, gli aveva raccontato che il divino Mainanun gli era apparso nel pieno della notte. Mostrandosi corrucciato, il dio gli aveva fatto tale discorso:
"Mio devoto Cociud, voglio che tu ti faccia mio portavoce presso i capi delle mie quattro tribù predilette e comunichi loro quanto sto per riferirti. Quello che sta per iniziare dovrà essere considerato dalla totalità dei Berieski il secolo della Grande Rigenerazione. Per questo tutti e quattro i popoli dovranno adoperarsi perché esso non passi senza sortire gli effetti da me desiderati. Come? Consentendo alle rispettive tribù di ritemprarsi attraverso tre fasi di incroci etnici su larga scala, ciascuna della durata di trentatré anni. Al termine di essa, specialmente dal punto di vista etnico, nessuna tribù potrà più considerarsi diversa dalle altre, pur seguitando a conservare il proprio nome originario. Dopo le tre fasi di rimescolamento etnico, per loro esso risulterà puramente simbolico.
Ebbene, nella prima fase, un mese all'anno, le donne feconde delle tribù di Terra e di Fuoco dovranno trasferirsi rispettivamente presso le tribù di Acqua e di Aria per congiungersi carnalmente con gli uomini ad esse appartenenti e per essere fecondate da loro. A loro volta, anche le donne delle tribù di Acqua e di Aria andranno ad accoppiarsi rispettivamente con gli uomini delle tribù di Terra e di Fuoco per conseguire il medesimo scopo. Nella seconda fase, invece, dovranno incrociarsi le donne delle tribù di Terra e di Fuoco rispettivamente con gli uomini di quelle di Aria e di Acqua per rimanerne incinte; mentre le donne di queste due tribù avranno i loro rapporti carnali rispettivamente con gli uomini di quelle di Terra e di Fuoco con lo stesso intento. Nella terza e ultima fase, gli incroci dovranno avvenire tra le donne delle tribù di Terra e di Acqua rispettivamente con gli uomini di quelle di Fuoco e di Aria per lasciarsi ingravidare da loro; mentre le donne di queste due tribù faranno sesso a volontà con gli uomini di quelle di Terra e di Acqua, appunto per raggiungere lo stesso fine. Durante i novantanove anni della Grande Rigenerazione, si dovrà continuare a rispettare le identiche modalità di trasmigrazione e di unione da me volute. Chiunque oserà sottrarsi a tali obblighi, contravvenendo ai miei disegni, dovrà essere punito con la morte subitanea. Inoltre, egli, per essersi opposto alla mia volontà, dopo essere stato ucciso, non sfuggirà all'eterna dannazione. Io pretendo che nel mio popolo eletto la rigenerazione, come da me proposta, si compia al più presto e in modo radicale! Quando infine la Grande Rigenerazione sarà terminata, nella Berieskania, a comandare le quattro tribù, non dovranno esserci più altrettanti capi. Invece ce ne dovrà essere uno solo per tutte, il quale dovrà assumere il nome di superum. Egli, in ogni tempo, dovrà essere il garante dell'unità nazionale del popolo dei Berieski.
Il primo superum sarà colui che avrà dimostrato maggiore valore nelle armi e sarà scelto fra i quattro campioni risultati già vincitori assoluti nei precedenti tornei tribali. Questi ultimi dovranno essere effettuati a tale scopo presso ciascuna tribù, mediante i crismi dell'ufficialità. In un secondo momento, i quattro campioni semifinalisti, ognuno rappresentativo di una tribù differente, attraverso abbinamenti per sorteggio, dovranno affrontarsi con eliminazione diretta. Quelli che risulteranno vincitori delle semifinali saranno ammessi alla finale. La quale proclamerà il superum della Berieskania, cioè il capo supremo dell'intero popolo beriesko, il quale dovrà governare saggiamente su di esso. Per ottenere la vittoria, ogni concorrente delle fasi eliminatorie non sarà obbligato ad uccidere il suo avversario, poiché l'uccisione in tali combattimenti dovrà invece essere scongiurata; ma sarà sufficiente che egli lo disarmi e lo costringa alla resa. Una volta che sarà stato eletto il primo superum, egli ne coprirà la carica fino a quando resterà in vita. Dovesse campare anche cento anni e più! Alla sua morte, però, per la nomina dei successivi superum, dovrà seguirsi la medesima prassi.
Per ultima cosa, suggerisco il nuovo assetto geopolitico da assegnare alla Berieskania. Essa dovrà essere suddivisa nelle seguenti quattro regioni: la Sandar, che verrà abitata dalla tribù di Fuoco; la Trasia, che verrà abitata dalla tribù di Acqua; la Landez, che verrà abitata dalla tribù di Terra; la Pesak, che verrà abitata dalla tribù di Aria. In riferimento a tali regioni, aggiungo che ciascuna dovrà essere governata da un conductor, della cui carica sarà investito il vincitore regionale, ossia colui che non è riuscito a diventare superum. Invece, nella regione in cui il vincitore è stato nominato superum, sarà il perdente della finale regionale a coprire tale carica. Quanto ai perdenti delle altre tre finali regionali, ognuno nella propria regione, surrogheranno quei conductor che dovessero perire o diventare invalidi prima della morte del superum. Anche i conductor dureranno in carica fino alla morte del superum della Berieskania, al quale essi dovranno rispondere del loro operato al termine di ogni anno. A questo punto, Cociud, ho terminato di riferirti ogni cosa che avevo da dirti, sperando che il mio popolo ne faccia buon uso!"
Dopo avere ascoltato dal loro venerato sacerdote ciò che il divino Mainanun era venuto ad ordinare alle quattro tribù berieske, i loro basiti capi avevano giurato solennemente che si sarebbero adoperati, perché a nessuno dei loro sudditi venisse permesso di trasgredire i divini voleri dell'onnipotente dio. Così era avvenuto presso le rispettive popolazioni. Perciò, alla fine del secolo della Grande Rigenerazione, mai più nessuna tribù aveva osato ritenersi superiore alle altre oppure avanzare delle pretese nei loro confronti, essendo consapevole della nuova realtà. Oramai l'integrale rimescolamento etnico, che si era operato profondamente in seno alle quattro tribù, aveva fatto radicare in esse il nuovo concetto di considerarsi cellule di un unico tessuto sociale. Come i Berieski prendevano atto, esso si era ritemprato sotto l'egida della loro benigna divinità. Da allora in poi, nella Berieskania avevano avuto termine tutte le lotte tribali, prevalendo fra le quattro tribù lo stato di fatto della loro unità nazionale. Per cui essa non si presentava più minata dalle faziosità del passato, quelle che l'espediente di Cociud, il quale nel frattempo era morto, era riuscito a sconfiggere e a seppellire per sempre. Anche se c'era voluta una quantità di tempo grandissima per attuare l'unità fra le quattro tribù berieske, ossia quasi un secolo, si poteva affermare che davvero ne era valsa la pena!
Prima di dare inizio all'invasione dell'Edelcadia da parte dei Berieski, Sinkor, Terkonio, Mersuk e Durpo erano rispettivamente i conductor delle regioni della Sandar, della Trasia, della Landez e della Pesak. Essi risiedevano ed espletavano le loro attività di governo nei propri borghi, i quali risultavano i seguenti: Geput, quello di Sinkor; Fiuros, quello di Terkonio; Pornuk, quello di Durpo; Tascus, quello di Mersuk. Anche Nurdok, il quale apparteneva alla tribù del Fuoco, era diventato superum dei Berieski con le stesse modalità, ossia quelle che erano state dettate dal venerabile sacerdote Cociud, dopo essersi finto portavoce del dio Mainanun. Tale titolo corrispondeva al nostro imperatore. Egli aveva trentacinque anni, quando era succeduto al proprio nonno paterno Suok, il quale, a sua volta, era subentrato al genitore del padre. Per questo, anche se il titolo di superum non si conseguiva per discendenza, bensì per comprovata bravura nelle armi, nella casata, di cui faceva parte Nurdok, era come se lo si tramandasse per ereditarietà. Infatti, esso era detenuto dai suoi appartenenti già da dieci generazioni. Ciò faceva inorgoglire non soltanto tutti i membri che facevano capo a tale progenie; ma anche la totalità dei Berieski che appartenevano alla tribù di Fuoco.
Quando c'erano stati i tornei, che avevano designato colui che doveva essere investito del titolo di superum dei Berieski, gli altri tre contendenti semifinalisti, una volta al cospetto di Nurdok, avevano deposto le armi ai suoi piedi e lo avevano acclamato il più meritevole e il più degno di diventare capo della Berieskania, poiché anch'essi lo avevano sempre idolatrato. Per la precisione, gli altri finalisti erano stati l'acqueso Terkonio, il terreso Mersuk e l'arieso Durpo. Ma la stessa cosa aveva fatto il fuocheso Sinkor, quando c'era stata la finale regionale.
La nomina di Nurdok a superum dei Berieski era stata accolta con gioia e con grande soddisfazione dalle popolazioni delle quattro tribù. Il motivo? Egli, già quando aveva vent'anni, era divenuto l'idolo anche delle masse di giovani che non facevano parte della sua tribù. La sua popolarità era dovuta alla sua prodezza e al suo straordinario valore nelle armi, oltre che alla sua innata predisposizione ad elaborare piani tattici e logistici in battaglia. Spesso, costretto ad ingaggiare battaglia contro un nemico che disponeva di forze soverchianti, tali sue doti gli avevano sempre consentito di tirarsi fuori da guai seri. Infatti, benché si trovasse a comandare uno sparuto stuolo di armati, aveva ottenuto ogni volta una splendida vittoria. In verità, Nurdok era benvoluto da tutti i suoi sudditi anche per tantissimi altri meriti, come i seguenti: il suo carattere franco e leale, la sua disponibilità a risolvere i problemi altrui, il suo alto senso della giustizia e il suo fisso pensiero di mantenere integro il proprio onore. Inoltre, erano molte le vicende epiche ed avventurose che si narravano sul suo conto, già da quando egli aveva appena venticinque anni. Tra la sua gente, a quel tempo, non c'era chi non lo considerasse un grandissimo eroe o chi non volesse ammettere che egli era ormai entrato a pieno titolo a far parte della leggenda.
Nurdok, dopo aver assunto il comando della Berieskania, aveva organizzato il suo esercito mediante uno schema prestabilito, disciplinandolo secondo norme ben precise. Egli sosteneva che l'organizzazione e la disciplina dovevano essere alla base di ogni esercito che volesse imporsi vittoriosamente sugli avversari. Quindi, l'una e l'altra dovevano essere sempre valide in esso, indipendentemente da se fosse in marcia o si trovasse accampato. Altrimenti, nemmeno la più brillante strategia militare del suo comandante sarebbe servita ad evitargli una sonora sconfitta. L'illustre stratega aveva voluto che il suo esercito risultasse formato da nove legioni, otto di schieramento e una di avanguardia. Inoltre, aveva stabilito che alla disciplina e all'organizzazione interne di ognuna doveva rispondere il rispettivo primus, titolo corrispondente al nostro generale. Le otto legioni di schieramento, le quali erano reclutate due in ogni tribù, pur occupando la stessa posizione nello spiegamento globale delle forze militari, erano tenute a rispettare uno schema determinato, che doveva essere applicato con estremo rigore. Ciascuna legione, la quale comprendeva trentamila soldati, era tenuta a rispettarlo in qualsiasi momento, indipendentemente dalla circostanza in cui veniva a trovarsi l'esercito. Perciò doveva attenersi ad esso tanto a riposo, quanto in marcia e in battaglia. A ogni conductor, titolo corrispondente al nostro governatore, e al suo vice spettava assumere la carica di primus nelle due legioni reclutate tra la gente della loro tribù. Invece il primus della legione di avanguardia veniva nominato direttamente dal capo supremo dell'esercito, la cui carica era ricoperta dal superum.
Nello schieramento dell'esercito, erano previste due colonne distanti tra loro un miglio. Ciascuna era formata da quattro legioni, le quali, alla distanza di un quarto di miglio, marciavano l'una dietro l'altra. Per prime, avanzavano le due legioni appartenenti alla tribù di Terra; per seconde, seguivano le due che facevano parte della tribù di Aria; per terze, seguivano le due reclutate nella tribù di Acqua; per quarte, seguivano le due provenienti dalla tribù di Fuoco. Ogni legione era costituita da trecento file orizzontali aventi cento soldati ciascuna. Invece i vari collegamenti fra i primus delle legioni e il comandante in capo, la cui tenda si trovava al centro dell'esercito, fosse esso accampato oppure in marcia, erano assicurati da un efficientissimo servizio a ventaglio, il quale era affidato a delle celeri staffette che risultavano sempre in servizio. Il quartier generale del comando supremo era formato dal comandante in capo, che lo presiedeva, dai nove primus e da cinque consulenti tecnici. Esso si riuniva prima di ogni battaglia in una tenda, la quale era situata al centro dei vari reparti.
La legione di avanguardia, diversamente dalle altre, non era tenuta a rispettare nessuno schema precostituito e i soldati che la formavano avanzavano completamente liberi. Anche tale legione era comandata da un primus ed aveva dei compiti specifici. Essi riguardavano la perlustrazione dei territori, che l'esercito si trovava a percorrere; nonché il diboscamento di quelle zone che risultassero impervie e non consentissero all'esercito un agevole passaggio. In più, procedeva all'effettuazione dei vari lavori di carpenteria, come la costruzione di ponti su quei corsi d'acqua che non si lasciavano guadare. In certe zone infide, tale legione doveva altresì vigilare, affinché venisse garantita la copertura alare del loro esercito. Agendo in quel modo, salvaguardava i suoi corni da improvvise sorprese da parte di un ignoto nemico non avvistato in precedenza. Perciò, a causa della grande mole di lavoro a cui essa veniva sottoposta, la nona legione comprendeva un numero di soldati che risultava triplo rispetto a quello delle altre. In ultimo, c'è da fare osservare che veniva tassativamente vietato a tale legione di intraprendere qualsiasi azione bellica, se questa non fosse stata autorizzata preventivamente dal capo supremo dell'esercito. Per intraprenderla senza la sua approvazione, essa doveva risultare la conseguenza diretta di un'aggressione improvvisa operata da forze nemiche, durante la loro avanzata nelle terre straniere che percorrevano.