di Luigi Orabona

 

 

MI RIVEDO NEL TEMPO

Fanciullo, senza malizia,
trascorrevo le mie giornate
tra sogni ameni
blanditi dalle cure materne,
che mi rendevano la vita
un vivaio di delizie.

Adolescente, senza freno,
sfidavo le mie inquiete giornate
tra assurde pretese,
che sorgevano da conflitti interiori
e mi complicavano la vita
con un arido pessimismo.

Giovane, senza ipocrisia,
accettavo le mie serene giornate
tra lusinghiere speranze,
che originavano da grande ottimismo
e mi ravvivavano la vita
con la loro autentica sincerità.

Adulto, senza timore,
affrontavo le mie ardue giornate
tra ardori impetuosi,
che assolvevano i miei impegni
e davano alla mia esistenza
un valore inestimabile.

Anziano, senza più slancio,
vivevo le mie asettiche giornate
tra inattesi disincanti
marcati da cupa mestizia,
che facevano della mia vita
una perenne nostalgia.

Vecchio, senza forze,
accetterò le mie grigie giornate
tra sciatti pensieri
rivolti a un incerto futuro,
mentre mi svuotano la vita
di ogni stabile realtà.