di Luigi Orabona

 

 

SOGNI INFRANTI

Credevo fermamente nell'uomo
e lo ritenevo il solo essere
a cui era tenuto a riservare
la mia stima più grande;
ma mai avrei immaginato
che potesse egli trasformarsi
in una bestia immonda e feroce,
fino a deludermi a non dirsi.

Credevo nella sua bontà,
avendola sempre considerata,
fra tutti i tesori del mondo,
quello più straordinario;
invece mi accorsi ben presto
che senza alcuna difficoltà
poteva subentrare al suo posto
la cattiveria più insospettabile.

Credevo nella sua giustizia,
reputandola qualcosa di superiore
che doveva in tutti ispirare
il prezioso senso del dovere;
ma giammai avrei pensato
che potesse essa perdere di vista
quelli che rappresentavano
dei valori immutabili ed eterni.

Credevo nella sua nobiltà,
avendola sempre ritenuta
una virtù sacra e sublime
degna della sua specie;
perciò giammai avrei giurato
che, col passar del tempo,
sarebbe stata essa surrogata
dalla viltà e dall'infamia!

Invece alla fine vidi i miei sogni
frangersi come vasi di terracotta
e trasformarsi in cocci taglienti
che, simili a schegge impazzite,
si diedero a lacerarmi lo spirito
e anche a fiaccarmi il morale;
per questo entrambi ne uscirono
fatti a brandelli e sanguinanti!