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Lettera n. 60
Mia diletta fanciulla,
le tue nudità aggraziate, che riescono ad estrinsecare pienamente il tuo candore verginale, mi scombussolano la mente e mi sovreccitano i sensi; nello stesso tempo, fanno nascere dentro di me stupore, brama e tanta pena.
Senza volere, tu mi torturi, mi rendi l'esistenza difficile, fino a trasformarmela in un inferno indicibile. Sai di chi è la colpa della mia sofferenza? Unicamente della tua mentalità all'antica, essendo legata a dei principi che non condivido. Essi sanno soltanto reprimere la mia sensibilità e infliggere molte sofferenze inaudite al mio cuore, il quale è sempre tutto dedito alla passione. Al contrario, vorrei raggiungere insieme con te l'acme dell'emozione, vorrei colmare il tuo corpo d'ineffabili sensazioni, allo scopo di suscitarvi divinamente infiniti fremiti di piacere. Vorrei inoltre che tu venissi esaltata e inebriata dall'estasi della passione, intanto che essa s'impossessa di te e ti consegna sublimemente al più folle dei godimenti.
Forse non sei al corrente che non è affatto necessario ricorrere all'amplesso completo per raccogliere i frutti soavi che l'albero dell'amore ci mette a disposizione. Allora sappi che si può arrivare alla loro raccolta, anche percorrendo strade secondarie, le quali tante volte ci si rivelano più piacevoli e più coinvolgenti di quella che viene ritenuta la via maestra!
Ti raccomando, amore mio, di aggiornarti in quanto concerne la cultura sessuale, visto che quella di cui sei in possesso non può che essere ritenuta ridicola e obsoleta!
Il tuo amore
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