di Luigi Orabona

 

 

CONTRO LA FAME

Sembra quasi impossibile
che ci possa essere nel mondo
ancora parecchia gente
che continua a soffrire
e anche a morire di fame.

I nostri sperperi smisurati,
i quali sono senz'altro
da ritenersi i più scandalosi
che siano mai esistiti sulla terra,
vorrebbero addirittura convincerci
a non crederci per niente,
spingendoci perfino a dubitare
di tanti che contro la fame
con altruismo conducono
la loro quotidiana battaglia.

Eppure la fame esiste,
esiste non per sentito dire
oppure perché su un giornale
per caso lo si è letto;
ma perché veramente esiste
là dove molti altri tormenti
convivono con essa da tempo.

È senz'altro disumano
constatare quasi inorriditi
che nei nostri Paesi,
cosiddetti industrializzati,
vada il cibo quotidianamente
gettato via oppure sciupato
perché per noi il mangiare
è diventato un atto noioso;
mentre non ci si adopera
per soccorrere con generosità
quelli che nel Terzo Mondo
patiscono la carestia da anni
e vedono il loro corpo divenire,
giorno dopo giorno,
sempre più terribilmente
scheletrico e trasparente.

Perciò è giunto il tempo
che da parte di ognuno di noi
ci si appresti con amore
a considerare tutti gli altri
autentici nostri fratelli:
specialmente coloro che,
non avendo alcuna risorsa,
vivono miseramente
nella più assoluta indigenza.

Ma occorre innanzitutto
instaurare con tutti loro
un doveroso rapporto
improntato a solidarietà
e basato su una giustizia,
che garantisca a ognuno
quegl'inalienabili diritti,
dei quali fanno parte
la libertà e il nutrimento,
lo studio e il lavoro.