di Luigi Orabona

 

 

URLAVANO I MIEI PENSIERI

Urlavano i miei pensieri,
inascoltati ed ignorati,
contro una corrotta società,
la quale seguiva la sua strada
disseminata di abusi e prepotenze.

A nessuno interessava
il loro sdegno e il loro schianto,
siccome essi non erano in grado
di tuonare mediante lampi
e con un seguito tempestoso.

Perciò l'ira della mia voce,
che invitava tutti al rispetto
dei sani principi di un tempo,
poteva unicamente risultare
uno strozzato lamento nella bufera.

Intanto inneggiavo alla giustizia,
mi riproponevo di riformare
le coscienze della gente,
che si erano ormai svuotate
di ogni sacro valore.

Ma impari si presentava la mia lotta
contro alcune persone pervicaci,
le quali dei nobili ideali
non sapevano più che farsene
e provavano piacere a calpestarli.

Urlavano i miei pensieri,
anche se interamente consapevoli
di stare a combattere una battaglia
contro chi mai li avrebbe ascoltati
e senza speranza di vincerla.

Ma era per me preminente
stare in pace con la mia coscienza,
per cui non me la sentivo
di fare a meno di richiamarlo
al proprio senso del dovere!