Lettera n. 10

Dolce amore dei miei anni verdi,
ogni tanto penso a te e allora la passione ricomincia a bruciarmi in tutto il corpo. Vorrei perdere ancora il controllo della ragione, come quella volta, per rivivere quegli attimi paradisiaci durante i quali i miei sensi si mostravano frementi. In poco tempo, essi ci portarono all'acme dell'emozione, regalandoci dei momenti meravigliosi e indimenticabili. Ricordi anche tu quel giorno in cui venimmo a trovarci per la prima volta del tutto soli e protetti da ogni sguardo indiscreto? Per l'esattezza, ci eravamo appartati in un angolo di bosco, dove gli unici esseri viventi presenti potevano essere dei volatili per niente curiosi. Anzi, essi badavano soltanto ad armonizzare con i loro trilli melodiosi il nostro incanto della circostanza.

Se è vero che cominciasti tu a prodigarti in moine nei miei confronti, è altrettanto vero che non ti mancò una moderata discrezione, mentre me le largivi con grande generosità. In verità, anch'io, sentendomi accendere di ardente passione nel rincorrere i bollenti spiriti amorosi, all'improvviso venni a smarrire il lume della ragione. Perciò, non facendo affatto caso alla tua moderazione, inconsapevolmente mi diedi ad agire sotto l'impulso dell'istinto.

Allora, in preda com'ero a un'eccitazione bruciante e incontrollabile nel momento stesso che ti tenevi avvinta al mio petto, a un tratto mi sentii tutto sensi che scorrazzavano liberamente per i voluttuosi sentieri della sensualità. Così in me vennero a scomparire completamente la mia equilibratezza e la mia repulsione per ogni forma di dissennatezza. In un attimo, come se un forte magnetismo si fosse instaurato fra te e me e creasse fra di noi una irresistibile attrazione, ti circondai con le mie braccia e ti avvinsi a me con impeto. Dopo che ebbi poggiato le mie labbra infuocate sulle tue, iniziammo a divorarci l'un l'altra di baci caldi e appassionati. Nel frattempo, ci trasfondevamo a vicenda un fervente e inestinguibile amore, alla cui fonte andavamo attingendo per la prima volta tutto ciò che risultava meraviglioso ed estasiante.

Una volta disgiunti e contrapposti l'uno all'altra, la ragione ritornò a librarsi nel nostro intimo e ci rese i volti erubescenti; inoltre, ci spinse a schivarci perché ci faceva ritenere scorretto quanto era accaduto fra noi due un attimo prima. A dire il vero, quel nostro atteggiamento, inizialmente un po' troppo serioso, poteva essere solo momentaneo, siccome quella favolosa circostanza ci aveva fatto suggere un filtro che aveva il potere di provocare l'effetto diametralmente opposto. Esso era venuto ad erigere in mezzo a noi il monumento bifronte della bramosia e dell'insaziabilità. Qualche istante più tardi, infatti, vivevamo la nostra intensa intimità sopra un soffice tappeto d'erba. Tu, stando seduta contro il tronco di un albero, eri chinata sopra di me che ero disteso supino per terra, intanto che poggiavo il mio capo sulle tue gambe.

Rimanendo entrambi in quella posizione, intraprendemmo un piacevolissimo colloquio amoroso, durante il quale venne a crearsi fra di noi un'atmosfera di stupendo idillio e di soave esistenza, la quale addolciva quei momenti come non mai. Affondandovi e riaffiorandone con una morbidezza inverosimile, le tue mani mettevano incessantemente in subbuglio la mia chioma. Da parte mia, al tocco delle tue dita leggere ed elettrizzanti, andavo in estasi, avvertivo serpeggiare sotto la mia pelle una sensazione dolce e beatificante, volgevo i miei pensieri là dove tutto concorre a una felicità soprannaturale.

Quel bacio passionale ci aveva portati a una immedesimazione quasi trascendente, per cui la congiuntura di unione dei nostri spiriti si perdeva, a un certo punto, oltre l'incognito e l'inaccessibile. Non bramavamo altro che appagarci di noi stessi, sentire palpitare di gioia i nostri cuori e assistere entusiasti alla comunione dei nostri animi. Ci sentivano completare vicendevolmente e, al solo pensiero di una nostra separazione, la tetra notte si avventava contro di noi e ci avviluppava sinistramente. Per questo da entrambi partivano delle sentite implorazioni a divinità benefiche, affinché quegl'istanti ameni si dilungassero per un tempo infinito e divenissero i nostri inseparabili compagni.

Così materialmente e spiritualmente congiunti, ci sembrava di non accorgerci del mondo circostante. Al di fuori della nostra passione, nessuna cosa riusciva a farsi notare, a farsi ritenere esistente; anzi tutto periva in un niente insignificante e vuoto. Il nostro amore si rivelava l'unico promotore di vita, di benessere, di gioia; esso era il fuoco che ci teneva in un entusiasmo mirabile e suggestivo.

Come puoi immaginare, angelo mio, si tratta di un ricordo che in me non potrà mai tramontare perché vi resterà vivo e indimenticabile, almeno fino a quando il soffio della vita non avrà abbandonato il mio corpo! Ma tu vivi felice, amore mio, e pensa a me, tutte le volte che le occasioni te lo consentiranno, memore che fu interamente mia la colpa, se ora non ci ritroviamo a vivere sotto lo stesso tetto!

Il tuo amore