Lettera n. 11

Mia carissima,
ti ringrazio per avermi perdonato e per avermi permesso anche di raggiungerti nella tua città, dove abbiamo avuto modo di conoscerci personalmente. Avverandosi come per magia, il nostro incontro è stato splendido, si è circondato fin dal primo istante di un'atmosfera incantevole. In ultimo, è sfociato in un abbraccio interminabile, il quale ci andava dispensando con la sua stretta passionale dei momenti pateticamente sublimi, commoventi ed esaltanti.

Quando mi hai aperto la porta di casa, per essermi già presentato al citofono, ti sei affrettata a farmi entrare e ti sei adoperata con premura per accogliermi degnamente nella tua abitazione. Ma, dopo che mi hai ricevuto in casa tua e hai pure richiuso la porta dietro di noi, tu non mi hai fatto accomodare subito; né mi hai invitato a mettermi a mio agio, come la buona educazione consigliava. Anzi, te ne sei restata dritta davanti a me nell'ingresso a contemplarmi in modo profondo, come se volessi scorgere nei miei occhi un bellissimo ricordo lontano per riviverlo ancora una volta intensamente, anche se esso nella realtà non c'era mai stato.

Così, man mano che la tua contemplazione si è andata facendo più penetrante e incisiva, è venuta ad aversi in te una vera trasformazione interiore. Il tuo cambiamento, a un tratto, non ti ha fatto più appartenere al tuo tempo presente, ma ti ha scaraventata in quel remoto passato che riusciva ad avere forma e consistenza soltanto nel tuo subcosciente. Perciò, intanto che t'immedesimavi con esso, un'emozione sempre più viva e travolgente t'insidiava il normale iter esistenziale e ti faceva trasfigurare il volto. Inoltre, t'immergeva in un qualcosa che non poteva affatto definirsi vaga reminiscenza, bensì era da ritenersi un'esplosione di forti stati emozionali. Essi, che erano rimasti repressi e inesplosi in te per tanto tempo, soltanto adesso trovavano finalmente il tempo e il luogo per esprimersi nella più piena libertà.

A un certo momento, le tue mani si sono protese verso di me e hanno cominciato a sfiorarmi il volto. Al tocco delle varie parti del mio viso, tu provavi una sensazione estasiante e ti sentivi come se nelle tue membra fosse ritornato a vibrare il vigore giovanile. Ecco perché hai bramato di riempirmi di baci e di carezze, nonché di stringermi fortemente a te, per farmi sentire il tuo incontaminato amore, quello che per decenni non avevi mai voluto donare a nessuno. In verità, tesoro mio, più che amarmi, nella chat mi avevi idolatrato, mi avevi ritenuto una pura astrazione metafisica, avevo rappresentato per te la luce che veniva a inondarti con i miei raggi apportatori di ogni delizia e di ogni appagamento. Per il tuo carattere introverso, quella gratificazione trascendentale, la quale ti proveniva dal tuo modo di amarmi virtualmente, era già fin troppo.

Alla fine, quando la gioia è divenuta incontenibile in te e tu stessa non sei riuscita più a frenare l'intera tua bramosia amorosa, mi hai avvinto fortemente con le tue braccia e hai iniziato a dare sfogo a tutte le tue inibizioni del passato.

“Amore mio, - ti sei data ad esclamarmi - non sai quanto ho atteso questo momento! Per tanti lunghi mesi l'ho desiderato follemente, siccome non ne potevo più di vivere virtualmente l'intenso amore che ho nutrito per te! Perciò in me avvertivo un forte desiderio di dargli l'attuazione più manifesta e più concreta, più istintiva e più gratificante, più sentita e più prodiga di dolcezze. Pensavo che con il tempo l'amore, specialmente quello non vissuto e non soddisfatto concretamente a lungo, tendesse prima ad affievolirsi e poi a smorzarsi. Invece, ora che sono insieme con te e vivo di te, mi accorgo che non è così, che esso non conosce età; invece rimane identico e indistruttibile in ogni periodo della nostra esistenza. Nonostante i miei cinquant'anni, io mi ritrovo a impazzire per te, mi sento un vulcano di suggestioni e di entusiasmi per te, riuscendo a provare anche delle sensazioni sovrumane. Esse vengono a irraggiarmi l'animo di una felicità meravigliosa e indefinibile, che spazia anche oltre le frontiere della ragione.”

Da parte mia, ti lasciavo fare, mentre ti agitavi in quelle tue effusioni amorose che estrinsecavi con un calore e un candore inesprimibili. Intanto, però, ti andavo sfiorando la chioma con grande calore e con molta tenerezza. In un primo tempo, mi sono ritenuto al di sopra delle tue estrinsecazioni passionali, ho quasi provato una certa commiserazione verso di te, per aver sofferto per molto tempo a causa dell'anima gemella che non avevi mai incontrata. Perciò ho deciso di lasciarti sfogare e di permetterti di vivere unilateralmente l'amore e la gioia che ti pervadevano in quei sublimi istanti. Quando poi sei venuta a intensificare i tuoi assalti e i tuoi martellamenti di passione, il cui ardore avrebbe liquefatto perfino un intero ghiacciaio, allora ho cominciato ad avvertire in me qualcosa che non poteva più definirsi permissiva compassione. Anzi, mi si mostrava una sorta di sensazione, la quale contestualmente mi si manifestava inebriante e travolgente.

Così mi sono quasi sentito aprirmi a nuove beatifiche idealità, quelle che soltanto l'amore può creare e può fare immaginare. Perciò un'insolita emozione si è impossessata di me, mi ha attraversato da capo a piedi, mi ha scombussolato la totale sfera psichica, riuscendo a strapparmi due caldi lacrimoni di gioia. Alla fine neppure io sono riuscito a resistere alla grande commozione che all'improvviso è venuta a plasmarmi l'animo, per cui impulsivamente mi sono lasciato guidare da essa. Allora ti ho cinta con le mie braccia e mi sono dato a coprirti di baci e a farti tutte quelle moine che l'amore veniva a dettarmi in quegli attimi sublimanti.

A quel punto, però, hanno suonato alla porta, la qual cosa ci ha fatti sussultare, facendoci interrompere il nostro appena iniziato tête-à-tête. Poi, ripreso il controllo psichico della situazione, abbiamo badato a riordinarci come meglio potevamo per non apparire agli occhi dell'improvviso visitatore in una tale situazione, da dargli adito a sospetti.

Il tuo amore