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Lettera n. 63
Tesoro mio,
pur riconoscendo che è stato per validissimi motivi, a un tratto sei sparita e ti sei sottratta agli occhi miei, i quali per questo hanno smesso di sorridere e di gioire. Ma, comportandoti in questo modo, non potevi che lasciarmi il cuore nella tristezza più amara. Per cui il poveretto ora avverte soltanto dolori lancinanti, come se dei pugnali acuminati lo lacerassero e gl'infliggessero le ferite più micidiali. A ogni modo, non sta meglio il mio animo, il quale si è ritrovato all'improvviso nella malinconia più cupa. Ve lo ha trascinato il tenebrore che gli si è ammassato intorno, non appena il suo sole radioso ha cessato d'inondarlo interamente con il suo fulgore benefico.
Perciò torna presto da me, amore mio, poiché avverto un gran bisogno dei tuoi baci e dei tuoi abbracci. Sì, vieni a prodigarmi ancora una volta quelle tue gradevoli carezze che riescono a destare in me il grande fuoco della passione. Così potrò ridarmi baldanzoso alle mie scorrerie amorose, senza escludere nessuna parte del tuo corpo dal loro assalto procace. Infine vi potrò anche profondere tante dolci e piacevoli tenerezze, finché non avrò suscitato in te quell'intenso e folle piacere che saprà farti assaggiare la gioia più viva e ineffabile.
Ti aspetto a braccia spalancate, dolce mio astro splendente!
Il tuo amore
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