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Lettera n. 112
Oh, mia cara,
quanto mi addolora farti del male! Ma non riesco a farne a meno. Tu mi fai essere tremendamente geloso e capriccioso come un bambino! Non so quanto questa mia voglia di farti soffrire durerà! Spero di fermarmi in tempo, prima di rovinare ogni cosa e perderti per sempre!
Aiutami a non essere cattivo con te, a stimarti come la mia principessa azzurra, giunta da una lontana galassia con il solo scopo di cospargere la mia vita di gradevoli sensazioni mai provate fino ad ora. Ma forse hai più bisogno di me di essere consolata, di essere tolta dall'inferno che stai vivendo.
Invece, incurante della tua disperazione interiore, dispoticamente cerco di calpestare i fervidi sentimenti che nutri per me, mentre tenti di aggrapparti alla mia esistenza. Grazie a essa, cerchi di tenerti sorretta in questa vita ingrata, che hai ereditata da un destino del tutto cieco nel dispensare a noi esseri umani le sue fortune e le sue sventure.
Perdonami, mio dolce fiorellino, sorto da poco nel tepore della mia esistenza per farmi dono della sua fragranza odorosa. Sì, concedimi il tuo perdono e non fare caso alla mia innata capricciosità, che a volte si erge in me da vera guastafeste. Anzi, finisce per rovinare o troncare sul nascere l'incanto di una circostanza paradisiaca, come quella che stavi per regalarmi e che forse sbigottita hai deciso di non largirmi più. Addio, tesoro mio, se davvero hai preso una simile decisione!
Il tuo amore
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