di Luigi Orabona

 

 

 

Crisi adolescenziale

Infine venne l'ora
che la beata fanciullezza
volle darmi il suo addio
gelido ed affrettato,
totalmente incurante
che mi lasciavo alle spalle
una scia infinita
d'incancellabili ricordi;
né la prepotenza del tempo
sarebbe stata capace
di strapparli alla mia memoria
per farmeli dimenticare.

Ad assalirmi oramai
si affrettavano senza ritegno
quelle crisi profonde,
che si sarebbero dimostrate
autentiche torture cinesi
per la mia coscienza,
che iniziava a saggiare
l'assillo del dubbio;
ma intanto si frammentava
in mille assurdi progetti,
che non riscuotevano
la sua ferma fiducia
e facevano impantanare
la mia voglia di agire
in un disperato scetticismo.

Se le restanti mie crisi
di natura esistenziale,
procedendo di pari passo
con le mie fasi evolutive,
da me sarebbero state
affrontate e superate
con discreta difficoltà,
risultò invece ben diversa
quella che brutalmente
venne ad investire
la mia fragile adolescenza:
in modo significativo,
in tali anni destabilizzanti,
si ritenne essa defraudata
dei suoi sogni più belli
e dei suoi ideali più cari.

Perciò passo a descrivervi
ciò che venne a rappresentare
una crisi di quel tipo
per la mia acerba età,
poiché mai avevo visto
una pianticella così tenera
venire assalita con violenza
dalla forza degli elementi:
scuotendola essi rabbiosi,
tentavano a ogni costo
di sradicarla e di sopprimerla.

In quegli attimi terribili,
completamente in preda
ad una folle disperazione,
sembrò la mia esistenza
vacillare e soccombere
sotto il peso enorme
di quella stravagante realtà,
la quale attribuiva alla vita
un significato e un valore
tutt'altro che concordi
con quelli che fino allora
avevo dovuto sperimentare.

In quei giorni di delirio,
assistetti trasecolato
allo scatenarsi di eventi,
i quali davanti ai miei occhi
si staccavano come impazziti
dal turbine che li generava;
dando loro un'esistenza,
esso non si premurava
di conferire a ciascuno
una sana logica in grado
di guidarlo senza errori
verso la ragionevolezza.

Ecco perché, a un tratto,
mi sentii smarrire e venir meno
in quel caotico coacervo
di assurde idee ed opinioni
che si andavano dibattendo,
senza che mai nessuna di loro
avesse su tutte le altre
una schiacciante supremazia;
perciò non mi permisero
di decidere in merito
senza né dubbi né incertezze
e di liberarmi per sempre
da quel bieco pessimismo,
che avrebbe imperterrito
seguitato a relegare
il mio spirito titubante
in un interminabile tormento!