di Luigi Orabona

 

 

ALLE STELLE

Dei piccoli occhi d'argento
nel buio cielo notturno
mi apparite in questo momento,
mentre appartato vi scruto
da questa deserta campagna,
dove il vostro buonsenso
è l'unico a farmi compagnia.

Non desidero solo ammirarvi
ma voglio anche parlarvi schietto
e confidarvi tutti i miei segreti,
che possono rivelarvi unicamente
scarse gioie e tanti dolori.

La notte è grande maestra
nel saper mettere a nudo
le numerose vicissitudini umane,
che quasi sempre si mostrano
raccapriccianti e tormentose;
per questo motivo voi tutte,
costrette ad esserne testimoni,
vi siete fatta dell'umana sofferenza
una grandissima triste cultura
che a volte non riuscite a capire
perché all'uomo essa è dovuta.

Perciò vi chiedo, amabili stelle,
di comprendere ed alleviare
il mio immenso dolore;
ma qualora non poteste curarlo,
per ragioni che non mi è dato di sapere,
vorrei almeno che lo teneste intento
al fascino del vostro mistero,
al fine di evitare che un giorno
possa esso esplodermi nel cuore!