di Luigi Orabona

 

 

LE FIABE

Stagliavano le fiabe,
nella mia fanciullezza,
in un cielo d'incanto
striato di fantasia,
dove iridati arcobaleni,
intrecciandosi magicamente,
formavano un reticolato
di stupendi ghirigori.

Ogni volta mi lasciavo rapire
dal loro mondo fatato,
senza affatto oppormi
al loro fascino arcano,
con cui candidamente
m'immedesimavo estasiato
per viverlo meglio possibile
in tutto il suo mistero.

Mi pareva quasi di aleggiare
fra tantissimi bei sogni,
intanto che lo visitavo
in preda a un gaio brio;
in me avvertivo, inoltre,
una pacata serenità
che riusciva a proiettarmi
nell'oasi dell'oblio.

Vi dimenticavo le ambasce,
che nel mio piccolo mondo
spesso mi procuravano
sia gl'incubi che i capricci;
lì mi ritrovavo ad essere
il lieto bambino di prima
e cominciavo così a rivivere
la mia spensieratezza.

Quando esse smettevano
di donarmi la loro magia,
allora nel mio animo
calava un'ombra di mestizia,
per cui mi rendevo conto
che il mio sogno era finito
e mi attendeva una realtà
di sapore ben diverso!