Lettera n. 22

Mio fiore novello,
erano tanti oramai gli anni, ciascuno lungo un'eternità, che stavo vivendo nell'oblio di me stesso, siccome il calore dell'amore mi aveva abbandonato del tutto, facendo quasi inaridire la mia anima derelitta. Il mio tempo trascorreva in una gelida bufera che dentro mi opprimeva l'animo, per cui mi costringeva, con oltraggiosa prepotenza, a una vita negletta e senza alcuna speranza. Era come se stessi vivendo nelle tenebre più buie, come se stessi vagando per aride contrade, le quali non mi consentivano neppure il più piccolo barlume della mia trascorsa ardente passionalità. Per questo motivo, assistevo impotente all'agonia dei miei sensi; quasi inorridivo, mentre vedevo spegnersi un po' alla volta l'intera mia passione. Essa non si mostrava più esuberante, essendo stata deprivata per moltissimo tempo di quel fuoco inestinguibile, che può provenire unicamente dall'amore.

Ma poi sei giunta tu, a guisa di una fulgida stella, a rischiarare abbastanza il nebuloso sentiero che percorrevo in balia della mia tristezza, non potendo assaggiare la gioia di quell'emozione che solo i forti sentimenti sanno suscitare con arte. Così mi hai irraggiato di luce incomparabile, mi hai interamente inondato della tua calda passione, hai rigenerato le forze del mio spirito, le quali subito si è riproposto alla novella vita battagliero come prima.

Sono state le insidie del tuo cuore trepidante e le tue effusioni traboccanti d'amore a far scatenare in me con piacevole violenza una voglia sterminata di vivere e di amare. Con la tua arte amatoria, così intensa e maliosa, sei riuscita di nuovo ad accendere in me quegl'impulsi che un tempo si presentavano smaniosi e incontrollabili, ma che oramai credevo definitivamente sopiti. Invece, grazie a te, amica mia diletta, essi si sono riscattati dall'abisso della disperazione; perciò adesso anelano a dar sfogo senza remore alla loro sensualità sfrenata e furibonda, vogliono anche espugnare con voluttuosi assalti quell'agognata rocca, che è la dimora del tuo cuore.

Vuoi tu, dunque, dolce amor mio, accettare compiacente il loro assedio irrompente e focoso? Vuoi tu assecondarli nella loro opera pervicace di arrembaggio folle e oltremodo trasgressivo? Dopo che li hai destati dal loro letargico torpore, ti senti adesso di nutrirli com'essi vorrebbero, cioè con la tua inesausta passione? Non desidero da te una risposta immediata, poiché intendo scoprire da me la verità; sì, voglio vedere quanto saprai resistere alla mia insistente procella di baci e di carezze. Essa presto t'investirà senza parsimonia e farà fremere a non dirsi il tuo corpo inebriato da inesprimibili gioie mai da te provate!

Il tuo amore