di Luigi Orabona

 

 

IL METODO DIDATTICO

Per essere ritenuto valido,
un metodo d'insegnamento
mai deve risultare
rigorosamente sperimentale,
ossia basato in modo esclusivo
sulla pura esperienza,
poiché la mente umana
si ravviva e diviene flessibile,
come pure si approfondisce,
solo se vive intimamente
il proprio apprendimento.

Questo vuol dire,
per intenderci meglio,
che è necessario stare
a diretto contatto
di tutte quelle cose
che sono da apprendersi;
ma soprattutto bisogna
venire a conoscenza
tanto di quelle leggi
da cui sono esse regolate,
quanto di quei principi
sui quali le stesse si basano.

Significa in primo luogo
tuffarsi nella loro essenza
con le proprie facoltà mentali,
per riemergerne così,
dopo che c'è stato
da parte delle medesime
un bagno fecondo
di fattiva esperienza.

La lezione, a ogni modo,
in nessun caso va fatta
inaridire nel dogma;
ma deve in ogni momento
poggiare attivamente
sulla constatazione dei fatti
e sull'esame dei fenomeni
per trarre in maniera agevole
dagli uni e dagli altri
vitalità e profitto.

Allo stesso modo,
il giudizio ogni volta
deve rigidamente seguire
l'esperimento concreto;
mentre la cognizione
deve nascere di continuo
dal realismo di fatti e di cose.

Per insegnare, infine,
non ha bisogno l'educatore
della conoscenza scientifica
del delicato suo allievo;
ma deve procedere
la sua opera educativa,
badando sempre ad attingere
dalla sua debole psiche.

Non è infatti il fanciullo
una fredda macchina
che esige di essere guidato
con rigore scientifico;
all'opposto, va fatto notare
che egli è una tiepida anima
che tende con il tempo
a diventare un fuoco ardente.

Se si tenta di manipolarlo
con la pura scientificità,
che può solo presentarsi
gelida e assurda,
si finisce con certezza
per privarlo totalmente
di comunicativa e fantasia,
d'ingenuità e semplicità,
fino a farlo diventare
uno spento fantoccio
giammai capace di dare
quei personali frutti preziosi
che possono derivargli
dalle sue doti migliori,
le quali hanno per nome
originalità e spontaneità.