Lettera n. 46

Grazioso amore mio,
vuoi forse estromettermi per sempre dall'interessante tua vita, avendo ricevuto da me l'involontario oltraggio che ti ha scombussolato l'intera esistenza? Vuoi davvero condannarmi, con animo insensibile e crudele, alla tua deprimente noncuranza, oltre che al tuo disprezzo severo e inappellabile?

Spero che la tua collera, come pure il tuo proposito di smettere di considerarmi il tuo amore privilegiato, si limitino a un risentimento trascurabile e temporaneo, senza rivelarsi cinicamente un atto di terribile rivalsa! Se invece la tua reazione dovesse, ahimè, risultare un duro atto irreversibile, condanneresti la mia anima a un macabro inferno, trasformeresti la mia vita in un dramma senza speranza atroce e inaudito, arrecheresti al mio cuore un tormento senza precedenti.

Nel mio intimo, però, avverto che la tua nobiltà d'animo, quella che è usa a campeggiare in tutte le tue decisioni, mai e poi mai ti farebbe cedere incautamente a un'ira meschina e inflessibile. Per cui sono certo che essa ti consiglierà anche stavolta di concedermi il tuo perdono. T'imploro, mia diletta, di restare per sempre con me e di non ritenere un contrasto insanabile, oltre che una circostanza sgradevole e irreparabile, la tempesta da cui sei stata investita unicamente a causa mia. Invece ti esorto a pensare che ci stanno aspettando tantissimi giorni beati, che presto erediteremo dal nostro reciproco amore. Vedrai che ci giungeranno tra infiniti sospiri gioiosi e molteplici intense emozioni, le quali di sicuro ci regaleranno degl'incredibili momenti di travolgente passionalità.

Amore mio, non lasciarmi tutto solo a piangere per il mio dolore; se davvero tu lo facessi, saresti bersagliata di continuo da sensi di colpa terrificanti. Essi non smetterebbero mai più di tormentarti l'esistenza; anzi, si adopererebbero per relegartela per sempre nel rimorso più esacerbante. Ma anche la mia misera esistenza non trascorrerebbe il suo tempo in modo diverso dalla tua, siccome si vedrebbe trarre con la forza nel baratro del tormento e dell'accidia, oltre che del suicidio del sentimento e dell'intelletto. Inoltre, verrebbe sopraffatta dal collasso di ogni energia sia fisica che spirituale, rovinando spaventosamente nel più assoluto spegnimento del proprio io volitivo. Analoga sorte accadrebbe al mio cuore sventurato, dal quale si leverebbero agghiaccianti i lamenti di una disperazione angosciante; ma soprattutto vi si andrebbero ammassando sempre di più ingenti ambasce costernanti, oltre che delle crudeli amarezze.

Perciò, fiamma del mio amore, non impormi barbaramente questa prospettiva infernale che, con le sue fosche tinte, già mi si delinea davanti buia, burrascosa e tremenda. Essa traumatizzerà e sopprimerà il mio spirito ormai depresso, il quale solamente vuol decantare con i versi della sua poesia tanto le tue muliebri virtù quanto la tua genuina bellezza!
Dunque, lascia che la tua anima ritorni a sintonizzarsi con la mia, dolce mio tesoro!

Il tuo amore