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Lettera n. 28
Mio adorabile tesoro,
ancora taci e non rispondi alle mie lettere, ancora mi fai sentire il ludibrio della mia disperazione e delle mie sofferenze, che ora imperversano su di me in maniera paurosa. Il mio cuore non ci sta e assolutamente non vuole accettare l'idea che tu non esisti più per me e che hai rappresentato in passato un incantevole sogno fugace. Esso si rifiuta categoricamente di ritenerti una sogghignante realtà che, dopo avermi inondato della gioia più bella e più cara, mi ha poi condannato senza appello alla mia pena più grande. La quale m'impone crudamente di tagliare i ponti con il mio passato e la mia amata.
Sappi, amore mio, che giammai riuscirò a condurre un'esistenza deprivata del suo prezioso tesoro, quello che tu rappresenti ancora per me, e lasciata tutta sola a illanguidire nell'amaro ricordo del rimorso e della disperazione! Giammai l'accetterò; piuttosto invocherò la morte! Sì, farò di tutto per disfarmi, tra angosciosi rimpianti, nell'immensità del mio dolore.
Adesso sono confuso, oltre che pentito; vivo trasecolato la tua mancanza, che in nessun modo mi piegherò a ritenere un fatto reale. Per questa ragione, vado cercando ovunque qualche spiraglio amico che, illuminandoti la strada, possa finalmente farti ritornare da me, mettendo di nuovo il mio cuore in condizione di sorridere e di sognare.
Nel frattempo che non riesco a trovarlo, resto a piangere per te senza pace e mi dimeno riottoso in questo mio dramma disperato, il quale mi sta interamente struggendo dal dolore!
Ritorna da me, amore mio, e non farmi patire a lungo queste crudelissime pene dell'inferno, poiché esse mi stanno tormentando con una tortura inaudita!
Il tuo amore
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