di Luigi Orabona

 

 

POPOLI LIBERI

In nessun caso un popolo
deve essere privato
della libertà di gestire
la propria tradizione,
sia essa linguistica,
culturale o religiosa;
quindi, non ci deve essere
alcuna indebita ingerenza
da parte di un altro stato,
allo scopo di limitarne
la sovranità da esercitare
sul proprio territorio
oppure di soffocarne
la libera espressione
di qualcuno degli aspetti
legati alle sue usanze.

Così al medesimo popolo,
insieme con la libertà,
deve essere garantita
dal diritto internazionale
pure l'autodeterminazione,
che esso perderebbe
a opera di popoli invasori,
se questi lo conquistassero
e gl'imponessero con barbarie
l'ignominiosa schiavitù.

Perciò, in quel luogo
dove i diritti di un popolo
vengono con la prepotenza
gravemente lesi e calpestati,
è dovere imprescindibile
della collettività mondiale
armarsi fino ai denti
e opporsi compatta e decisa
all'abominevole sopraffazione,
impegnandosi contro di essa
in una lotta senza quartiere.

Per ciascuno degli individui
di un popolo oppresso,
deve diventare all'istante
un vero obbligo morale
rivoltarsi e prendere parte
all'insurrezione armata,
magari anche votandosi,
nel caso che occorresse,
al supremo sacrificio,
al fine di abbattere
il dispotico oppressore
che della libertà lo ha privato,
riconquistando con onore
la propria dignità di uomo.

In mancanza di sollevazione,
l'insostenibile schiavitù
viene a privare tale popolo
della preziosa facoltà
tanto di autodeterminarsi
quanto di autogovernarsi,
finendo per annientare in esso
sia la libera iniziativa
che la libertà di espressione.

Per il medesimo, come è noto,
simili cose costituiscono
la pregiata linfa vitale,
poiché in tutti i tempi
vengono a preservarlo
da ogni forma d'inciviltà;
inoltre, ne salvaguardano
con cura meticolosa
l'integrità e l'identità.

A ogni modo, è pacifico
che un popolo deve assumere
l'identico atteggiamento,
anche quando la sopraffazione
e il conseguente sopruso,
anziché da uno stato straniero,
gli provengono dal proprio sovrano.