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Lettera n. 18
Amore mio dolcissimo,
anche oggi vengo a proporti un nuovo ricordo, il quale ci vide coinvolti in momenti amorosi meravigliosi, avendoli noi vissuti con la massima carica passionale. Mi riferisco a quel roseo mattino di primavera già inoltrata, in cui la famiglia degli uccelli festeggiava con impeto gaudioso il tiepido ritorno del sole, che si andava levando gradatamente all'orizzonte giallo e sfolgorante. Da parte loro, due piccole allodole gioconde, corteggiandosi timidamente sopra il davanzale della finestra della nostra camera, accoglievano l'evento con effusioni amorose.
Benché il ribelle sonno facesse ancora capolino nei nostri occhi semichiusi, bastò il timoroso corteggiamento dei due premurosi pennuti a suscitare tra noi due una magica atmosfera, la quale immediatamente andò accendendo in noi una passione viva e impetuosa. All'improvviso, ci sentimmo cercare avidamente l'un l'altra; oltre che con gli occhi e con le mani convulse, ci cercavamo con le labbra, che andavano attingendo ovunque l'ambrosia sublime dell'amore. I nostri due corpi, in quegli attimi di somma delizia, sembravano essere diventati insolitamente molto grandi per le nostre mani, nonostante esse si mostrassero più lunghe in quella circostanza; di continuo li sentivamo che venivano da esse sfiorati, accarezzati e palpeggiati con movimenti vellutati, come per sentirvi agitarsi dentro l'irruento ardore dell'ebbrezza passionale.
Alla fine l'intima fusione dei nostri corpi scatenati segnò l'ultimo atto di quella aurora trascolorante, la quale aveva visti ardere in noi tantissimi appetiti assurdi e voluttuosi, intanto che un sovrumano appagamento invadeva e rapiva la nostra interiorità sommamente estasiata! Vivi felice, amore mio, cullandoti nel mio abbraccio caloroso e intrigante!
Il tuo amore
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